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La crisi climatica spingerà nella povertà entro il 2030 tra i 5,9 e i 17,9 milioni di bambini del Sudamerica

È quanto emerge da un report pubblicato dall’Unicef. Evidenziati anche i rischi per la salute: «Le inondazioni possono compromettere le strutture idriche e igienico-sanitarie, mentre l’aumento delle temperature e i cambiamenti nei modelli di precipitazioni diffondono malattie trasmesse da vettori come la malaria, la zika e la dengue in nuovi territori, creando un rischio sostanziale per lo sviluppo dei più giovani»
 |  Crisi climatica e adattamento

I cambiamenti climatici stanno colpendo in particolare le popolazioni più fragili del Sud globale, questo ormai si sa da tempo. È noto anche, almeno dall’ultima Conferenza delle parti Onu, che i Paesi più ricchi non si stanno impegnando quanto dovrebbero per sostenere economicamente i più poveri, e i lavori preparatori in vista della Cop30 di Bélem non stanno dando segnali incoraggianti per un cambio di rotta. E ora un nuovo report dell’Unicef ci informa che senza rapide e incisive misure per far fronte al riscaldamento globale, nella sola America Latina da qui ai prossimi quattro anni finiranno in una situazione di povertà altri 5,9 milioni di bambini. Che però potrebbero addirittura triplicare in caso di inazione climatica.

Il lungo e dettagliato rapporto è stato pubblicato online dall’organizzazione dall’agenzia delle Nazioni Unite impegnata nella salvaguardia dei diritti e del benessere di bambini e adolescenti di tutto il mondo. Si legge nel documento dal titolo “The Impact of Climate Change on Child and Youth Poverty in Latin America”, diffuso online oltre che dall’Unicef anche dalla Commissione economica per l’America Latina e i Caraibi (Eclac): «Nel 2030, anche in uno scenario in cui vengano attuate riduzioni ambiziose e rapide delle emissioni di gas serra a livello globale (Net Zero 2050 ), si stima che i cambiamenti climatici potrebbero spingere altri 5,9 milioni di bambini e giovani nella povertà. D'altra parte, in uno scenario di inazione climatica (Too little, too late), questo numero potrebbe triplicare fino a raggiungere i 17,9 milioni di bambini e giovani in più. A titolo di confronto, circa 11 milioni di bambini e giovani sono stati spinti nella povertà a causa della pandemia di Covid-19». Tanto il dato derivante dal migliore dei casi quanto il confronto con quanto avvenuto con la pandemia di cinque anni fa dovrebbero far riflettere.

Lo studio ha analizzato la situazione di 17 Paesi della regione latinoamericana, tra cui Brasile, Messico, Argentina, Colombia, Perù e Cile. Sotto l’impulso dei cambiamenti climatici, sottolinea il rapporto, «le disuguaglianze preesistenti potrebbero accentuarsi, aggravando ulteriormente gli impatti sopra citati». Se il coefficiente di Gini della distribuzione del reddito peggiorasse dell'1% all'annoi, viene aggiunto, «entro il 2030 il numero di bambini e giovani in condizioni di povertà a causa dei cambiamenti climatici potrebbe raddoppiare rispetto alle stime precedenti»: «Ciò sottolinea l'importanza di promuovere un modello di sviluppo più inclusivo in cui le politiche pubbliche mitigano le pressioni dei cambiamenti climatici sulla disuguaglianza», scrivono Unicef ed Eclac, che tra le altre cose raccomandano ai governi latinoamericani di rafforzare la resilienza climatica dei servizi sociali, di incrementare i finanziamenti climatici sensibili all’infanzia, di integrare l’educazione ambientale a scuola e di potenziare le politiche di protezione sociale, tenendo conto dei bisogni di bambini e adolescenti.

Ma la sfida va combattuta a livello globale, non solo locale. «Bambini e adolescenti sopportano il peso maggiore del cambiamento climatico», spiega Roberto Benes, che è il direttore Unicef per l’America Latina. «Non solo perché i loro corpi in crescita sono più vulnerabili a fenomeni estremi come cicloni o ondate di calore, ma anche perché questi eventi compromettono i mezzi di sussistenza delle famiglie e l’istruzione». Il fatto è, sottolinea Benes, che «se i minori non dispongono delle risorse necessarie per soddisfare i bisogni di base e sviluppare il loro potenziale le disuguaglianze della regione non faranno che perpetuarsi».

Il rapporto sottolinea che, nonostante la particolare vulnerabilità dei minori, solo il 3,4% dei finanziamenti per il clima nella regione è destinato a servizi essenziali per la loro resilienza – salute, alimentazione, istruzione, acqua e igiene – mentre i tagli agli aiuti allo sviluppo riducono le risorse disponibili. Scrivono nel dettaglio i ricercatori: «Nonostante siano particolarmente vulnerabili agli effetti della crisi climatica, i finanziamenti per il clima sensibili alle esigenze dei bambini nell’America latina e dei Caraibi rappresentano solo il 3,4% del totale dei finanziamenti multilaterali per il clima ricevuti dalla regione. Ciò corrisponde a circa 743 milioni di dollari statunitensi. Inoltre, la distribuzione settoriale e geografica di questi fondi non copre il fabbisogno di investimenti nei settori fondamentali per l'infanzia: i fondi per il clima sensibili alle esigenze dei bambini raggiungono solo i bambini di sei paesi dell'America Latina e dei Caraibi (Brasile, Cuba, Guatemala, Haiti, Trinidad e Tobago e Uruguay) e la loro distribuzione settoriale è concentrata principalmente nei progetti educativi. Di conseguenza, nonostante si preveda che i cambiamenti climatici aumenteranno drasticamente la percentuale di frequenze di malattie nei bambini sotto i 5 anni, non vengono stanziati fondi per migliorare la resilienza dei servizi sanitari in modo da rispondere alle esigenze dei bambini».

La situazione determinata dalla crisi climatica, si legge nel report targato Unicef, potrebbe peggiorare entro il 2030 e, a livello globale, si stima che tra 570.000 e oltre 1 milione di bambini sotto i 5 anni potrebbero soffrire di ritardi nella crescita a causa dei cambiamenti climatici. D'altra parte, viene sottolineato, le piogge torrenziali sempre più frequenti causano inondazioni e frane che danneggiano infrastrutture fondamentali per i bambini e i giovani, come scuole e servizi sanitari. «Le inondazioni possono anche compromettere le strutture idriche e igienico-sanitarie, contaminando le fonti d'acqua e aumentando l'incidenza di malattie diarroiche che colpiscono in particolare i bambini piccoli. Infine, la tendenza all'aumento delle temperature e i cambiamenti nei modelli di precipitazioni diffondono malattie trasmesse da vettori, come la malaria, la zika e la dengue, in nuovi territori, creando un rischio sostanziale per lo sviluppo dei bambini e dei giovani».

Redazione Greenreport

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