
L’Ue di fronte al bivio tra gli obiettivi climatici e le richieste di Trump sull’acquisto di più gas Usa

Acquistare maggior gas naturale liquefatto dagli Usa, come chiede Donald Trump, e contemporaneamente centrare gli obiettivi climatici nei tempi previsti: per l’Ue sono due azioni compatibili? La questione non è di poco conto. E se il presidente statunitense inserisce la richiesta nelle trattative sui dazi, il tema va maneggiato con ancora più attenzione da parte dei vertici comunitari. Come osservato però in un servizio pubblicato da Euractiv, la domanda di fondo a cui Ursula von der Leyen e gli altri decisori di Bruxelles devono rispondere è più che altro questa, allo stesso tempo molto semplice e molto complessa: l’Ue ha effettivamente bisogno di importare maggiori quantità di Gnl americano? O, messa ancora più semplice: l’Ue ha bisogno di importare più gas?
I Paesi comunitari dovrebbero porre uno stop definitivo alla loro dipendenza energetica dalla Russia entro la fine del 2027 e stanno dunque valutando in che misura il blocco potrebbe sposarsi con la richiesta di Trump che l’Ue sopperisca al minor import da Mosca e bilanci il suo commercio di beni acquistando più petrolio e Gnl statunitensi. Se la cosa dovesse poi far evitare all’Unione europea di subire dazi del 50% come minacciato dal tycoon, questa potrebbe essere una soluzione da adottare. Qui però arrivano i “ma”. Primo: serve davvero altro gas, dopo aver rinunciato a quello russo, considerate le riduzioni dell’import registrate in questi ultimi mesi grazie a una domanda in costante diminuzione? Secondo punto: Ana Maria Jaller-Makarewicz, che è l’analista principale del settore energetico presso l’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (Ieefa), ha dichiarato a Euractiv che, se l’Ue rimane in linea con i suoi piani energetici, «non c’è motivo di aumentare le importazioni di gas e Gnl da qualsiasi fonte provengano», in quanto le importazioni attuali sono superiori alla domanda dell’Ue prevista per il 2030. E anche l’Agenzia dell’Ue per la cooperazione dei regolatori energetici (Agency for the Cooperation of Energy Regulators, Acer) in un recente report ha analizzato le possibili prospettive future e la conclusione è che «la domanda di gas dovrebbe seguire una traiettoria più vicina a quella di REPowerEU rispetto agli altri scenari» che prevedono ancora un peso sostanziale dei combustibili fossili.
La dirigente della Ieefa Jaller-Makarewicz sottolinea dunque che siamo di fronte a una questione di volontà politica, considerato che le previsioni di ulteriore riduzione della domanda di gas, sia esso russo o americano, sono «realistiche finché gli Stati membri dell’Ue si impegnano a farlo».
Non ci vorrà comunque molto tempo prima di scoprire quale sarà su questo fronte la strategia comunitaria: dopo aver “bucato” la scadenza di febbraio, la Commissione europea dovrebbe presentare entro poche settimane un nuovo obiettivo intermedio di riduzione dei gas serra per il 2040 che preveda il taglio del 90% delle emissioni. E questa sarà l’occasione per verificare se Bruxelles intende effettivamente tener fede ai suoi obiettivi su rinnovabili e decarbonizzazione.
