La bufala del ponte sullo Stretto di Messina da 200 treni al giorno. Per andare dove?
Ieri il Governo Meloni, attraverso il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess), ha approvato la realizzazione del fantomatico ponte sullo Stretto di Messina – il cui costo è stimato ad almeno 13,5 miliardi di euro tutti a carico dello Stato – senza che sia neanche definito l’intero progetto esecutivo.
Un «vero e proprio azzardo» secondo le principali associazioni ambientaliste nazionali (Greenpeace, Lipu, Legambiente, Wwf) che intervengono con una posizione unitaria sottolineando come «le dichiarazioni trionfalistiche del Governo e del ministro Salvini in particolare rientrino nel quadro della propaganda politica».
Quella in progetto col ponte è «un’opera inutile, costosa e molto rischiosa», come spiegato da tempo su queste colonne dal geologo e primo ricercatore del Cnr Mario Tozzi, ma per misurare il «quadro della propaganda politica» denunciata dagli ambientalisti c’è un dato più di altri che suona come una vera e propria bufala. La percorribilità del ponte nel 2032? L’impatto sul Pil italiano stimato in 23 miliardi di euro? No, la palma della sparata più grossa – messa nero su bianco dal ministero guidato da Matteo Salvini – è quella per la quale oltre a «6 corsie stradali con una capacità di 6.000 veicoli all'ora» il ponte sarà dotato di «2 binari ferroviari che potranno ospitare fino a 200 treni al giorno».
Per offrire una pietra di paragone, basti osservare che la stazione fiorentina di Santa Maria Novella – uno dei nodi centrali del sistema ferroviario nazionale, insieme a Roma Termini – vede passare circa 400 treni al giorno, attraverso i suoi 19 binari. Al di là delle molteplici criticità presenti nel progetto del ponte, sembra dunque davvero improbabile che possano transitare 200 treni al giorno sui 2 binari in ipotesi.
Per andare dove, poi? Dal lato continentale del ponte avremmo l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria, cui mancano 17,2 miliardi di euro per essere completata, mentre in Sicilia va ancora peggio: sull’isola l’85% delle ferrovie è ancora a binario unico e la metà non è elettrificata. Per migliorare davvero il fronte della mobilità, italiana e al sud in particolare, è dunque evidente che le priorità sarebbero altre rispetto a quella che si è intestata il ministro Salvini: il problema è che le risorse non ci sono, anche perché il ponte da solo assorbe l’87% delle risorse infrastrutturali stanziate in legge di Bilancio.