[30/07/2007] Parchi

Migrazione e siccità fanno sparire le ultime foreste del Burkina Faso

LIVORNO. Nella provincia dell’est di Kompienga, la più verde dell’arido e povero Burkina Faso (l’ex Alto Volta), le foreste naturali si sono ritirate per 1.600 chilometri quadrati negli ultimi 15 anni, nello stesso tempo le savane boscate hanno subito un regresso del 76%.

«Abbiamo constatato – ha detto ad Inter Press Ardjouma Ouattara, coordinatore dell’equipe di ricerca burkinabe - che il degrado dei suoli è importane nella regione dalla Kompienga a causa dell’azione dell’uomo, soprattutto la migrazione e l’agricoltura».

Secondo i ricercatori del Département des sciences de la population del Centro nazionale della ricerca scientifica e tecnologica del Burkina Faso, l’estensione occupata dalla savana arbustiva sarebbe aumentata intorno al 31% tra il 1984 e il 2007, traducendosi in maniera evidente in un degrado della savana boscata e alberata.
Questa regione alla frontiera con il Benin, dispone di molte più risorse naturali in rapporto al resto del Paese e per questo è diventata un polo di attrazione per i flussi migratori provenienti dall’altopiano centrale, secco e duro, e dal resto dello Stato. Ma a forza di accogliere migranti, le foreste si diradano: «Le popolazioni si sono installate all’interno dei sistemi forestali – spiega Hallahidi Diallo, un funzionario governativo – sono in corso azioni per farle uscire dalla foresta e reinstallarle altrove».
Eppure la provincia di Kompienga era, almeno fino ai primi anni 90, una zona molto verde, con una fitte vegetazione a costeggiare i fiumi della zona, e che ora è praticamente scomparsa ed anche la diga idroelettrica (nella foto) sul fiume Kompienga, sta subendo gli effetti della desertificazione: non riceve praticamente più acqua a causa della mancanza di piogge, ma anche per le attività umane che prelevano lungo il corso superiore.

Nel 1991 il fiume scorreva a meno di 200 metri dagli accampamenti di pesca della regione, oggi per raggiungerlo bisogna camminare per più di un chilometro per la progressiva perdita d’acqua.
Ma la desertificazione non colpisce solo Kompienga, anche le province di Poni e Noumbiel, nel sud-ovest del Burkina Faso, hanno perso il 60% delle loro savane arboree, trasformatesi in più povere savane arbustive.

Le terre fertili della provincia di Noumbiel, prima spopolate ed evitate a causa della presenza della mosca tze-tze, che trasmette la malattia del sonno, o tripanosomiasi, sono oggi prese d’assalto da allevatori ed agricoltori affamati.
«A causa della vicinanza con la frontiera con la Costa d’Avorio – dice Diallo - molti burkinabe, in viaggio per quel Paese, si installano all’inizio in maniera provvisoria, ma non ripartono mai più».

La decennale guerra civile in Costa d’Avorio (1995-2005), alimentata anche dall’odio etnico per i burkinabe emigrati in massa nel paese vicino, ha visto l’espulsione di molte persone originarie del Burkina Faso che si sono reinstallata nelle zone di frontiera del loro paese d’origine e che, per sopravvivere, hanno letteralmente massacrato le foreste.

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