La perdita di ghiaccio marino nell’Artico ha subito un netto rallentamento, ma non è una buona notizia
Le osservazioni rivelano che l'estensione del ghiaccio marino artico alla fine dell'estate si è dimezzata da quando sono iniziate le rilevazioni satellitari alla fine degli anni '70. Tuttavia, dalla fine degli anni 2000, il ritmo della perdita di ghiaccio marino artico ha subito un netto rallentamento, senza registrare alcun calo statisticamente significativo per circa 20 anni. È quanto emerge da una nuova ricerca, pubblicata su Geophysical Research Letters e ampiamente ripresa dai media, inducendo alcuni commentatori ad affermare che ci sarebbe un qualche tipo di pausa per la crisi climatica in corso: purtroppo, non è così.
«I nostri risultati – spiega direttamente su Carbon brief uno dei ricercatori che ha firmato lo studio, Mark England dell’Università della California - Irvine – mostrano che, anziché trattarsi di un evento inaspettato o raro, le simulazioni dei modelli climatici suggeriscono che dovremmo aspettarci periodi come questo che si verificano con una certa frequenza. L'attuale rallentamento è probabilmente causato dalle fluttuazioni naturali del sistema climatico, così come hanno avuto un ruolo nell'accelerazione della perdita di ghiaccio marino nei decenni precedenti. Se non fosse stato per il riscaldamento causato dall'uomo, è probabile che il ghiaccio marino sarebbe aumentato in questo periodo. Secondo le nostre simulazioni, il rallentamento potrebbe durare altri cinque o dieci anni, anche se il mondo continua a riscaldarsi».
Di fatto l’Artico si riscalda a un ritmo quattro volte superiore alla media globale: la regione ha perso più di 10.000 chilometri cubi di ghiaccio marino dagli anni '80 – equivalente più o meno a 4 miliardi di piscine olimpioniche –, e la brutta notizia è che quando il rallentamento inevitabilmente terminerà, il tasso di perdita dei ghiacci marini potrebbe accelerare rapidamente: «Migliaia di simulazioni analizzate nella nostra ricerca rivelano che la perdita di ghiaccio marino a settembre aumenta a un ritmo di oltre 500.000 kmq al decennio dopo periodi prolungati di perdita minima di ghiaccio marino. Ciò equivarrebbe a più del 10% dell'attuale copertura di ghiaccio marino a settembre», conclude England.
Per affrontare la crisi climatica in corso, resta dunque urgente mettere il più rapidamente possibile fine al principale motore che l’alimenta – l’impiego dei combustibili fossili – in favore di efficienza energetica, fonti rinnovabili, economia circolare.