
Insider trading, “pump and dump”, conflitti d’interesse: i dazi Usa non partono, ma tra fake news e giravolte della Casa bianca, crolli e rimbalzi dei listini azionari, c’è chi si sta parecchio arricchendo. E le azioni Trump Media & Technology fanno +21%

Quello che sta succedendo sui mercati finanziari di tutto il mondo non si era mai verificato nella storia. Non stiamo parlando dei guadagni record degli indici Usa dopo i tracolli dei giorni scorsi. Impennate intorno al 10% del Dow Jones e dello Standard & Poor’s e addirittura oltre il 12% del Nasdaq c’erano state anche dopo il “lunedì nero” del 1987 e all’indomani della crisi finanziaria del 2008. Quel che non si era mai visto, invece, è una dinamica tipicamente da “pump and dump”, accuse di conflitti di interesse e sospetti di insider trading che vengono indirizzati proprio verso la Casa Bianca.
Andiamo con ordine. Dopo aver toccato livelli da «all time high» a metà febbraio, gli indici statunitensi hanno invertito la rotta e da quel massimo storico non hanno fatto altro che registrare un calo continuo man mano che Donald Trump annunciava nuovi dazi. I mercati finanziari europei non consentono di aprire delle posizioni “short”, cioè vendere azioni che non si posseggono, ma in America sì. Ogni tanto si legge, nelle giornate di rosso, che sono stati bruciati tot miliardi di dollari o euro. In realtà, per la struttura stessa dei mercati finanziari, nessuna somma di denaro va in fumo, bensì passa di mano. Chi guadagna quando le Borse crollano? Chi ha scommesso contro il mercato aprendo posizioni “short”, chi vende ai primi segnali di calo le azioni che possiede. Poi, all’inverso, chi guadagna quando i mercati tornano a salire? Chi apre posizioni “long” o ricompra azioni a prezzi nettamente inferiori rispetto a quello a cui le aveva vendute.
Ebbene, i giorni scorsi sono stati caratterizzati da pesanti sospetti di insider trading e accuse di confitti di interessi che hanno coinvolto la stessa amministrazione Trump. Il gestore di hedge fund Bill Ackman, diventato miliardario scommettendo contro il mercato alla vigilia del fallimento della Lehman Brothers del 2008 e critico nei confronti dei dazi trumpiani, nei giorni scorsi ha puntato il dito contro il segretario al Commercio Howard Lutnick, già Ceo e presidente del colosso finanziario Cantor Fitzgerald, dicendo in sostanza che il crollo delle azioni stava portando acqua al suo mulino, che guadagna con le meno rischiose obbligazioni quando l’azionario soffre: «Ho appena capito - ha scritto Ackman sulla piattaforma social X – perché @howardlutnick è indifferente al mercato azionario e al crollo dell’economia. Lui e Cantor sono lunghi sulle obbligazioni. Lui guadagna quando la nostra economia implode. È una pessima idea scegliere un Segretario al Commercio la cui azienda ha massicci investimenti sul reddito fisso. È un conflitto di interessi inconciliabile».
Non solo. In più di un’occasione è emersa anche una dinamica che ha tutti i connotati del famigerato «pump and dump», ovvero quella strategia fraudolenta detta appunto «pompa e sgonfia» che consiste nel fare impennare e crollare i prezzi dei listini attraverso dichiarazioni fatte o fatte filtrare o anche attraverso false notizie smentite con un certo ritardo. E proprio la piattaforma X usata da Ackman per denunciare il conflitto d’interessi del segretario al Commercio Usa ha fatto da detonatore a un incredibile giro sulle montagne russe, lunedì. Un'intervista di Fox News al consigliere economico della Casa Bianca Kevin Hassett è stata ripresa da alcuni account modificandone il senso e annunciando che Trump stava considerando di mettere in pausa per 90 giorni l’entrata in vigore dei dazi per tutti i Paesi tranne che per la Cina. Il messaggio è stato rilanciato (e più tardi cancellato) dall’account “Walter Bloomberg” (aggregatore di notizie molto seguito nell’ambiente del trading ma che non ha nulla a che fare con Bloomberg) e i prezzi delle azioni sono schizzati in pochi minuti. La Casa Bianca ha smentito, ma soltanto un’ora dopo, quando i grafici dei listini presentavano poderose colonnine verdi. E, dopo la smentita, in pochi minuti di nuovo altrettanto poderose colonnine rosse hanno segnalato che qualcuno stava guadagnando con le vendite e le posizioni “short” e qualcuno invece ci aveva rimesso un bel po’ di soldi.
Ma l’evento più eclatante è stato ieri, quando lo stesso Trump ha scritto sul suo account sul suo social (nel senso di sua proprietà) Truth: «THIS IS A GREAT TIME TO BUY!!! DJT». Così, a lettere cubitali, con tre punti esclamativi e quelle tre lettere finali che non sono soltanto le inziali del tycoon, ma anche le lettere che indicano le azioni quotate sul Nasdaq della Trump Media & Technology, azienda di proprietà del presidente Usa mediante la quale ha lanciato Truth Social. Ebbene, poche ore dopo questo messaggio, è stata veicolata sempre da Trump e sempre dalla piattaforma Truth la notizia della pausa di 90 giorni per l’entrata in vigore dei dazi a esclusione della Cina. Da qui la volata di tutti i listini, dalla quale hanno ovviamente giovato quelli che hanno comprato azioni nei primi istanti dell’impennata, piuttosto che quelli che sono arrivati con più lentezza, quando il Nasdaq aveva magari già superato il 12% di profitto. Per la cronaca: le azioni della Media & Technology, DJT, hanno chiuso ieri a +21,65%.
Scrive Bloomberg, quello vero, che dopo la giornata di ieri «le persone più ricche del mondo hanno aggiunto 304 miliardi di dollari al loro patrimonio netto complessivo, il più grande guadagno in un giorno nella storia del Bloomberg Billionaires Index, mentre i mercati azionari salivano alle stelle dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è impegnato a sospendere i dazi su alcuni partner commerciali». E ancora: «Chi ha registrato i maggiori guadagni mercoledì è stato il Ceo di Tesla, Elon Musk, che ha aggiunto 36 miliardi di dollari alla sua fortuna, mentre le azioni del produttore di veicoli elettrici sono balzate del 23%, seguito da Mark Zuckerberg di Meta Platforms, che ha guadagnato quasi 26 miliardi di dollari».
Il senatore Democrat Adam Schiff chiede al Congresso di indagare se sia ravvisabile un caso di insider trading. Quale organo dovrebbe portare avanti gli accertamenti? La Commissione giudiziaria o quella finanziaria del Senato. Entrambe sono presiedute dai Repubblicani. La Sec? Ovvero la Securities and exchange commission, che è l’equivalente della nostra Consob? Giusto poche ore fa il Senato Usa ha votato il nuovo chairman della Sec: al posto di Gary Gensler che era stato scelto sotto la presidenza Biden, ora ai vertici dell’organo che regola e supervisiona il mercato azionario c’è Paul Atkins, uomo scelto direttamente da Trump. Per Atkins, tra l’altro, si tratta di un ritorno a casa: aveva già ricoperto il ruolo di commissario Sec tra il 2002 e il 2008, periodo che per la finanza (e l’economia) globale si è concluso come sappiamo.
