
Crollo del ghiacciaio Birch: un campanello d'allarme per il futuro delle Alpi

Un crollo improvviso, ma annunciato. È quello che ha interessato il ghiacciaio Birch, sopra il villaggio alpino di Blatten (Lötschen), nel Canton Vallese, avvenuto nella giornata di ieri. Come informa la SRF, radiotelevisione pubblica svizzera, grazie ai monitoraggi scientifici la popolazione e il bestiame della zona erano già stati evacuati il 19 maggio, ma una persona risulta ancora dispersa.
Il disastro è stato innescato da un lento ma massiccio distacco di circa nove milioni di tonnellate di materiale roccioso dal Kleines Nesthorn, che ha sovraccaricato il ghiacciaio Birch, portandolo al collasso; il sisma generato ha raggiunto una magnitudo di 3,1.
L’evento, che conferma la crescente instabilità delle aree glaciali e deglaciali, è diventato simbolo dell’urgenza climatica che investe l’intero arco alpino. A lanciare l’allarme è Legambiente, da anni in prima linea nel monitoraggio dei ghiacciai attraverso la campagna nazionale Carovana dei Ghiacciai, giunta alla sua VI edizione.
«Il crollo del ghiacciaio Birch, avvenuto ieri sopra il villaggio alpino di Blatten (Lötschen), nel Canton Vallese – commenta Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – rappresenta un campanello d’allarme per tutti i territori alpini e richiama con forza l’urgenza di rafforzare le politiche di mitigazione e di adattamento alla crisi climatica nelle aree montane, ma anche nei territori a valle».
Zampetti ha sottolineato la necessità di una governance europea dei ghiacciai e di un approccio integrato: «Per contrastare una crisi climatica che corre veloce e che non conosce confini, servono azioni urgenti e immediate e una governance europea dei ghiacciai con una maggiore cooperazione internazionale tra ricercatori, società civile e istituzioni insieme a campagne di informazione e sensibilizzazione, da affiancare ai preziosi monitoraggi in quota che nel caso del ghiacciaio Birch hanno permesso di prendere misure precauzionali evacuando la popolazione locale e il bestiame già il 19 maggio».
Il monitoraggio effettuato dalla campagna Carovana dei Ghiacciai 2024 ha messo in luce la grave sofferenza di numerosi ghiacciai italiani, tra cui l’Adamello, che ha registrato una perdita di spessore nel settore frontale di 3 metri, e il ghiacciaio del Careser (Gruppo Ortles–Cevedale), con una media di perdita di 190 centimetri. La situazione non è migliore in Alto Adige, dove i ghiacciai della Vedretta Lunga (Val Martello) e della Vedretta di Ries (Valle Aurina) hanno registrato perdite che vanno da un metro e mezzo a due metri.
Un altro aspetto preoccupante è l’aumento degli eventi meteo estremi in quota. Nel 2024, sono stati registrati 146 eventi meteo estremi sull’intero arco alpino, un numero che testimonia come il cambiamento climatico stia accelerando in modo allarmante.
Lo scenario è preoccupante, confermato anche dai dati scientifici più recenti: l’Europa Centrale – Alpi e Pirenei in testa – si sta riscaldando a una velocità circa doppia rispetto al resto del mondo.
«Per questo è urgente intervenire al più presto – ribadisce Zampetti – come ci ricorda anche l’Onu nell’Anno Internazionale dei Ghiacciai, e su cui non sono ammessi più ritardi».
