
Quante scorie per un Deposito. Il Governo non riesce a trovare neanche un sito per i rifiuti radioattivi, dunque ne propone venti. Wwf: «Viene da chiedersi come pensa di realizzare il suo piano di ritorno al nucleare»

Mentre propaganda l’intenzione di rilanciare il programma italiano per produrre energia dall’atomo, il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto ha candidamente affermato di voler accantonare una progettualità che l’Italia sta portando avanti da tre lustri: quella del Deposito unico nazionale per i rifiuti radioattivi, l’unica infrastruttura davvero sensata sul fronte nucleare per il nostro Paese.
«Stiamo studiando nuovi depositi di rifiuti radioattivi a bassa intensità. Abbiamo ormai scartato l’idea di un centro unico, perché è illogico a livello di efficienza, ma si può pensare di andare avanti con i 22 esistenti – spiega Pichetto – Inizio a scartare l’ipotesi dei miei predecessori, perché mi sembra illogico a livello di efficienza e funzionalità avere un solo centro a livello nazionale: significherebbe far viaggiare ogni giorno i rifiuti da Torino a Palermo. Anche la Carta nazionale dei 51 siti idonei è ormai superata. Ecco perché la valutazione che sto facendo a livello ministeriale è creare più depositi, oppure andare avanti su quelli già esistenti».
Una posizione che preoccupa molto il mondo ambientalista, dato che venti depositi non sono meglio di uno, ma moltiplicano anzi i problemi.
«La questione è molto delicata, gli italiani hanno già sborsato miliardi di euro per affrontarla – spiegano dal Wwf Italia – L’abbandono di una strategia per un’altra deve avvenire in modo partecipato e trasparente. Le dichiarazioni del Ministro paiono di fatto sconfessare il lavoro fatto da Sogin nel corso degli ultimi anni, lavoro che aveva portato, anche attraverso un percorso abbastanza partecipato, alla redazione della Cnapi (Carta nazionale aree potenzialmente idonee) poi quindi alla Cnai (Carta nazionale aree idonee). La metodologia, che pure come Wwf abbiamo contestato tecnicamente nel merito con robuste osservazioni, era comunque il frutto di un percorso e di un confronto. Ora non si capisce la ratio del cambiamento di strategia, se non quella di cercare di far digerire non a uno, ma a 20 territori le scorie».
Il Wwf ha sempre ritenuto indispensabile individuare un sito nazionale dal momento che la situazione attuale è da considerarsi la peggiore dal punto di vista ambientale e per la salute delle persone, perché è tecnicamente provato come la maggior parte dei siti in cui insistono attualmente le scorie siano assolutamente non idonei a conservarle in sicurezza.
«L’idea di moltiplicare oggi sul territorio gli impianti di gestione/confinamento delle scorie, peraltro negli stessi siti in cui oggi si trovano, è tecnicamente errata – argomentano dal Panda nazionale – dal momento che proprio detti siti erano generalmente stati considerati non idonei: alcuni sono addirittura in aree di esondazione. Siamo all’antitesi di quanto si è sostenuto per lustri (anche a livello governativo) e di quanto chiederebbe anche la letteratura di settore. Peraltro, la moltiplicazione dei siti moltiplica anche i problemi di gestione della sicurezza da eventuali attacchi visto che andranno tutti presidiati militarmente. Viene da chiedersi come pensa il governo di realizzare il suo piano di ritorno al nucleare con la realizzazione di un non meglio precisato numero di Smr quando non riesce neppure a realizzare il lungamente atteso sito nazionale per la gestione delle scorie».
