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L’Organizzazione meteorologica mondiale ha pubblicato l’aggiornamento sullo stato del clima, un documento di cui i decisori politici che si incontreranno a Belém non potranno non tener conto

Temperature record, anomalie di oceani e ghiacciai, gas serra: tutti gli alert della Wmo in vista della Cop30

Il 2025 sarà il secondo o terzo anno più caldo mai registrato, e peggio del 2024 sono i dati riguardanti gli oceani (il contenuto termico continua ad aumentare), l’estensione del ghiaccio marino (valore più basso mai registrato dai satelliti) e la concentrazione di anidride carbonica, metano e protossido di azoto: raggiunti livelli record lo scorso anno, ma le misurazioni effettuate finora in singole località suggeriscono che quest’anno saranno ancora più elevati
 |  Crisi climatica e adattamento

Se tutto va bene, il 2025 sarà il secondo o terzo anno più caldo mai registrato. Il record segnato dal 2024 in quanto a temperature elevate non viene scalzato dall’anno in corso, che però sta facendo registrare una serie di altri record tutt’altro che esaltanti, a cominciare dal contenuto termico degli oceani che continua ad aumentare, dall’estensione del ghiaccio marino artico che ha raggiunto il suo massimo annuale di 13,8 milioni di km2 a marzo, che è il valore più basso mai registrato dai satelliti, e dalle concentrazioni dei tre principali gas serra nell’atmosfera: anidride carbonica, metano e protossido di azoto hanno raggiunto livelli record nel 2024, ma ora viene fuori che le misurazioni effettuate finora in singole località suggeriscono che nel 2025 saranno ancora più elevate.

A mettere nero su bianco tutto ciò è l’Organizzazione meteorologica mondiale, (World meteorological organization, Wmo). Nell’aggiornamento sullo stato del clima pubblicato in vista della Cop30 di Belém, si legge che gli ultimi 11 anni, dal 2015 al 2025, sono singolarmente gli 11 anni più caldi nei 176 anni di osservazioni registrate, con gli ultimi tre anni sul podio dei più caldi mai registrati. La temperatura media vicino alla superficie terrestre nel periodo gennaio-agosto 2025 è stata di 1,42 °C superiore alla media preindustriale. Gli eventi estremi legati alla crisi climatica fino ad agosto 2025 - che vanno da piogge devastanti e inondazioni a caldo torrido e incendi boschivi - hanno avuto un impatto a cascata sulla vita, sui mezzi di sussistenza e sui sistemi alimentari. Ciò, spiegano sempre gli scienziati del Wmo, ha contribuito allo sfollamento in diverse regioni, minando lo sviluppo sostenibile e il progresso economico.

«Questa serie senza precedenti di temperature elevate, combinata con l’aumento record dei livelli di gas serra, rende chiaro che sarà praticamente impossibile limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C nei prossimi anni senza superare temporaneamente questo obiettivo. Ma la scienza è altrettanto chiara sul fatto che è ancora del tutto possibile ed essenziale riportare le temperature a 1,5 °C entro la fine del secolo», sottolinea Celeste Saulo, segretaria generale della Wmo.

«Ogni anno al di sopra di 1,5 gradi avrà un impatto devastante sulle economie, aggraverà le disuguaglianze e causerà danni irreversibili. Dobbiamo agire ora, con grande rapidità e su vasta scala, per rendere il superamento il più piccolo, breve e sicuro possibile, e riportare le temperature al di sotto di 1,5 °C prima della fine del secolo», ribadisce segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, che ha citato il rapporto Wmo nella sua dichiarazione al vertice sul clima di Belém che formalmente si apre il 10 novembre.

Il rapporto evidenzia gli indicatori climatici chiave e la loro rilevanza a sostegno del processo decisionale politico e costituisce un ponte verso rapporti scientifici più dettagliati ma meno frequenti. Nel testo si legge che le condizioni di riscaldamento causate dal fenomeno El Niño, che hanno fatto aumentare le temperature globali nel 2023 e nel 2024, hanno lasciato il posto a condizioni neutre/La Niña nel 2025. La temperatura media globale vicino alla superficie da gennaio ad agosto 2025 è stata quindi inferiore a quella del 2024, con 1,42 °C sopra la media preindustriale, rispetto a circa 1,55 °C per l’anno 2024.

Il periodo di 26 mesi compreso tra giugno 2023 e agosto 2025 ha visto una lunga serie di temperature mensili record (ad eccezione di febbraio 2025). E i primati – in negativo – non finiscono qui.

Secondo i dati preliminari forniti dall’Organizzazione meteorologica mondiale, nel 2025 il contenuto termico degli oceani ha continuato ad aumentare, superando i valori record registrati nel 2024. I tassi di riscaldamento degli oceani mostrano un aumento particolarmente forte negli ultimi due decenni, a dimostrazione della rapidità con cui il sistema terrestre sta intrappolando l'energia in eccesso sotto forma di calore. Oltre il 90% di tale energia viene assorbita dal riscaldamento degli oceani. Non va dimenticato che il riscaldamento degli oceani ha conseguenze di vasta portata, tra cui il degrado degli ecosistemi marini, la perdita di biodiversità e l'indebolimento del ruolo degli oceani come serbatoi di carbonio. Intensifica le tempeste tropicali e subtropicali, accelera la perdita di ghiaccio marino nelle regioni polari e, insieme allo scioglimento dei ghiacci terrestri, determina l'innalzamento del livello del mare. Si prevede che questo riscaldamento continuerà, rappresentando un cambiamento potenzialmente irreversibile su scale temporali centennali o millenarie.

Il tasso di innalzamento del livello del mare a lungo termine è aumentato dall'inizio delle registrazioni satellitari, si legge nel documento Wmo, quasi raddoppiando da 2,1 millimetri all'anno tra il 1993 e il 2002 a 4,1 mm/anno tra il 2016 e il 2025. Ciò riflette l’influenza combinata del riscaldamento degli oceani e dell'espansione termica, insieme allo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte glaciali.

Il 2024 ha stabilito un nuovo record osservato per il livello medio globale annuo del mare. I dati preliminari del 2025 mostrano che è leggermente diminuito dall'inizio del 2025, ma si tratta probabilmente di un comportamento temporaneo dovuto a La Niña e ad altri fattori.

L’estensione del ghiaccio marino artico ha raggiunto il suo massimo annuale di 13,8 milioni di km2 a marzo, il valore più basso mai registrato dai satelliti. L'estensione del ghiaccio marino artico ha raggiunto il suo minimo annuale di 4,6 milioni di km2 intorno al 6 settembre 2025, risultando inferiore alla media a lungo termine.

L'estensione del ghiaccio marino antartico è stata la terza più bassa mai registrata, sia per il minimo annuale (2,1 milioni di km2) nel febbraio 2025 che per il massimo annuale (17,9 milioni di km2) nel settembre 2025.

L’anno idrologico 2023/2024 è stato il terzo anno consecutivo in cui tutte le regioni glaciali monitorate in tutto il mondo hanno registrato una perdita netta di massa.  Una serie di ghiacciai di riferimento monitorati dal World Glacier Monitoring Service indica un bilancio di massa annuale globale pari a −1,3 m di acqua equivalente, ovvero 450 gigatonnellate. Ciò equivale a un innalzamento medio globale del livello del mare di 1,2 mm e, in termini nominali, alla più grande perdita di ghiaccio mai registrata dal 1950.

Ed eccoci a un capitolo centrale, all’interno di questo quadro, quello dedicato ai gas serra. Il report Wmo sottolinea che le concentrazioni dei tre principali gas serra nell’atmosfera - anidride carbonica, metano e protossido di azoto - hanno raggiunto livelli record nel 2024, l’anno più recente per il quale sono disponibili dati globali consolidati. C’è però poi un’aggiunta: le misurazioni effettuate finora in singole località suggeriscono che nel 2025 saranno ancora più elevate. La concentrazione atmosferica di CO2 è aumentata da circa 278 parti per milione (ppm) nel 1750 a 423,9 ppm nel 2024, con un incremento del 53%. L'aumento della concentrazione dal 2023 al 2024 è stato di 3,5 ppm, un incremento record nella storia recente delle osservazioni.

Tutto ciò non è materia solo da analisi scientifiche. Perché le ricadute sono nella vita reale di tutte le popolazioni mondiali, con alcune che però devono fronteggiare anche sfide mortali. Nel corso del 2025, eventi estremi determinati dalla crisi climatica hanno infatti causato enormi sconvolgimenti economici e sociali e perdite di vite umane. Tra questi, ricordano i ricercatori del Wmo, vi sono state inondazioni in molti paesi dell’Africa e dell’Asia, incendi boschivi in Europa e Nord America, ondate di calore estreme in tutto il mondo e cicloni tropicali mortali.

Una sezione del report Wmo viene poi dedicata alle rinnovabili e a come fronteggiare una domanda di energia che è già notevolmente aumentata rispetto al passato e che non farà che aumentare ulteriormente in futuro. Con l’espansione della capacità globale di energia rinnovabile, si legge, l’integrazione dei dati climatici e della scienza è essenziale lungo tutta la catena del valore del settore, dalla generazione alla trasmissione, distribuzione e distribuzione. Gli indicatori energetici basati sul clima consentono di stimare gli impatti in ogni fase di questa catena. A livello globale, il caldo record del 2024 ha portato la domanda di energia al 4% sopra il livello di riferimento del 1991-2020. Questa anomalia ha superato di gran lunga la domanda degli anni precedenti e ha registrato variazioni significative tra le diverse regioni, con una domanda nell’Africa centrale e meridionale superiore di quasi il 30% alla media.

Questi risultati, scrivono gli scienziati del Wmo, rafforzano la necessità di una pianificazione e di operazioni energetiche informate sul clima. Con l’espansione della capacità rinnovabile a livello globale, è essenziale tenere conto dell’influenza dei modelli climatici su larga scala per costruire sistemi energetici resilienti e flessibili in un clima che cambia.

Redazione Greenreport

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