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L’indagine condotta da Associazione Isde e Osservatorio mobilità urbana sostenibile promosso da Clean cities campaign e Kyoto club

Qualità dell’aria, in Italia il primo trimestre dell’anno è da emergenza sanitaria

Milano, Torino, Modena, Padova, Vicenza: numerose città capoluogo e grandi centri urbani hanno già oltrepassato, spesso per la maggior parte dei giorni, le soglie di sicurezza fissate sia dalla normativa europea che dall’Organizzazione mondiale della sanità
 |  Inquinamenti e disinquinamenti

Un primo trimestre 2025 da dimenticare. O, almeno, rispetto al quale cambiare decisamente rotta. I rilevamenti sulla qualità dell’aria nei Comuni italiani relativi ai mesi di gennaio, febbraio e marzo sono allarmanti: numerose città capoluogo e grandi centri urbani hanno già oltrepassato, spesso per la maggior parte dei giorni, le soglie di sicurezza fissate sia dalla normativa europea che dall’Organizzazione mondiale della sanità. E questo sia per quanto riguarda il particolato fine (PM2,5) sia per il biossido di azoto (NO2). In alcune aree di grandi città, come la zona Rebaudengo a Torino, dall’inizio dell’anno non si è registrato nemmeno un giorno con valori inferiori ai limiti.

L’analisi è stata condotta dall’Associazione italiana medici per l’ambiente (Isde Italia), l’Osservatorio mobilità urbana sostenibile promosso da Clean cities campaign e Kyoto club, che da gennaio 2025 hanno iniziato ad esaminare mensilmente, in 26 città italiane di 17 regioni, i dati rilevati dalle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria gestite dalle Arpa/Appa che fanno parte del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente. Nell’indagine sono considerate le medie giornaliere relative alle polveri sottili ed al biossido di azoto, inquinanti per i quali le Linee Guida Oms del 2021 e la nuova Direttiva europea n. 2024/2881 individuano limiti più restrittivi da non superare.

Questa attività, secondo l’intento dei promotori dell’iniziativa, potrà essere utile per sensibilizzare la popolazione e gli amministratori pubblici sui danni alla salute da inquinamento atmosferico. Isde e le altre associazioni presenti sul territorio, in base all’andamento dei dati, agiranno nei confronti delle amministrazioni competenti affinché mettano a punto azioni idonee per la riduzione dell’inquinamento. 

I dati relativi al primo trimestre 2025 mostrano molte situazioni assai preoccupanti:

  • per le polveri sottili le criticità sono sostanzialmente concentrate nella Pianura Padana;
  • per quanto riguarda il biossido di azoto valori elevati sono stati rilevati anche in molte città del Sud, dove evidentemente pesano i problemi relativi alla mobilità. Un contributo significativo, nelle città portuali (come indicato dal grafico ricavato dai dati degli inventari regioni sulle emissioni in atmosfera) è dato anche dal trasporto navale.

Se si confrontano i dati con la media giornaliera più restrittiva (45 microgrammi per metro cubo d’aria prevista dall’Oms e dalla Direttiva Ue), si può osservare dall’indagine che il numero di superamenti è più elevato: dopo tre soli mesi è già stato superato il limite previsto dalla Direttiva europea (18 volte) in 10 città (Milano, Modena, Padova, Vicenza, Parma, Torino, Brescia, Venezia e Terni) mentre il numero di superamenti da non eccedere per l’OMS (tre – quattro volte l’anno) è già superato in 23 città su 26, fanno eccezione Genova, Pescara e Prato.

Se confrontiamo poi la media dei tre mesi con quella annua vediamo dall’indagine che 2 stazioni (Milano e Vicenza) superano i 40 microgrammi per metro cubo (limite di legge attuale), 47 stazioni su 54 superano i 20 microgrammi per metro cubo (valore limite previsto dalla nuova Direttiva europea) e tutte superano ampiamente i 15 microgrammi per metro cubo indicati dalle Linee guida Oms 2021 per tutelare la salute umana.

L’inquinamento atmosferico, ormai si sa ampiamente, è il principale rischio ambientale per la salute pubblica in Europa e in Italia, in quanto responsabile dell’aumento di patologie respiratorie, cardiovascolari, metaboliche, neurologiche, oltre ad avere effetti negativi sulla salute riproduttiva e sullo sviluppo infantile. 

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ogni anno nel mondo oltre 7 milioni di persone muoiono prematuramente a causa dell’aria inquinata mentre l’Agenzia Europea dell’Ambiente stima che solo nel nostro Paese l’esposizione agli inquinanti atmosferici provochi decine di migliaia di decessi prematuri all’anno.

A fine 2024 è stata pubblicata la Direttiva europea sulla Qualità dell’Aria n.2024/2881, che stabilisce i nuovi limiti in vigore dal 1° gennaio 2030. Tali limiti si avvicinano a quelli raccomandati dall’OMS per tutelare la salute umana per i principali inquinanti. Gli Stati membri hanno due anni di tempo per recepire la Direttiva, ma è indispensabile agire da subito per garantire la riduzione dei livelli di inquinamento atmosferico e salvaguardare la salute delle persone. I cittadini di oggi, viene sottolineato, devono avere lo stesso diritto dei cittadini del 2030 a respirare un’aria che non li faccia ammalare.

Sottolinea Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club: «Procedere rapidamente sulla strada della decarbonizzazione, ricorrere a efficienza energetica e fonti rinnovabili, e togliere veicoli inquinanti dalle nostre strade trasformando il modo in cui ci muoviamo è urgente e necessario se vogliamo risolvere l’emergenza sanitaria dell’inquinamento atmosferico e fermare la crisi climatica. Occorre investire decisamente in mobilità sostenibile (trasporto pubblico locale e mobilità attiva), non come fa il Governo in senso esattamente contrario, dirottando, con la legge di bilancio 2025 tutte le risorse per la mobilità diverse da quelle del Pnrr, a favore del Ponte di Messina».

Roberto Romizi, presidente Isde Italia e Paolo Bortolotti, responsabile progetto inquinamento dell’aria di Isde, spiegano: «L’inquinamento atmosferico rappresenta una vera e propria emergenza sanitaria. Gli effetti sulla salute sono documentati da un’enorme mole di evidenze scientifiche: aumentano le malattie respiratorie, cardiovascolari, neurodegenerative, i disturbi dello sviluppo nei bambini e i problemi riproduttivi negli adulti. Di fronte a questi dati, non possiamo più permetterci esitazioni. È necessario ridurre subito le emissioni inquinanti attraverso politiche più ambiziose e coerenti con le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Chiediamo alle istituzioni italiane (dal livello locale a quello nazionale) ed europee di agire con urgenza, recependo immediatamente i nuovi limiti sulla qualità dell’aria, investendo in mobilità sostenibile e transizione energetica. Proteggere la salute delle persone e migliorare la qualità della vita nelle nostre città non è solo un obiettivo, ma un dovere civile e scientifico».

Fabrizio Bianchi, epidemiologo ambientale Cnr Pisa, osserva che «nel valutare gli impatti attesi, cioè i morti prematuri e i malati attribuibili a inquinamento, non bisogna sottovalutare il fatto che a causa dell’esposizione che si cumula nel tempo la salute dei cittadini e delle comunità diventa sempre più fragile»

Giovanni Viegi, medico pneumologo ed epidemiologo Cnr, aderente a Sip, Siaaic, Aie ed Isde, past president della Società europea di pneumologia, ricorda che «la recente seconda Conferenza Mondiale su Inquinamento Atmosferico e Salute, organizzata dall’Oms a Cartagena (Colombia), 25-27 marzo 2025, cui hanno partecipato istituzioni governative e non governative, università, centri di ricerca, associazioni di pazienti di oltre 70 Paesi, oltre a fare il punto sul carico di malattia, riguardante ormai tutti gli organi ed apparati, causato da inquinamento atmosferico e cambiamento climatico, ha lanciato un appello ad agire per ridurre del 50% gli effetti avversi sulla salute entro il 2040. Per fare ciò, è necessario un impegno multisettoriale verso la prevenzione, che coinvolga la pianificazione urbana (con incremento di aree verdi), il sistema dei trasporti (privilegiando i trasporti pubblici su rotaia, le biciclette, il camminare), il sistema di produzione di energia (passando dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili)».

Redazione Greenreport

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