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Dieci anni fa l’Sos di Papa Francesco con l’Enciclica Laudato Si’, per salvare il Pianeta dal global warming. Oggi, dieci anni dopo, boicottaggi dell’Accordo di Parigi e negazionismo, nell’orrore di guerre e catastrofi climatiche

 |  Editoriale

È una resa. Mai come oggi, con gli effetti di una resa incondizionata quella che sta segnando Il 10° anniversario dell’Enciclica “Laudato si’. Sulla cura della casa comune”. La seconda e più rivoluzionaria delle sue quattro encicliche, Papa Francesco la promulgò nel suo terzo anno di pontificato. Era il 24 maggio 2015, 800 anni dopo il più struggente messaggio d’amore verso la Natura, il Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi, e del suo autore non a caso Bergoglio fu il primo Papa a scegliere il suo nome.

A 6 mesi dalla trentesima Conferenza sul clima delle Nazioni Unite nell’Amazzonia brasiliana di Belém dal 10 al 21 novembre, siamo terrorizzati spettatori di Anni Horribiles. E anche questo 2025 è un elenco straripante di escalation di eventi catastrofali innescati dal cambiamento climatico con la potenza della Natura che uccide, terrorizza, mette in fuga e devasta esattamente o forse più delle abominevoli guerre di conquista o di sterminio in corso. Già, dall’invasione dell’Ucraina alla distruzione della Striscia di Gaza di così tali dimensioni e così smisurata e con milioni di esseri umani senza più casa cibo o medicinali, si contano drammatici 56 conflitti armati su scala planetaria, il numero più alto dalla seconda guerra mondiale, la temuta "terza guerra mondiale a pezzi" denunciata nel vuoto proprio da Papa Francesco, che coinvolge oltre 92 Paesi.

In questo mondo capovolto, dove le guerre in corso aggiungono altro carburante tossico in un’atmosfera già iper-intossicata dai gas serra, dovremmo essere terrorizzati anche per il disinteresse plateale per l’avvenuto superamento della temibile soglia di 1,5°C in più di temperatura sui livelli 1850-1900, quella linea di sicurezza che tutti gli esperti indicavano inutilmente come da non superare entro la fine secolo ma raggiunta già nel 2024. In un mondo in viaggio verso range di calore globale dai 2,5°C ai 2,9°C in più al 2100, svaniscono gli impegni scritti sulla sabbia delle ultime 10 risoluzioni conclusive delle ultime 10 inutili Conferenze delle Parti dell’Onu, seguite al miracoloso Accordo sul clima siglato a Parigi il 12 dicembre del 2015. Inutile dire che il colpo di grazia a quell’accordo lo ha sparato Donald Trump, 47esimo presidente Usa ma soprattutto riconosciuto leader del mondo negazionista climatico. Dopo il suo primo tragico mandato, nella sua prima ora da Commander in Chief, per la seconda volta ha sventolato come un trofeo di caccia l’uscita degli Usa dagli impegni sul clima peraltro mai concretizzati da nessun grande Paese emettitore no limits di sostanze killer. E lo ha seguito un clima di totale indifferenza verso le mancate riduzioni promesse e controfirmate di gas serra, e le soluzioni dell’adattamento climatico.

Dietro lo sprezzante “Who care friend!”, un chissenefrega amico!, aumentano però alluvioni e siccità con carestie e morti e danni e fughe bibliche, e fusioni dei ghiacciai o livelli oceanici e marini mai viste da esseri umani con isole e coste che rischiano di essere sommerse.

Dieci anni fa, Papa Francesco scrisse per questo un testo rivoluzionario, aiutato da scienziati ed esperti. Rivoluzionario come il testo che lo ispirava: il Cantico delle creature, con il quale Francesco rivolgeva dalla sua Assisi un messaggio di amore verso il Creato. Il Papa argentino invocava una nuova alleanza tra l’uomo e il Creato con l’Enciclica inaspettata. Nella Laudato si’, promulgata il 24 maggio 2015, scriveva che aveva scelto il nome Francesco come “una sorta di dichiarazione di intenti e fonte di ispirazione…l’esempio per eccellenza per l’attenzione ai deboli e per una felice e autenticamente vissuta ecologia”.

In quel tempo, però, il Papa riuscì a scuotere il mondo con la sola potenza delle parole, le più vere, dure, giuste e scientificamente validate. Riuscì a disarmare i negazionisti climatici spargitori di fake. Lanciò il 26 settembre del 2015 un appello dal Palazzo di Vetro dell’Onu in rappresentanza del Pianeta e dei sacri diritti dell'ambiente e dei più poveri e indifesi. L’Enciclica divenne un nuovo impegno etico per la Chiesa che entrava a gamba tesa nel dibattito politico e nelle trattative diplomatiche nei negoziati internazionali in corso. Per la prima volta un pontefice spingeva il mondo mostrando verità nascoste e rimosse in connessione con le moltitudini in fuga da tragedie climatiche. Con il suo toccante e storico discorso all'assemblea generale dell'Onu chiese agli Stati di non aprire ancor di più il "vaso di Pandora della guerra", di rinunciare agli armamenti nucleari e anche di riformare l'Onu perché “è questo il tempo di agire contro tutti i flagelli dell’Umanità". Bergoglio alzò la voce per la protezione dell'ambiente e la difesa dai rischi del global warming che impatta con flussi migratori, economie distrutte a partire dalla produzione agricola, sulla spesa pubblica, sulla credibilità della politica e dei governi. Parole sante, parole dirette. Chiese soluzioni urgenti ed efficaci come l'adozione dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, e auspicava che la Conferenza sul clima di Parigi di dicembre 2015 “raggiunga accordi fondamentali ed effettivi".

Bergoglio cambiava coraggiosamente anche i dogmi della Chiesa cattolica, i tabù dell’antropocentrismo e del concetto stesso di "Natura" creata da Dio con gli eventi catastrofici naturali relegati per secoli in ogni religione alle “colpe dell’umanità”, temute come manifestazioni della collera di un dio offeso dai peccati dell'uomo, credenze che hanno segnato in profondità anche la nostra cultura. E ammoniva i potenti perché le parole non servono più: "È l'ora dei passi concreti e di misure immediate". E chiedeva all’Onu impegni concreti, stabili e ambiziosi per il clima.

Chi lo ascoltava in silenzio, aveva negli occhi l’ennesimo fiasco dell’ultima Conferenza mondiale sul clima di Copenaghen 2009. “Parigi - chiarì a tutti il Papa - è l’ultima chiamata”. Il mondo doveva e poteva proseguire il lavoro avviato nel lontano 1997 con il Protocollo di Kyoto, concretizzando target di riduzione e gli impegni promessi dall'Unione europea e definiti nella nuova svolta green del nuovo Presidente Usa Barak Obama e persino da strategie di lungo periodo della Cina.

L’Enciclica “Laudato si’” avrebbe dovuto avere lo stesso impatto della “Rerum Novarum”, la prima nella storia a trattare esplicitamente i temi sociali e del diritto dei lavoratori, della giustizia sociale nell’era della rivoluzione industriale. Era ed è un richiamo all’impegno perché  “attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, l’uomo rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione”, chiede “ …l’urgenza e la necessità di un mutamento radicale … per eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale e di correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente…quando maltrattiamo la natura maltrattiamo anche gli esseri umani e in particolare i più indifesi che sono i poveri". Papa Francesco chiudeva ogni varco agli alibi scrivendo: “La terra, che è madre per tutti, chiede rispetto e non violenza o peggio ancora arroganza da padroni. Dobbiamo riportarla ai nostri figli, migliorata, custodita, perché è stato un prestito che loro hanno fatto a noi...È l'uomo che schiaffeggia la natura. Ci siamo impadroniti della sorella madre terra ma, come diceva un anziano contadino, 'Dio perdona sempre, noi uomini alcune volte, la natura non perdona mai'. Se tu la prendi a schiaffi lei ti risponde a schiaffi. Abbiamo approfittato troppo".

Fu quel Papa ecologista a inchiodare il mondo alle responsabilità. Lo fece anche il 6 dicembre 2015 all’Angelus, all’apertura della Cop21 sul clima di Parigi: “Seguo con viva attenzione i lavori della Conferenza sul clima in corso a Parigi, e mi torna alla mente una domanda che ho posto nell’enciclica Laudato si’: ‘Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?’. Per il bene della casa comune di tutti noi e delle future generazioni, a Parigi ogni sforzo dovrebbe essere rivolto ad attenuare gli impatti dei cambiamenti climatici e, nello stesso tempo, a contrastare la povertà e far fiorire la dignità umana. Le due cose vanno insieme: attenuare gli impatti dei cambiamenti climatici e contrastare la povertà". E subito dopo, tutti i cardinali del Pianeta avanzarono “Una proposta politica in 10 punti”, chiedendo a tutti i Paesi membri dell’Onu: "La completa decarbonizzazione dell'economia entro la metà del secolo, la limitazione dell'aumento della temperatura globale e la speciale attenzione alle popolazioni più povere che sono le più danneggiate dai cambiamenti climatici. Non c'è più tempo da perdere e servono risultati concreti e non parole".

Il Pianeta dieci anni fa aveva bisogno di Francesco, della sua determinazione, del suo richiamo per tutti alla mobilitazione in difesa dell’ambiente e per il clima. Fece di tutto per il successo del vertice Onu di Parigi. Anche inviando il suo messaggio urbi et orbi al mondo intero in maniera del tutto inedita, inaspettata e spettacolare con la facciata di San Pietro trasformata in un magico videowall planetario in diretta televisiva mondiale con "Fiat Lux, illuminare la nostra casa comune": tre ore di suggestive immagini della Natura colte dagli obiettivi dei grandi maestri della fotografia, da Sebastião Salgado appena scomparso a Joel Sartore, da Yann Arthus-Bertrand a Ron Fricke a Steve McCurry. Una storia visiva come un manifesto ecologista globale.

E oggi? Papa Robert Francis Prevost che richiama nel nome di Leone XIV il Papa della Rerum Novarum dalla parte dei lavoratori e del sociale, sulle orme di Bergoglio su pace, clima, migranti può continuare a stupire il mondo. Anche la visione di questo pontefice è chiara, e la sua nomina è il segnale di una svolta che continua.

Erasmo D'Angelis

Erasmo D’Angelis, giornalista - Rai Radio3, inviato de il Manifesto e direttore de l’Unità -, divulgatore ambientale e autore di libri, guide e reportage, tra i maggiori esperti di acque, infrastrutture idriche, protezione civile. Già Segretario Generale Autorità di bacino Italia Centrale, coordinatore per i governi Renzi e Gentiloni della Struttura di Missione “italiasicura” contro il dissesto idrogeologico, Sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti del governo Letta, Presidente di Publiacqua e per due legislature consigliere regionale in Toscana. È Presidente della Fondazione Earth Water Agenda, tra i promotori di Earth Technology Expo e della candidatura dell’Italia al World Water Forum.