Energia e clima, il Pniec italiano è in ritardo su tutta la linea: rinnovabili ferme al 25% del target
In vista della Cop30 ormai alle porte in Brasile, il think tank italiano per il clima Ecco ha appena aggiornato l’annuale rapporto sull’andamento del Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) approvato dal Governo Meloni, che dovrebbe guidare la transizione energetica del Paese da qui al 2030.
Il piano, approvato a luglio 2024, s’inserisce nell’ambito dello sforzo europeo per portare alla riduzione delle emissioni nette continentali del 55% al 2030 rispetto ai livelli del 1990, ma è in partenza lacunoso come ricordato nei giorni scorsi dalla Cgil in Parlamento.
«Il Pniec – argomenta il sindacato – presenta sostanziali divari rispetto agli obiettivi climatici europei, per le rinnovabili, punta a un contributo del 39,4% al consumo finale lordo di energia entro il 2030, a fronte di un obiettivo europeo vincolante del 42,5%, con l’aspirazione di raggiungere il 45%, mentre per le emissioni totali di gas serra prevede una riduzione del 49% al 2030, rispetto al 1990, invece del 55%, e del 60% al 2040, invece del 90%. La distanza è ancora più evidente se guardiamo ai risultati realizzati al 2023: l’Italia ha ridotto finora le emissioni del 26% rispetto al 1990, mentre la media europea è stata del 37%».
Nonostante i target nazionali siano piuttosto timidi, risulta ad oggi a rischio anche il loro raggiungimento. L’analisi Ecco mostra infatti che i settori trasporti e civile non stanno riducendo le emissioni in linea con il percorso dell’Unione europea, aprendo a rischio di infrazioni e a maggiori oneri per i conti pubblici.
Più nel dettaglio, il settore trasporti rappresenta oggi il 28% delle emissioni nazionali, in crescita del 7% dal 1990 anziché in calo; nel comparto civile, a seguito della riduzione tra il 2021 e il 2022 per la crisi dei prezzi gas, le emissioni si sono stabilizzate senza evidenziare tendenze alla ulteriore riduzione con, inoltre, una contrazione sul volume di investimenti da 120 miliardi del 2021 a 20 mld nel 2023; sul fronte energetico l’Italia ha installato +13,5 GW di impianti rinnovabili nel 2023-2024 e solo +4 GW nei primi 8 mesi 2025, raggiungendo così appena il 25% del target +70 GW nel periodo 2023-2030; l’ultimo catalogo dei Sussidi ambientalmente dannosi pubblicato dal Governo a dicembre 2024, relativo ai dati del 2022, evidenzia un incremento di 3,2 mld di euro per un totale di 24,19 mld di euro nell’anno preso in esame; oneri e imposte sull’elettricità fino a 3 volte maggiori rispetto al gas e circa il doppio in confronto a diesel/benzina.
«Senza un riallineamento immediato del Pniec agli obiettivi – commenta Chiara Di Mambro, direttrice strategia Europa e Italia di Ecco – l’Italia pagherà due volte: in competitività e in bolletta. Servono scelte sulle politiche fiscali e industriali che spostino consumi e investimenti verso elettricità, efficienza e rinnovabili». Da qui le principali proposte del think tank:
- Riforma fiscalità energetica: occorre una revisione generale di imposte e oneri sull’elettricità perché i consumatori possano vedere riflessi in bolletta i benefici di tecnologie più efficienti;
- Eliminazione dei Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD) espliciti e impliciti;
- Accelerare lo sviluppo di tecnologie quali: pompe di calore, ricarica fast/ultrafast, utility-scale storage e integrare nel mercato elettrico le rinnovabili a prezzi competitivi;
- Fondo automotive pluriennale: incentivi prevedibili per BEV/PHEV, flotte aziendali a emissioni zero, e sviluppo filiere (batterie, componentistica).
- Strategia finanziaria clima: uso mirato di proventi ETS/ETS2, ruolo di CDP/SACE/Invitalia e strumenti di de-risking.
- Governance & monitoraggio: approvazione di una legge clima nazionale, attivazione di un Osservatorio PNIEC, integrare PSC con indicatori su povertà energetica e mobilità e tracciamento per quintili di reddito/territorio.