[24/07/2007] Comunicati

A scuola di sostenibilità

ROMA. L’educazione, per uno sviluppo sostenibile. Con un articolo della presidente della Partnership for Education for Sustainable Development, Debra Rowe, nei giorni scorsi la rivista dell’Associazione per l’Avanzamento delle Scienza degli Stati Uniti, Science, ha posto in primo piano la necessità di iniziare a costruire nelle scuole e nelle università quella cultura ambientale senza la quale nessun futuro potrà mai essere “sostenibile”.

Un processo che è già in atto. La sostenibilità ambientale, sostiene Debra Rowe, è una lente attraverso cui (anche, ndr) negli Stati Uniti un numero crescente di singoli college e di università, oltre che di organizzazioni e movimenti non governativi, stanno interpretando le dinamiche del pianeta. In oltre 400 campus studenti, docenti e amministratori stanno portando avanti concrete iniziative per la riduzione delle emissioni di anidride carbonica.

Non si tratta certo di un tema di esclusivo interesse accademico, quello sollevato dalla più importante rivista scientifica americana. E neppure marginale. È un tema assolutamente centrale. Perché lo sviluppo sostenibile è il frutto di una serie di sistemi complessi interagenti, sia a livello nazionale che internazionale. E la cultura ambientale diffusa è il collante principale che li tiene uniti. I comportamenti individuali, per esempio, dipendono direttamente dalle nostre conoscenze e dalle interpretazioni personali di queste conoscenze. Ovvero, dalla nostra cultura.

Anche i comportamenti collettivi dipendono, in larga misura, dalla cultura diffusa. Le decisioni politiche, per esempio, dipendono in maniera piuttosto stretta dall’opinione pubblica, che è la somma – sia pure non algebrica – delle opinioni individuali.

Ebbene, è persino banale dirlo, la scuola contribuisce in parte rilevante a formare le nostre opinioni. Cosicché, se le scuole medie e le università americane sono informate sempre più di cultura della sostenibilità, come sostiene Debra Rowe, questo significa che presto qualcosa potrebbe cambiare anche in termini di decisioni politiche. D’alta parte, come è noto, esiste già una divergenza nelle scelte ambientali sempre più evidente tra l’Amministrazione di George W. Bush e molti, ormai la maggioranza, degli stati della Confederazione.

No, davvero non è possibile sopravvalutare il ruolo della scuola nella costruzione di una cultura ambientale diffusa. Tuttavia sarebbe sbagliato pensare che basta una cultura diffusa per trasformare lo sviluppo economico in sviluppo sostenibile. Occorre anche la volontà e l’azione di molte «minoranze organizzate» (dalle lobbies industriali ai sindacati, dai movimenti di opinione ai movimenti religiosi). E, soprattutto, delle istituzioni statali. Senza un accordo tra stati, per esempio, sarebbe difficile accelerare il processo iniziato a Kyoto e realizzare una efficace e radicale politica di abbattimento delle emissioni globali di gas serra.

Ma la scuola, a ben vedere, ha un ruolo non banale da giocare anche a questo livello. Non si è detto, forse, che l’opinione pubblica (largamente influenzata dall’apprendimento scolastico) è l’altra grande superpotenza mondiale?

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