«Il clima sta ridisegnando tempi e geografia dell’acqua con siccità prolungate e piogge concentrate»
Nell’ambito del report “Il futuro dell’acqua”, presentato alla fiera Accadueo di cui greenreport è media partner, sono state realizzate una serie di interviste a soggetti qualificati del settore idrico. «Le interviste hanno avuto l’obiettivo di mettere in luce non solo le principali difficoltà operative e gestionali percepite dai protagonisti del comparto – viene sottolineato – ma anche le prospettive di innovazione e le strategie prioritarie che, a detta degli esperti, dovrebbero essere perseguite per rendere il Servizio Idrico Integrato più efficiente, sostenibile e resiliente».
Quella che segue è l’intervista al direttore generale Anbi, Massimo Gargano.
Intervista
Che ruolo hanno oggi i consorzi di bonifica e irrigazione nella gestione della risorsa idrica in Italia?
I Consorzi di bonifica e irrigazione (CB), enti pubblici di autogoverno, rappresentano l’unico presidio territoriale capace di integrare cultura dell’acqua, manutenzione e digitalizzazione al servizio della difesa idrogeologica, della continua produttività delle imprese e della competitività delle filiere agroalimentari locali. Parliamo di enti che gestiscono 231.044 km di canali irrigui e di scolo, 16.686 km di argini, 22.839 briglie e sbarramenti per la laminazione delle piene, 960 impianti idrovori di difesa idrogeologica, 1.668 impianti di sollevamento delle acque, 914 invasi a prevalente uso irriguo, 342 impianti di produzione di energia idroelettrica e 110 impianti di produzione di energia fotovoltaica.
Il ruolo odierno dei CB nella gestione della risorsa idrica a fini irrigui è la condizione abilitante per scongiurare la desertificazione imprenditoriale e l’abbandono dei territori, dalle aree costiere fino alle aree interne del nostro Paese. La superficie agricola italiana attrezzata con impianti irrigui collettivi è pari a circa 3,5 milioni di ettari, capaci di garantire cibo di qualità. Cibo di qualità significa anche acqua di qualità e se pensiamo che, secondo l’OCSE, nel 2035 molti Paesi perderanno un punto di PIL a causa della crisi climatica e dell’assenza di acqua allora il ruolo dei CB diviene ancor più strategico.
Strategie che ogni giorno i CB mettono in campo per il contrasto ai cambiamenti climatici. Il nostro Paese è l’hotspot di questi cambiamenti sul Mar Mediterraneo che negli ultimi due anni hanno generato perdite, per il solo settore primario, superiori ai 18 miliardi di euro. Noi come ANBI, insieme ai CB, promuoviamo una cultura dell’acqua con la consapevolezza che ogni goccia d’acqua risparmiata oggi è un tassello per il futuro di domani; allo stesso tempo promuoviamo una cultura della manutenzione, elemento chiave di sviluppo, perché per gestire l’acqua bisogna prima essere in grado di trattenerla; infine, la digitalizzazione, e lo facciamo tramite la nostra piattaforma di consiglio irriguo IRRIFRAME e la certificazione GocciaVerde che traccia la risorsa lungo tutta la filiera, dal produttore al consumatore.
Quali sono le principali criticità che riscontrate nella gestione della risorsa idrica a fini irrigui e ambientali (es. infrastrutture obsolete, perdite, frammentazione, digitalizzazione insufficiente, impatti climatici)?
Il clima sta ridisegnando tempi e geografia dell’acqua con siccità prolungate e piogge concentrate. Gli effetti del cambiamento climatico sono ormai sempre più forti, sempre più imprevedibili e sempre più distruttivi. In questo scenario i CB agiscono da attori multifunzionali capaci di tenere insieme sicurezza dei territori e salvaguardia degli ecosistemi.
I grandi invasi in Italia hanno un’età media di oltre 60 anni e la loro capacità di invasamento potenziale si scontra con l’assenza di interventi infrastrutturali e manutentivi. Proprio in risposta a ciò e alla necessità di aumentare la capacità di stoccaggio delle acque piovane, attualmente ferma all’11%, ANBI insieme a Coldiretti propone al Paese una risposta concreta a tutto ciò: il Piano Bacini Idrici Multifunzionali. Si tratta di circa 10.000 invasi di piccole e piccolissime dimensioni da realizzare entro il 2030, in terra battuta e senza l’uso di cemento così da garantire la ricarica della falda e che non vanno in alcun modo ad interferire con la vita dei fiumi e degli ecosistemi, anzi ne promuovono la vivificazione. Questa risposta concreta che, come CB, diamo al Paese ha una duplice finalità: aumentare la capacità di stoccaggio delle acque piovane ed allinearci ad altri Paesi europei come Francia e Germania che arrivano quasi al 30% ma soprattutto ridurre una delle voci di spesa più impattanti per i CB e a cascata per i consorziati e per i consumatori ovvero i costi energetici. Su questi piccoli invasi possono essere costruiti impianti di fotovoltaico galleggiante, senza sottrarre terra all’agricoltura, e dove le condizioni geografiche lo permettano anche impianti idroelettrici con relativi pompaggi.
L’assenza di schemi idrici di collegamento rappresenta una criticità per il settore irriguo che rappresentiamo ma anche per i cittadini. Abbiamo regioni che sversano in mare grandi quantitativi di acqua e regioni, spesso limitrofe, assetate. Questo non può e non deve accadere. Urge intervenire in prevenzione e non in emergenza come spesso accaduto negli ultimi anni, cambiando quel paradigma che invece risulta radicato nel nostro Paese.
L’insufficienza nella digitalizzazione, invece, riguarda altre forme di servizi di distribuzione idrica e non noi come ANBI e CB. Da anni siamo impegnati a promuovere e diffondere la nostra piattaforma di consiglio irriguo, IRRIFRAME, capace di combinare dati pedologici, climatici e colturali per offrire agli agricoltori uno strumento innovativo capace di rispondere e mitigare, almeno in parte, gli effetti del cambiamento climatico. Sono oltre 15.000 le imprese agricole che utilizzano la piattaforma sull’intero territorio nazionale con un risparmio annuo di quasi 500 milioni di m3/acqua. Il prossimo passo sarà l’implementazione dell’AI all’interno della nostra piattaforma.
Altro strumento di innovazione e digitalizzazione è la certificazione GocciaVerde, promossa da ANBI, che attesta l’uso sostenibile della risorsa idrica e la tutela quali- quantitativa lungo tutta la filiera agroalimentare, generando tracciabilità verso consumatori e istituzioni.
Quali sono le innovazioni tecnologiche che ritenete più efficaci per rendere l’irrigazione e la gestione del territorio più sostenibili?
Le innovazioni più efficaci sono quelle che i CB sanno governare dall’inizio alla fine, trasformando il dato in decisione e la decisione in servizio. La dorsale è un’infrastruttura digitale che misura in continuo e comanda da remoto grazie a reti distrettualizzate e gestite a pressione costante, paratoie e valvole automatizzate, misuratori intelligenti e sistemi di controllo consentono di superare le erogazioni, e irrigazioni, “ a calendario” e passare a modelli basati su reali fabbisogni, stabilizzando le portate nei periodi critici e riducendo dispersioni ed energia. A monte, modelli idrologici e idraulici, che troveranno ulteriore sviluppo grazie all’ausilio dell’AI, e consentiranno simulazioni di scenari in condizione di siccità o piena ma anche piattaforme di consiglio irriguo (IRRIFRAME) quali strumenti costantemente operativi e funzionali capaci di supportare gli agricoltori; a valle, diffusione di tecniche di irrigazione capaci di centellinare l’acqua sulle reali esigenze fenologiche, salvaguardando qualità e quantità.
Questa efficacia tecnologica resta in piedi perché sorretta da una innovazione organizzativa tipica dei CB, la forma di autogoverno consortile. La prossimità decisionale e la rappresentanza diretta allineano incentivi, accorciano i tempi tra analisi e intervento e rendono accettabili le scelte di allocazione nei periodi critici.
Ma non è solo la tecnologia a poter rendere l’irrigazione e la gestione del territorio più sostenibile. Accanto ad opere e dati, infatti, i CB custodiscono un patrimonio immateriale fatto di paesaggi irrigui storici, reticoli minori, zone umide e aree di ricarica che funzionano da corridoi ecologici e serbatoi di biodiversità. Su questo capitale si innesta la cultura dell’acqua. Ed è così che l’innovazione non resta un catalogo di strumenti ma diventa un metodo ed un modello condiviso che solo i CB sanno valorizzare al meglio.
Dal vostro punto di vista, che impatto hanno avuto gli investimenti del PNRR e degli altri strumenti di finanziamento sul rafforzamento della sicurezza idrica e sull’ammodernamento delle reti?
Gli investimenti degli ultimi anni hanno prodotto un effetto concreto sul rafforzamento della sicurezza idrica e sull’ammodernamento delle reti consortili, accorciando la distanza tra progetto e cantiere e riportando al centro una programmazione di lungo periodo.
Dal solo PNRR, i CB hanno messo in campo interventi per circa 1,6 miliardi di euro con un risparmio, al termine dei lavori, di 1 miliardo di m3 di acqua.
Il PNRR ha agito su due fronti complementari, da un lato con la Misura 4.1 del MIT ha permesso di mettere mano all’ossatura primaria dell’approvvigionamento (dighe, invasi, adduzioni), migliorando la capacità di regolazione stagionale e la laminazione delle piene; dall’altro con la Misura 4.3 del MASAF ha consentito l’adeguamento della distribuzione irrigua, favorendo interconnessioni tra schemi, reti in pressione, automazione e riduzione di eventuali perdite. L’effetto combinato tra le due misure ha permesso di efficientare ancor di più il servizio irriguo, con pressioni stabilizzate nei periodi estivi e di maggior richiesta irrigua e maggiore coerenza con gli obiettivi ambientali lungo i corpi idrici. I CB sono stati gli unici enti a centrare il 100% dei target previsti dal PNRR con tutti i progetti che si concluderanno, o sono già conclusi, nelle scadenze preventivate.
Su questo ha pesato positivamente anche l’esperienza maturata con il PSRN che ha generato progetti esecutivi (quasi 400 milioni), standard tecnici e capacità amministrative poi scalate anche al PNRR. Considerando anche gli interventi finanziati dalle leggi nazionali, i Consorzi di bonifica e irrigazione hanno realizzato opere per un valore complessivo prossimo ai 3 miliardi di euro.
L’attività di pianificazione, progettazione e realizzazione dei CB non si ferma qui ma proseguirà con il PNIISSI, che rappresenta una pipeline pluriennale e ordinata di priorità, dando certezza ad investimenti strategici. Il PNIISSI ad oggi vale 12 miliardi di euro per quasi 418 progetti. Di questi, circa 4 miliardi sono i progetti cantierabili dei CB, una massa critica che consentirà di completare cantieri attesi e di avviare nuove infrastrutture capaci di aumentare la resilienza dei territori e la compatibilità con gli ecosistemi.
Nei giorni scorsi è stato dato il via ai lavori per la Diga di Campolattaro, una delle più grandi opere irrigue del Mezzogiorno, a dimostrazione della grande capacità del sistema consortile di programmare ed eseguire interventi strategici con lotti funzionali, tempi certi e regia unitaria, trasformando i cantieri in sicurezza idrica per imprese e territori.
Secondo voi, quali strategie o riforme servirebbero per migliorare il coordinamento tra servizio idrico integrato, agricoltura e tutela del territorio?
Per rafforzare un eventuale coordinamento tra Servizio Idrico Integrato (SII), agricoltura e tutela del territorio è necessario partire da un assunto ben definito: la chiara distinzione di ruoli e funzioni, oltre al riconoscimento della specificità consortile. Il SII è concepito per gestire acqua ad uso potabile con logiche industriali e urbane; i CB governano quotidianamente reti diffuse, suolo e acque superficiali, secondo ottiche di autogoverno, assumendo decisioni che incidono su campi, ecosistemi e sicurezza idraulica. Questa prossimità tecnica, amministrativa e sociale consente di definire al meglio l’ambito di operatività degli uni e degli altri, dove da un lato il SII eroga un servizio urbano, dall’altro i CB sono i registri territoriali dell’acqua.
In un contesto di scarsità strutturale, il punto d’incontro può essere responsabilmente individuato nel riuso delle acque reflue affinate per scopi irrigui, in un quadro di definizione e chiarezza preventiva. La leva è la doppia certificazione, da parte di enti terzi, sia a monte, presso il SII, sia a valle prima che tali acque giungano al CB. Certificazione che interessa la compatibilità ambientale e colturale di tali acque, fermo restando la tutela della salute dei suoli, delle imprese agricole e dei cittadini. Questa architettura potrà esistere solo e soltanto se formalizzata da accordi che prevedano l’assoluta neutralità economico-finanziaria per i CB e in una logica del “chi inquina paga”, fermo restando che tali oneri risultano già corrisposti in tariffa e non possono in alcun modo gravare né sui CB né sulla contribuenza consortile.
In un futuro perimetro regolatorio chiaro, la figura di prossimità dei CB potrà rendere effettivo il coordinamento e trasformare una criticità in una risorsa.