[22/08/2007] Aria

I cambiamenti climatici e la strategia di Bush sulle ´misure dal basso´

LIVORNO. Che gli Stati Uniti stessero preparando una conferenza internazionale sui cambiamenti climatici per settembre (27-28) era già notorio. Come lo è il fatto che George Bush voglia definire proprio in questa sede un approccio alternativo ai problemi ambientali rispetto al protocollo di Kyoto. Oggi però arriva qualche ulteriore notizia sulla strategia che la superpotenza intende mettere in campo. A svelarla in parte è il sottosegretario americano per i negoziati sulle misure contro il riscaldamento globale Paula Dobriansky in un’intervista (fonte Ansa) rilasciata all´agenzia giapponese Kyodo.

Dobrianski ha detto che gli Usa intendono riferirsi alle precedenti intese raggiunte nell´ambito dell´Onu nel 1994, in vista degli obiettivi definiti dal G8 per dimezzare i gas serra entro il 2050. Il sottosegretario ha spiegato che la strategia americana in proposito tende a favorire "misure dal basso" piuttosto che dall´alto come invece ci si era sforzati di stipulare a Kyoto e come preferirebbero i paesi europei. Piuttosto che stabilire obiettivi globali e definire una ripartizione dei compiti in loro funzione, ha detto il sottosegretario, a Washington si tenterà di partire da "approcci nazionali", allo scopo di definire "settorialmente gli impegni a medio termine" di ciascuno e di trovare modi concreti di misurarli.

Alla conferenza, come noto, dovrebbero partecipare anche Cina e India. Gli inviti per il meeting, che sarà presieduto da Condoleezza Rice, sono stati inviati ai membri del club del G8 (America, Russia, Germania, Gran Bretagna, Francia, Giappone, Italia e Canada) a Brasile, Messico, Indonesia, Australia e il Sud Africa, oltre l’Onu e l’Unione Europea. Sul riscaldamento globale il Giappone, che è tra i paesi all´avanguardia nella lotta all´inquinamento, ha mostrato solidarietà con le posizioni europee, ma nel contempo ha cercato di promuovere un compromesso in grado ottenere un allargamento della base di consenso a partire dagli Usa.

Pensare globalmente, agire localmente sembra essere (semplificando al massimo) l’atteggiamento degli Usa. Osserviamo però che questo significa sostanzialmente lasciare tutto come è ora. Siamo infatti in completa assenza di una governace mondiale sui cambiamenti climatici e non è un caso che in Europa da più parti si richiami l´attenzione proprio su questa ´mancanza´. Regole, piani e vincoli che le stesse multinazionali americane hanno chiesto a Bush (scavalcandolo di fatto sulle questioni economiche-ecologiche) e alle quali il presidente evidentemente vuol rispondere ‘personalmente’. Nel senso di soluzioni interne e credendo così di poter governare un fenomeno che però è planetario. Crediamo che neppure una superpotenza come gli Usa possa da sola risolvere una questione come questa, soprattutto se le soluzioni proposte sono quelle di sviluppare al massimo i biocarburanti o poco più. Non resta che sperare soltanto che questa amministrazione (che sta perdendo giornalmente pezzi) non faccia danni e che quella successiva sia più lungimirante.

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