Nei mari italiani sono presenti 263 specie aliene, e il 68% ha insediato popolazioni stabili

Slow fish: «La bioinvasione nel Mediterraneo è in costante aumento, il cambiamento climatico ha avuto un effetto determinante»

[9 Maggio 2019]

Non ci sono solo i rifiuti – in materie plastiche o meno – a costituire una grave minaccia per la biodiversità dei mari italiani. La crescente presenza di specie aliene rappresenta un’altra emergenza da gestire, come evidenzia l’analisi condotta nel merito da dal ministero dell’Ambiente in collaborazione con Ispra e le 15 Arpa costiere e presentata oggi nel contesto di Slow fish (la kermesse a marchio Slow food in corso a Genova).

Al 2018 sono state calcolate 263 specie non indigene nelle acque italiane, di cui il 68% ha stabilito popolazioni stabili lungo le nostre coste. «Questo dato ci dice che la bioinvasione nel Mediterraneo è in costante aumento e, per quanto riguarda le specie provenienti dal Mar Rosso, il cambiamento climatico ha avuto un effetto determinante, sia attraverso la modifica delle correnti, che hanno consentito l’arrivo di queste specie dai mari orientali, sia rendendo l’ambiente più favorevole a specie tropicali» aggiunge Franco Andaloro, esponente del Comitato scientifico di Slow Fish.

«Quindi se da un lato si riducono le specie introdotte volontariamente dall’uomo con l’acquacoltura, dall’altro aumenta la migrazione di quelle che arrivano attraverso il canale di Suez. La conservazione dell’ambiente è essenziale in quanto si è evidenziato che le specie aliene sono meno presenti in ambienti sani e protetti». Un tema, questo, analizzato anche all’interno del programma di Slow Fish, dove cuochi e pescatori si confrontano e raccontano come stanno cercando di trasformare un problema in una risorsa. «È infatti importante un loro utilizzo alimentare per limitarne la diffusione», conclude Andaloro.