[16/08/2007] Comunicati

La Cina, indicibile Babbo Natale del mondo

LIVORNO. Dopo il suicidio di Zhang Shuhong, capo della Lee Der Industrial Company Limited, la Mattel ha ritirato dai mercati occidentali diciotto milioni e 200mila giocattoli, le Barbie, i Batman e i giocattoli Fisher Price per i più piccoli. Si è evitato così un Natale tossico e la multinazionale americana ha fatto la figura della “buona”, mentre i cattivi cinesi, che costruiscono giocattoli a basso costo su licenza della Mattel, sono diventati la strega-matrigna di Biancaneve che avvelena i nostri bimbi con vernici tossiche e calamite pericolose. Ma a quanto pare la cosa andava avanti da tempo tra il benevolo disinteresse delle autorità cinesi e l’ignavia della company Usa.

Infatti, la Cina non è una strega cattiva, semmai è il nuovo Babbo Natale mondiale che ha realizzato un’economica catena di montaggio sostenuta da folletti cottimisti a basso salario, magari gli stessi che hanno costruito gli 1,5 milioni di binari ferroviari di legno dipinti con una vernice al piombo, che sono stati respinti alle frontiere Usa solo qualche settimana fa. La Cina produce il 75% di tutti i giocattoli del mondo, ma secondo fonti cinesi il 60% delle fabbriche usa vernici che contengono una quantità di piombo superiore ai limiti di sicurezza internazionali. Già nel 20004, uno studio aveva reso noto che il 10,5% dei bambini aveva almeno 100 microgrammi di piombo per litro di sangue, oltre il limite che l’Organizzazione mondiale della sanità considera nocivo.

E allora perché tutto questo clamore per una notizia conosciuta da tempo? E’ evidente che è in atto una vera e propria guerra commerciale che tocca anche giganti come la Mattel che rischiano di rimetterci faccia e clienti, ma è anche più evidente che i consumatori occidentali non sono più in grado di fare a meno dei prodotti a basso costo cinesi.

E’ come se la nostra economia consumista fosse diventato un immenso emporio drogato dalle multinazionali, che ci assicurano standard occidentali ma che ormai producono tutto made in China, trascinandosi dietro uno strascico di merce contraffatta e prodotti pericolosi ad ancora più basso prezzo. Per quanto riguarda il mercato interno cinese nessuno pensa di togliere dalle bancarelle i prodotti tossici, anzi, vedrete che il sistema di “riciclare” quei milioni di pezzi destinati ai delicati bimbi occidentali si troverà.

Magari con qualche bella campagna di beneficenza natalizia destinata ai meno schizzinosi bimbi africani, come già accaduto col grano radioattivo dell’Ucraina, i medicinali scaduti e il latte in polvere inutilizzabile. L’affare dei giocattoli mostra un nervo scoperto dell’occidente, un atteggiamento in bilico tra l’occasione ed il terrore dell’invasione, tra l’ammirazione per una dittatura “comunista” che spinge avanti il capitalismo più spregiudicato e ferocemente ingordo del mondo, e la richiesta del turboliberista Tremonti di mettere un argine protezionista ad una globalizzazione capitalista che ha assunto le sembianze di un inaspettato e scortese gigante con gli occhi a mandorla che si è autoinvitato con le bacchette ad un pranzo di gala dove si servivano gli elaborati piatti economici del capitalismo classico, da gustare con una moltitudine di elaborate posate. Il problema è però che il banchetto è fornito dalla Cina con un gigantesco catering planetario, ma ad organizzarlo sono ancora le multinazionali globali e che la Cina si sta ben infiltrando anche in quelle, con fondi di investimento e partecipazioni.

Preoccupa la Cina, il suo spregiudicato ingresso nei mercati delle ricche risorse africane e in quello che una volta si chiamava Terzo mondo, preoccupano e scandalizzano i suoi ponti che crollano per l’ingordigia dei nuovi milioni di ricchi, i suoi grattacieli che bruciano mentre l’Asia se la ride delle altezze che prima si credevano raggiungibili solo in America, preoccupano e scandalizzano meno le migliaia di minatori morti in miniere primitive di carbone per estrarre la linfa sporca che fa andare avanti il dragone, i contadini cacciati dalla terra dai funzionari comunisti e picchiati dall’esercito e dalla milizia del popolo, i prigionieri politici e la strage infinita dei condannati a morte, l’ambiente devastato da un sogno di grandezza e di crescita che invece di creare l’uomo nuovo ha costruito questo strano miscuglio di modernità, arretratezza e primitiva accumulazione capitalista, un comunismo con migliaia di schiavi bambini, un nazionalismo orgoglioso e pervasivo al servizio di benedicenti multinazionali.

Almeno finché non si impicca un fabbricante di giocattoli tossici per conto terzi. Preoccupa la qualità delle merci a buon prezzo, non il prezzo in salute e diritti umani che pagano le moltitudini di operai e contadini cinesi. E’ la globalizzazione delle merci e la nazionalizzazione delle violazioni dei diritti, in barba alle antiche speranze egualitarie maoiste ed a quelle più recenti del movimento no-global, o meglio new global, che chiedeva il contrario.

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