[03/03/2006] Rifiuti

Riduzione rifiuti, in Toscana mancano i fatti

LIVORNO. Si parla tanto di riduzione dei rifiuti, ma in Toscana la cultura della spesa alla spina è tutt’altro che diffusa. In molte parti d’Italia si acquistano ormai da anni detersivi, acqua, ma anche latte, caffé, legumi direttamente da dispenser che evita l’utilizzo degli imballaggi usa e getta.

Gli unici esempi toscani di riduzione degli imballaggi in tal senso vengono dall’area fiorentina, dove l’iniziativa Acquartiere ha permesso la messa in vendita di acqua piatta e/o gassata (rispondente ai requisiti di legge delle cosiddette acque trattate) in 5 punti vendita del Quartiere 4. L’acqua è contenuta in bottiglie che si acquistano nuove integre e sigillate e sono poi riutilizzabili più volte. In seguito, l’unico costo da sostenere, è rappresentato dal prezzo dell’acqua pari solo a 0,09 euro al litro.

Per il resto l’unico altro caso è costituito dal progetto Ecolo di Unicoop Firenze, che all’iper di Sesto (nella foto, una giovane acquista cliente) e al nuovo supermercato di Ponte a Greve, Firenze ha installato un impianto per l’erogazione di detersivi alla spina. Inoltre in un supermercato Coop in provincia di Prato, a Vaiano, è in funzione un impianto progettato da un’azienda milanese, la Water vending machine: «Abbiamo progettato e prodotto in Italia queste macchine – spiega l’amministratore Valter Lacovich – che sono cominciate ad apparire in America negli anni ’90, dove oggi copstituisc ono il 50% dell’acqua venduta nella grande distribuzione».

Le macchine installate dalla Wvm a Vaiano e nei negozi fiorentini del Quartiere 4 possono erogare fino a 3600 litri al giorno di acqua microfiltrata. «Ci siamo resi conto – spiega ancora Lacovich – che i nostri distributori sono molto adatti ai piccoli supermercati o ai negozi di prossimità perché lo spazio è ridotto rispetto ai cartoni delle bottiglie. Quello però che dobbiamo chiederci è come mai in Toscana, ma anche in molte altre regioni italiane, la sensibilità ambientale è solo a parole, perché nei fatti le istituzioni pubbliche, dai comuni al governo centrale, non fanno assolutamente niente in tal senso». A Firenze con Acquartiere qualcosa è stato fatto (il progetto completamente finanziato dalla Regione Toscana), ma siamo anni luce indietro rispetto per esempio all’Emilia Romagna, dove l’acqua alla spina è stata affiancata da tempo da molti altri prodotti venduti sfusi.

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