L’Italia e gli obiettivi Onu di sviluppo sostenibile, distanza sempre più incolmabile al 2030
L’avanzata delle guerre aggrava il quadro geopolitico, mentre quello delle estreme destre – che provano a scaricare la complessità del mondo contemporaneo su una nuova categoria di nemici, gli ambientalisti – incide sulla coesione sociale: il decimo Rapporto dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) “L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, presentato stamani alla Camera dei Deputati, restituisce un quadro dove l’Italia, l’Europa e il mondo intero sono in profondo ritardo rispetti agli obiettivi concordati nell’Agenda Onu coi suoi 17 Sdgs al 2030.
A livello globale solo il 18% dei Target dell’Agenda 2030 sarà raggiunto, mentre guerre, crescenti disuguaglianze e instabilità geopolitiche minano i progressi compiuti finora; l’Ue, un tempo leader della sostenibilità, mostra forti disomogeneità e presenta miglioramenti significativi rispetto al 2010 solo per cinque Obiettivi (energie rinnovabili, lavoro, imprese e innovazione, città sostenibili, lotta al cambiamento climatico) e regressi su disuguaglianze, ecosistemi e cooperazione internazionale; rispetto al 2010 l’Italia peggiora per sei Obiettivi (sconfiggere la povertà; acqua pulita e servizi igienicosanitari; ridurre le disuguaglianze; vita sulla Terra; pace, giustizia e istituzioni solide; partnership) ed è stazionaria per altri quattro (sconfiggere la fame; salute e benessere; imprese, innovazione e infrastrutture; città e comunità sostenibili). Miglioramenti limitati si rilevano in sei casi (istruzione di qualità; parità di genere; energia pulita e accessibile; lavoro dignitoso e crescita economica; lotta contro il cambiamento climatico; vita sott’acqua). Un forte aumento si rileva solo per l’economia circolare.
Nel Rapporto – quest’anno dal titolo “Pace, giustizia e diritti: pilastri della sostenibilità” – si legge che l’instabilità geopolitica e i conflitti armati (sono 59 quelli attivi nel mondo, il numero più alto dalla fine della Seconda guerra mondiale) hanno determinato quasi 50 mila vittime civili nel 2024. Una tragedia cui se ne sommano molte altre meno visibili, ma ancora più letali: basti osservare che solo in Italia sono oltre 50mila le morti premature ogni anno per inquinamento atmosferico.
«L’Italia, e non da oggi, non è in una condizione di sviluppo sostenibile – sottolinea il direttore scientifico dell’ASviS, Enrico Giovannini – L’Italia continua a non dotarsi di politiche adeguate, mentre l’Europa sta facendo scelte errate e sta perdendo quel ruolo di guida nel campo della sostenibilità che aveva assunto negli ultimi anni. Come segnalato già l’anno scorso, la mancanza di una strategia post-Pnrr pone il nostro Paese in una condizione di estrema fragilità economica, sociale e ambientale e lo stesso Governo prevede che le politiche attuali non cambieranno nulla nei prossimi anni in termini di povertà, disuguaglianze ed emissioni di gas climalteranti. Ecco perché l’ASviS propone interventi innovativi e robusti, nonché una profonda revisione del Piano strutturale di bilancio (Psb), per puntare a riforme e investimenti che portino il Paese su un sentiero di sviluppo sostenibile».

In Italia dei 38 target quantitativi (legati ai 17 Obiettivi) definiti a livello europeo o nazionale, da raggiungere entro il 2030, solo undici (il 29% del totale) sono raggiungibili, cinque (13%) hanno un andamento discordante nel corso del tempo e ben ventidue (58%) non appaiono raggiungibili. L’attuazione dell’Agenda 2030 non appare centrale nel disegno delle politiche pubbliche e le misure adottate nel 2025 non imprimono l’accelerazione necessaria e, in alcuni casi, risultano in contrasto con quanto previsto dalla Strategia nazionale di sviluppo sostenibile (Snsvs) 2022, adottata dall’attuale Governo a settembre del 2023, e poi dimenticata.
Che fare? Dal Rapporto emergono con chiarezza le linee d’azione da intraprendere, ma è necessaria una riforma complessiva della governance nazionale dello sviluppo sostenibile e la definizione urgente del Piano per l’Accelerazione trasformativa (Pat) che, nel settembre del 2023, il Governo italiano si è impegnato in sede Onu a definire per accelerare il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030: l’ASviS propone quindi di completare la revisione della Snsvs entro l’inizio del 2026, definire il Pat entro la metà del prossimo anno e approvare un nuovo Psb nel 2027, coerentemente con quanto precede il Patto di stabilità e crescita europeo.