Scarlino, dopo lo stop al termovalorizzatore è procedura di licenziamento per 36 dipendenti

Avviato un confronto in Regione per provare a salvaguardare i posti di lavoro, o verificare sul territorio possibilità occupazionali alternative

[8 Febbraio 2019]

Come conseguenza della sentenza del Consiglio di Stato che ha di fatto imposto lo stop al termovalorizzatore del Casone di Scarlino, gestito da Scarlino Energia, da due giorni è partita la procedura di licenziamento per i 36 dipendenti dell’azienda, che a dicembre – in vista della ripresa delle attività, che allora sembrava imminente – accettava candidature per coprire altri 21 posti di lavoro.

Adesso la prospettiva si è ribaltata, e l’incerto futuro dei 36 dipendenti di Scarlino energia è stato oggi al centro dell’incontro convocato a Firenze dal consigliere del presidente della Regione Toscana per le politiche del lavoro (Gianfranco Simoncini), cui hanno partecipato i rappresentanti dei sindacati Cgil, Cisl, Uil e Cisl, i sindaci di Follonica (Andrea Benini) e Scarlino (Marcello Stella) – che hanno promosso il ricorso contro il termovalorizzatore – e i rappresentanti dei comuni di Massa Marittima (il vicesindaco Luana Tommi) e di Monterotondo Marittimo (il consigliere comunale Marco Cerboneschi).

Come spiegano dalla Regione, nel corso dell’incontro si è deciso di procedere attivando due percorsi. Il primo prevede, come prossimo passo, una riunione in sede politica con azienda e sindacati per valutare se esistano i presupposti per la salvaguardia di tutti o almeno di una quota dei posti di lavoro. Sarà la Regione a convocare questo tavolo entro la prima settimana di marzo, durante i tempi di confronto in sede sindacale sulla procedura di licenziamento collettivo.

Il secondo riguarda l’azione che, in parallelo, potranno svolgere Comuni e sindacati per verificare l’esistenza sul territorio di possibilità occupazionali alternative.

A sostegno di questo percorso Simoncini ha ricordato che, essendo il territorio dei comuni di Scarlino, Follonica, Gavorrano, Massa Marittima e Montieri considerato “area di crisi non complessa”, possono essere utilizzati strumenti di sostegno sia ai percorsi formativi di riqualificazione dei lavoratori, sia incentivi all’assunzione che alle iniziative di autoimprenditorialità. Queste opportunità potranno essere illustrate dalla Regione anche con incontri specifici sul territorio.