Valencia ricorda le 237 vittime dell’alluvione di un anno fa, ma dominano rabbia e timori per il futuro
È passato un anno dalla devastante alluvione che un anno fa a Valencia ha ucciso 237 persone. Si è deciso di tenere alle 18 di oggi un funerale di Stato per commemorare tutte le vittime, ma in questa giornata, oltre al ricordo, a tenere banco sono la rabbia e i timori per il futuro. Nel mirino c'è il presidente regionale Carlos Mazón, al quale le associazioni delle vittime hanno intimato di non partecipare alla commemorazione (il governatore è accusato di aver minimizzato l’allarme meteo e di essere stato irreperibile mentre si consumava la tragedia), E poi ci sono Salomé Pradas, ex assessore alla Giustizia a capo del Cecopi (il comitato tecnico di protezione civile) e il suo ex vice, José Antonio Martinez. Questi ultimi due sono entrambi indagati (al contrario dell’esponente del Partito popolare spagnolo Mazón, che è coperto da immunità) dalla giudice Nuria Ruiz Tobarra, che sta guidando l’inchiesta sulle responsabilità di quanto avvenuto in seguito allo scatenarsi dell’evento meteo estremo Dana (Depressione atmosferica in alti livelli): le vittime accertate furono 70 già nelle prime ore, con un bilancio definitivo che però poi è arrivato a 237. Le accuse mosse dagli inquirenti sono di «negligenza» e «grave incompetenza» nella gestione della crisi. Tra gli elementi che sono alla base dell’accusa ci sarebbero dei video del Cecopi che dimostrano che le autorità locali erano state ben informate per riguardo la situazione, e le famiglie delle vittime chiedono giustizia al grido di «ni oblio ni perdon» e ogni 29 del mese scendono in piazza nelle città colpite un anno fa per chiedere le dimissioni di Mazón.
Se a livello regionale il clima è questo, a livello nazionale il governo Sánchez sta cercando di mettere sul tavolo quanti più fondi possibili per venire in aiuto della cittadinanza e delle imprese colpite dall’alluvione. Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto che prevede una nuova linea di fondi da 750 milioni di euro più 180 milioni di aiuti per le piccole e medie imprese. Il decreto prevede anche diverse misure per «rafforzare la ricostruzione» delle zone danneggiate un anno fa, «migliorare e ampliare il sostegno» alle persone colpite, sostenere aziende e lavoratori autonomi danneggiati. Tra i principali provvedimenti contenuti, ha spiegato la portavoce del governo spagnolo, la ministra Pilar Alegría, c’è anche un programma di garanzia pubblica da 5 miliardi di euro complessivi, disponibile fino a dicembre 2040. È inoltre previsto l’ampliamento di un piano per l’acquisto di auto e altri veicoli rivolto a cittadini che hanno perso i propri nell’alluvione. Secondo i dati forniti dalla portavoce dell’esecutivo, ad oggi il “Piano di risposta immediata per la ricostruzione e il rilancio della Comunità Valenciana” ha permesso di stanziare 8 miliardi di euro. «Ciò significa che 85 euro su 100 ricevuti da famiglie, imprese, comuni ed enti colpiti provengono dal governo spagnolo», ha sottolineato la ministra Alegría.
Ma le preoccupazioni per il futuro sono ancora molte. Alla rabbia per il passato, si aggiungono i timori su quel che potrà ancora avvenire in questa regione. Gli esperti sottolineano che nonostante il governo abbia avviato un piano di ricostruzione da 16 miliardi di euro, misure e infrastrutture per la prevenzione non sono ancora sufficienti per dire che Valencia è al sicuro. La Spagna si è dotata di ottime linee guida e protocolli, ha spiegato Carmen Grau, docente di gestione delle catastrofi all’Università Waseda di Tokyo e consulente del comitato spagnolo per la ricostruzione post-Dana, ma «esistono soprattutto sulla carta»: «La teoria deve essere messa in pratica», ha avvertito con parole riprese da Euractiv, aggiungendo che i comuni necessitano di responsabili di crisi formati, esercitazioni regolari e piani d’azione chiari per scuole e centri sociali. José Trigueros, che è il presidente dell’Istituto di Ingegneria spagnolo, sottolinea che il Paese ha bisogno di «molte più opere idrauliche» per mitigare le future inondazioni: progetti statali già pianificati come nuove dighe e misure di controllo delle piene, spiega l’esperto, devono essere «accelerati con urgenza».