Agenda 2030, il rapporto ASviS: territori in affanno sulla transizione, siamo quasi fermi ai livelli del 2010
Come procedono le regioni italiane nel percorso per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile previsti dall’Agenda 2030 dell’Onu? Una risposta dettagliata arriva dall’ultimo rapporto ASviS Territori “Obiettivi globali, soluzioni locali”. E, va detto subito, la situazione è tutt’altro che rosea: il nostro Paese è oggi in una posizione simile, se non peggiore, a quella del 2010 per 10 obiettivi sui 17 dell’Agenda delle Nazioni Unite. Dei 14 Goal di sviluppo sostenibile analizzabili a livello territoriale, solo per l’economia circolare (G12) si evidenziano miglioramenti diffusi (18 Regioni e Province Autonome su 21), mentre in quasi tutti i territori si ha un peggioramento per povertà (G1), risorse idriche (G6), disuguaglianze (G10), qualità degli ecosistemi terrestri (G15) e giustizia e istituzioni (G16). Scendendo a livello di obiettivi quantitativi specifici, in 11 Regioni/Province Autonome gli obiettivi raggiungibili entro il 2030 sono meno di un terzo e dieci Regioni si stanno allontanando da più del 30% degli obiettivi.
Restringendo lo sguardo e guardando alle Città metropolitane, la situazione migliore si registra a Torino, Milano, Bologna e Firenze (città che sembrano in grado di raggiungere almeno il 43% degli obiettivi), mentre molte altre registrano andamenti negativi o progressi insufficienti per almeno il 50% degli obiettivi, con Venezia, Napoli e Reggio Calabria che mostrano andamenti negativi o insufficienti per oltre il 70% (dieci obiettivi su quattordici).
L’ASviS ha presentato oggi il rapporto e, il giudizio sintetico che dà del quadro complessivo che ne emerge è estremamente preoccupante: si confermano le storiche distanze tra Nord e Sud, ma emergono nuove disuguaglianze anche all’interno delle singole aree, con interessanti segnali di dinamicità in alcune regioni meridionali e arretramenti in zone settentrionali. Tra le realtà più avanzate figurano la Provincia autonoma di Trento, la Valle d’Aosta, la Liguria e l’Umbria, per le quali appare realistico il conseguimento di circa il 43% degli obiettivi considerati. All’opposto, in 11 Regioni e Province autonome su 21 la quota di obiettivi potenzialmente raggiungibili scende sotto il 30%, delineando condizioni decisamente più critiche. Considerando invece gli obiettivi dai quali i territori si stanno progressivamente allontanando, dieci Regioni mostrano arretramenti su circa il 30% dei target analizzati. Le performance migliori si riscontrano in Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Toscana e Puglia, che registrano un allontanamento limitato al 17% degli obiettivi.
«Il Rapporto Territori lancia un segnale inequivocabile – sottolinea il direttore scientifico di ASviS Enrico Giovannini – le politiche attuate negli anni passati e il Pnrr non sono stati in grado di accelerare lo sviluppo sostenibile in gran parte del Paese e di ridurre le distanze tra i diversi territori. È necessario mettere al centro delle politiche nazionali e locali il tema del governo del territorio finalizzato a rendere coerenti le azioni per la rigenerazione urbana, la decarbonizzazione dei trasporti, il miglioramento della qualità dell’aria, l’adattamento climatico e la prevenzione del dissesto idrogeologico e la riduzione dei rischi naturali e antropici, compresi quelli legati agli impianti industriali a rischio di incidente. Le proposte dell’ASviS per orientare le politiche territoriali e urbane verso lo sviluppo sostenibile, frutto del lavoro di centinaia di esperti, possono rappresentare la base per azioni decise a valere sui fondi europei e nazionali, per dare al Paese la spinta allo sviluppo necessaria dopo la fine del Pnrr».
Il rapporto conferma tra l’altro la presenza delle disuguaglianze Nord-Sud: povertà (G1), acqua (G6), qualità degli ecosistemi terrestri (G15) e giustizia e istituzioni (G16) mostrano un peggioramento in gran parte del Paese; mentre il Nord-Ovest e il Nord-Est registrano miglioramenti significativi nell’istruzione (G4), a fronte di una sostanziale stabilità nelle altre aree. Allo stesso tempo, per alcuni Goal un numero significativo di Regioni del Mezzogiorno mostra livelli vicini o superiori alla media nazionale – energia (G7), economia circolare (G12), vita sulla terra (G15) e giustizia e istituzioni (G16), segnalando la presenza di esperienze positive anche nelle aree considerate più fragili.
Ma l’ASviS non si limita a presentare una fotografia dell’esistente e analizzarne la portata. L’Alleanza costituita da oltre 320 organizzazioni avanza anche delle proposte per cambiare rotta e accelerare laddove necessario. In primo luogo, propone di rafforzare le capacità amministrative e progettuali, semplificare i sistemi di finanziamento, adottare indicatori di risultato chiari e favorire la collaborazione tra Stato ed enti locali. L’ASviS richiama inoltre la necessità di rafforzare i sistemi di monitoraggio e valutazione delle politiche territoriali, adottando indicatori chiari e misurabili per verificarne l’efficacia. Particolare attenzione va riservata alle aree montane e interne, con incentivi per il lavoro, la residenzialità e il recupero del patrimonio edilizio, sostenendo il “neo-popolamento” di giovani e nuove famiglie. Per le città, ASviS sottolinea la centralità di una rigenerazione delle periferie basata su pianificazione metropolitana, reti ecologiche e governance multilivello, sostenuta da una legge quadro nazionale sul governo del territorio, dal rilancio del Comitato interministeriale per le politiche urbane (Cipu) per la diffusione delle Agende urbane di sviluppo sostenibile. Va predisposto quanto prima, aggiunge l’ASviS, il Piano per l’attuazione della Nature restoration law europea, la quale impone di preservare e incrementare gli spazi verdi urbani, favorendo la biodiversità e i servizi ecosistemici. Infine, l’ASviS sollecita nuove politiche abitative per contrastare la “gentrificazione” e garantire equità sociale, con fondi stabili per affitti, incremento dell’edilizia residenziale pubblica, sostegno agli studenti e alle studentesse e strumenti per rendere gli immobili abbandonati risorsa per la comunità.