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Bayesian, sommozzatore muore durante il recupero del relitto: non tragica fatalità, ma norme vecchie di mezzo secolo. L’Italia applichi la direttiva Ue sulle attività subacquee e adegui l’impianto legislativo

 |  Editoriale

Robcornelis Maria Huijben Uiben, sommozzatore olandese specializzato di 39 anni, è deceduto mentre stava lavorando al recupero dello yatch Bayesian –, nel corso di un’immersione. Sulle dinamiche della tragedia verificatasi nel pomeriggio del 9 maggio, naturalmente, sono in corso le indagini disposte dall’Autorità Giudiziaria di Termini Imerese (PA).

I titoli dei giornali nazionali e locali hanno subito parlato di tragica fatalità, sconfinando fino al superstizioso: relitto maledetto e altre considerazioni del genere. Siamo rimasti tutti colpiti da questa ennesima tragedia sul lavoro, che questa volta si è verificata sul mare. La società Tmc Marine, che sta eseguendo il recupero, ha dichiarato: "Siamo addolorati nel confermare la tragica morte di un subacqueo specializzato. Le circostanze dell'incidente sono attualmente oggetto di indagine da parte delle autorità e tutte le parti interessate stanno offrendo la loro piena collaborazione. Stiamo offrendo ogni supporto alla squadra di recupero sul posto in questo momento straziante e i nostri pensieri sono rivolti alla famiglia della vittima"; aggiungiamo noi, che ci mancherebbe altro non fosse così.

Tuttavia, occorre, a nostro parere, partire da un’analisi più ampia per tentare di comprendere come e chi ha il potere-dovere di vigilare sulle operazioni subacquee e qual è la normativa vigente in questo delicato quanto complesso settore in Italia. 

La prima considerazione da fare è che nelle ultime quattro legislature sono stati fatti numerosi tentativi di regolamentare il comparto della subacquea che, come noto, genera importanti ricadute in campo industriale, sportivo e turistico, purtroppo senza esiti positivi. L’ultima proposta di legge, la  n. 1161 –primo firmatario l’Onorevole Cangiano – diventa necessaria sia per adeguare l’impianto normativo italiano a quello europeo, alla luce del fatto che il nostro Paese è l’unico dell’Ue a non avere una disciplina legislativa nel settore per dettare requisiti, obblighi e diritti di operatori, lavoratori ed imprese del settore subacqueo.

È di immediata percezione, infatti, capire che lo scopo primario del disegno di legge in parola è rendere tutte le attività subacquee ed iperbariche maggiormente sicure e rispondenti a standard qualitativi di rango comunitario.

Appare veramente obsoleto che l’attuale normativa nazionale, che si limita ad una prescrizione generale sull'impiego di operatori subacquei la possiamo trovare nell'art. 53 del D.p.r. 886/1979, che detta le condizioni per lo svolgimento delle prestazioni lavorative in immersione, e da norme di decreti ministeriali che regolamentano solo alcuni specifici profili professionali (quali quelli di pescatore subacqueo professionale, di palombaro in servizio locale addetto ai servizi portuali e di sommozzatore in servizio locale addetto ai servizi portuali).

Francamente non possiamo ritenere aderente all’attuale complessità delle attività subacquee una norma di circa mezzo secolo fa, mentre la più recente direttiva comunitarie di settore – la 2005/36/CE del 7 settembre 2005, recepita nell'ordinamento italiano con il D.lgs. 9 novembre 2007, n. 206 – ad oggi non è stata mai applicata.

Questa direttiva, tra l’altro, stabilisce le regole con cui uno Stato membro ospitante – che sul proprio territorio subordina l'accesso ad una professione regolamentata o il suo esercizio al possesso di determinate qualifiche professionali – riconosce, per l'accesso alla professione e al suo esercizio, le qualifiche professionali acquisite nello Stato membro d'origine e che permettono al titolare di tali qualifiche di esercitarvi la stessa professione.

La fatalità, la tragicità degli eventi, anche se farcite da superstizioni, non devono rappresentare l’orizzonte da traguardare; riteniamo, invece, che l’attenta prevenzione della sicurezza dei lavoratori, unitamente alla rigorosa applicazione delle norme che tutelano l’incolumità dei lavoratori debba essere un preciso e non procrastinabile compito del legislatore. Si ponga, quindi, subito mano all’approvazione della già richiamata proposta di legge n. 1161, depositata il 18 maggio 2023.

Aurelio Caligiore, Ammiraglio Ispettore del Corpo della Guardia Costiera

Da oltre trent’anni Ufficiale della Marina Militare del Corpo della Guardia Costiera, l’Ammiraglio Ispettore Aurelio Caligiore è da sempre impegnato in attività legate alla tutela dell’ambiente. Nell’ultimo decennio è stato Capo del Reparto ambientale marino delle Capitanerie di Porto (RAM) presso il ministero dell’Ambiente. Attualmente è Commissario presso la Commissione Pnrr-Pniec del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (Mase).