
La corsa a ostacoli delle rinnovabili in Italia. I costi burocratici per l’installazione di impianti fotovoltaici sono doppi rispetto a Paesi come la Spagna: dobbiamo semplificare

L’Italia sembra svegliarsi dopo dieci anni di letargo. Pur tra contestazioni e contraddizioni, nell’ultimo biennio sono infatti stati installati 13 GW solari ed eolici. Ma va ricordato che per raggiungere l’obiettivo 2030 si dovrebbero connettere alla rete almeno 10 GW all’anno. Cosa rallenta le installazioni? Ci sono valutazioni di carattere economico, problematiche autorizzative e sempre più frequentemente opposizioni locali e delle istituzioni.
Parliamo degli aspetti economici. Secondo Elemens, i costi burocratici per l’installazione di impianti fotovoltaici in Italia dal 2022 al secondo semestre del 2024 si sono dimezzati, rappresentando ora il 18% del costo totale di un impianto. Nonostante il miglioramento, rimangono doppi rispetto a Paesi come la Spagna e questo dato sottolinea la necessità di ulteriori semplificazioni. Riflessioni analoghe si possono fare per l’eolico.
L’installazione e la manutenzione degli impianti sono più elevati a causa della burocrazia, di opposizioni locali e della geografia che può rendere più complesso l’accesso ai siti. Resta il fatto che in Spagna, Germania e Francia i costi oscillano tra i 30 e i 60 euro per MWh mentre l’Italia si attesta tra i 60 e 90. Nell’ultima asta tedesca per oltre 2 GW, il prezzo medio di aggiudicazione per il fotovoltaico è stato di 47,6 euro per MWh. Nonostante le sfide legate a ritardi legislativi e normativi, il trend di crescita del solare rimane positivo, con un aumento significativo dei progetti di grandi dimensioni negli ultimi 12 mesi destinato a prolungarsi nel 2025.
Peraltro, va sottolineato che con i costi attuali per le aziende l’investimento si ammortizza in soli 3 o 4 anni, il che significa godere di energia a basso costo per i successivi 20. Tanto più interessante oggi, visti gli elevati costi del gas. Nel 2025 l’Italia supererà la soglia di due milioni di impianti fotovoltaici installati.
Un accenno anche al nucleare che sempre più spesso aleggia nelle discussioni energetiche. Riflettori sulla Finlandia dove l’eolico tra il 2019 e il 2024, è passato dal 7% al 24% della produzione elettrica, ma con la brutta sorpresa di vedere un taglio fino al 30% degli introiti. Il motivo è semplice. Il nucleare è arrivato in Finlandia a coprire il 35% della domanda elettrica con il risultato di obbligare l’eolico a ridurre la sua produzione. Un messaggio per l’Italia con i piani per una quota del 22% nucleare al 2050. È evidente che le rinnovabili che copriranno la quota restante rischieranno di vedere tagli per garantire il funzionamento a tavoletta dei reattori.
a cura di Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto club
