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Trump in picchiata. L’incantesimo è finito. I primi 100 giorni peggiori di sempre di un presidente Usa. Dal boicottaggio e uscita dall’Accordo sul clima alla guerra dei dazi, dal mondo in fila per “baciarmi il culo” ai crolli finanziari e di credibilità

 |  Editoriale

Pil in calo che certifica il fallimento delle follie commerciali con i primi tre mesi dell’anno al clamoroso meno 0,3%, dal +0,4% atteso dai più pessimisti. In calo la sua popolarità negli Usa e nel resto del mondo. L’America profonda che sprofonda e anche i lupi di Wall Street non stanno troppo bene nell’incubo della lunga depressione economica. Aumentano i prezzi e si riducono assunzioni e stipendi, le borse crollano e sprofondano anche i titoli di Stato un tempo asset e “beni rifugio” globali, e anche i famosi "200 accordi" sul commercio con i Paesi del mondo si trasformano in trilioni di dollari spazzati via dai mercati azionari. E se il Fondo monetario internazionale taglia le previsioni di crescita, la Federal Reserve vede il rischio recessione molto concreto. Persino le Magnifiche Sette, le big della tecnologia Usa, rilevano gli economisti “hanno perso oltre 4mila miliardi di dollari complessivi di valore di mercato, prima che un rimbalzo a fine aprile offrisse un po' di tregua".

Trump festeggia così i primi cento giorni dal suo secondo insediamento alla casa Bianca. Dopo aver mostrato al mondo migranti in catena per i rimpatri forzati da “buttafuori” di “14 milioni di migranti illegali”, dopo tagli finanziari e attacchi alle università, minacce a giornalisti e media, annunci di occupazioni di terre di Stati sovrani con le buone o a mano armata - dal Golfo del Messico che doveva diventare Golfo d’America al Canale di Panama alla Groenlandia e poi sempre più in alto fino alla conquista di Marte il Pianeta Rosso dove “pianteremo la bandiera a stelle e strisce”,  dopo aver avviato la pazzesca deregulation ambientale da The Commander in Chief delle truppe di negazionisti climatici più che nel suo primo devastante mandato 2017-21, il ciclone Donald “salvato da Dio per rendere di nuovo grandi gli Usa” si è abbattuto proprio sugli Usa. Ha centrato ogni record negativo provocando in 100 giorni la tempesta economica perfetta.

Dopo aver lanciato nell’ultimo show persino l’autocandidatura a Papa saltando il conclave, dopo aver promesso “l’età dell’oro in America” e “in 24 ore faccio finire le guerre” dal Medio Oriente all’Ucraina, il sospettato di insider trading - a 4 ore dalla sua marcia indietro di una tregua di 90 giorni sui dazi avvertì sui social della puntata magica: “Adesso è un momento grandioso per comprare” e anche lui vinse al volo 250 milioni di dollari per il rialzo dei titoli “Trump Media & Technology Group”, il Presidente che immaginava i leader dei Paesi del mondo come “gente che si era un po’ spaventata” e già li vedeva tutti “in fila per baciarmi il culo…” deve guardare invece il ko dell’economia Usa mandata a rotoli, la débâcle dei mercati, la disoccupazione tra gli ex impiegati federali licenziati, e i crolli nei sondaggi su tutto e il gradimento in picchiata dopo l'insediamento del 20 gennaio 2025. E il colpo a sorpresa del leader dei liberal canadesi, Mark Carney, che ha vinto le elezioni a Ottawa spinto dallo scontro frontale contro Trump e che oggi lancia una “coalizione multilaterale” per guidare l'Occidente al posto degli Usa. Un altro clamoroso inatteso effetto Trump. Era il 6 gennaio scorso quando Justin Trudeau si dimise da premier con i progressisti canadesi rassegnati alla sconfitta e sotto a due cifre sui conservatori di Pierre Poilievre destinati alla facile vittoria sulle ali del vento trumpista e lo slogan facile "Canada First". Carney però ha contrattaccato a viso aperto Trump, puntando le fiches sulla sovranità nazionale e l’integrità territoriale contro “Trump che vuole mandare in pezzi il Canada”. E oggi, da vincente, invita tutti, dall'Australia all'Unione Europea a unirsi perché, spiega: “Davanti alla scelta degli Stati Uniti di non guidare più le alleanze multilaterali, il Canada è disposto a farlo” In nome della difesa comune e del libero commercio. Un inedito fronte anti-Usa e un riassetto geopolitico che nessuno avrebbe mai immaginato pochi mesi fa. Tanto più che Carney non è un politico, ha guidato due banche centrali del G7 - in Canada e in Inghilterra - ha presieduto il Financial Stability Board del G20, è stato l’inviato dell'Onu sul clima, e la sua credibilità ha stravinto nella sfida aperta contro Trump che fin quasi a urne aperte canadesi insisteva nel folle ordine a Ottawa di “diventare il nostro 5lesimo Stato”. Donald the Destroyer farà danni anche il 3 maggio nel voto in Australia.

La carica distruttiva dei primi 100 giorni è diventata caduta libera nei sondaggi. Per il Washington Post-ABC solo il 39% degli americani è contento di come vanno le cose. I suoi ordini esecutivi che hanno chiuso dopo 64 anni persino l’USAID, l’agenzia indipendente per la cooperazione fondata da John F. Kennedy per gestire gli aiuti umanitari e l'assistenza allo sviluppo in oltre 100 paesi, una delle decisioni rabbiose con impatti clamorosi.

Ma il lato oscurato delle politiche trumpiane è quello che colpisce e colpirà senza tregua anche le economie globali per i danni catastrofali che stanno superando ogni limite conosciuto: sono gli effetti del riscaldamento globale senza freni, l’escalation di eventi che devastano come e più delle guerre, e della vulnerabilità anche americana si disinteressa platealmente. Del resto ha sempre considerato “balle spaziali” il rischio del superamento della temibile soglia di 1,5°C in più di temperatura sui livelli 1850-1900 - superati nel 2024 - che tutti gli esperti indicavano come il limite da non superare ma a fine secolo, e il mondo viaggia oggi verso un range dai 2,5°C ai 2,9°C in più al 2100. Ha sempre rabbiosamente annunciato che “con me finisce il Green New Deal…e noi trivelleremo, baby, trivelleremo”, e gli Usa sfondano ogni record di trivellazioni di sacche di petrolio e gas, più dell’Arabia o della Russia. Il "Drill, drill, drill!" e il “Frack, frack, frack!”, “perforare e fratturare”, è oro puro solo le Company trivellatrici che hanno anche pompato i fondi elettorali del “Make America Great Again”. E lui le faceva sognare: “Esporteremo energia americana in tutto il mondo…saremo di nuovo una nazione ricca, con l'oro liquido sotto i nostri piedi…metteremo fine al Green New Deal e revocheremo l'obbligo delle auto elettriche e salveremo la nostra industria automobilistica mantenendo il mio sacro impegno con i grandi lavoratori del settore automobilistico, potremo comprare l'auto che vogliamo".

Annullando le scelte della presidenza Biden, però, ha aperto il mercato elettrico ai cinesi super-produttori di auto elettriche. Trump a tutto Oil & Gas, facendo carta straccia dell’Inflation Reduction Act di Biden che pure aveva consentito all’amministrazione Usa investimenti complessivi pubblici e privati da circa 450 miliardi di dollari nel settore energetico, ha fatto autogol regalando business soprattutto ai cinesi. Ma per Trump tutto ciò che sa di green - industria e investimenti e occupazione e ricchezza - merita solo un “Who care friend”, un chissenefrega amico! E già nel primo mandato aveva chiarito sullo scioglimento dei ghiacciai e il rialzo del livello del mare che se il futuro fosse questo vuol dire che “avremo più villette con vista sull’oceano”.

Complessivamente, grazie a Trump e non solo a lui, aumenteranno almeno di 4 miliardi di tonnellate le emissioni di CO2 entro il 2030: un disastro con quantità annuali in più di carbonio pari a quelle di Giappone e Unione Europea messe insieme. Con il forfait di uno dei maggiori inquinatori del globo, la febbre climatica salirà. Gli Usa hanno paralizzato la rete diplomatica climatica dei 192 Paesi Onu incaricata di sciogliere nodi aggrovigliatissimi, sbloccare la “finanza climatica”, organizzare Piani nazionali di adattamento e di azione climatica da oggi al 2035, indicare come reagire all’esodo dei profughi del clima dai paesi in via di sviluppo, gestire la “transition away” dai combustibili fossili triplicando la potenza energetica da fonti rinnovabili e l’efficienza energetica entro metà secolo con la crescita costante dei “global player” nelle tecnologie green.

Ma il Presidente risponde solo ai suoi istinti, fino a ieri circondato dai giganti globali Big Tech del consenso social, i padroni di piattaforme digitali del calibro di Elon Musk oggi fuori dal suo governo con le vendite della Tesla a picco, Tim Cook di Apple, Jef Bezos di Amazon, Marc Zuckerberg di Meta, Sundar Pichal di Google, dalle quali passano informazioni, difesa, innovazione. E “bugie e menzogne” sono talmente tante da aver spinto la CNN a individuarne 100, come i suoi giorni di presidenza. Daniel Dale nel clamoroso “Fact check: Debunking 100 Trump false claims from his first 100 days” smonta una dopo l’altra assurdità e falsi e accuse. Per Trump sta andando in onda un altro film che racconta la credibilità globale degli Stati Uniti finita sotto i tacchi.

Erasmo D'Angelis

Erasmo D’Angelis, giornalista - Rai Radio3, inviato de il Manifesto e direttore de l’Unità -, divulgatore ambientale e autore di libri, guide e reportage, tra i maggiori esperti di acque, infrastrutture idriche, protezione civile. Già Segretario Generale Autorità di bacino Italia Centrale, coordinatore per i governi Renzi e Gentiloni della Struttura di Missione “italiasicura” contro il dissesto idrogeologico, Sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti del governo Letta, Presidente di Publiacqua e per due legislature consigliere regionale in Toscana. È Presidente della Fondazione Earth Water Agenda, tra i promotori di Earth Technology Expo e della candidatura dell’Italia al World Water Forum.