
La crisi climatica avanza in Italia, ma solo il 7% delle Pmi è assicurato contro le calamità naturali

La crisi climatica in corso è già costata al Bel Paese – solo in termini di eventi meteo estremi, resi più intensi e più probabili dal riscaldamento globale – qualcosa come 38mila morti e 60 miliardi di dollari negli anni che vanno dal 1993 al 2022. Si tratta del dato peggiore in Europa, eppure in Italia «solo il 7% delle PMI è oggi assicurato contro calamità naturali. I livelli di sottoassicurazione raggiungono il 98% per i terremoti e il 97% per le alluvioni, confermando un divario da colmare con urgenza».
È quanto denuncia oggi l’associazione di settore Italian insurtech association (Iia), ricordando però che la Legge di bilancio 2024 ha introdotto un passaggio fondamentale in questa direzione: l’obbligo di copertura assicurativa contro i rischi catastrofali per le Pmi, in vigore dal 1° ottobre 2025 per le medie imprese e dal 1° gennaio 2026 per le piccole e micro imprese.
«Promuovere la cultura della prevenzione e della protezione, anche attraverso strumenti assicurativi innovativi, è oggi una priorità. In un Paese così esposto ai rischi climatici, dotarsi di adeguate coperture significa tutelare le imprese, l’economia e il tessuto sociale – commenta Simone Ranucci Brandimarte, presidente della Iia – In tal senso è fondamentale anche un supporto istituzionale per promuovere l’educazione assicurativa e far comprendere il valore di questa protezione. L’innovazione tecnologica sta trasformando il settore assicurativo, offrendo polizze più personalizzate e una gestione più efficiente del rischio, rendendo l’assicurazione un vero alleato strategico per le imprese».
È paradossale che, in questo contesto, l’Italia sia dopo la Grecia il Paese europeo con il più ampio divario tra l’esposizione alle calamità naturali e l’entità della relativa copertura assicurativa. Introdurre l’obbligo di assicurazione è dunque un esercizio di buon senso, anche se è altrettanto evidente che un obbligo da solo non può bastare; la dimostrazione plastica arriva dagli Usa, dove più compagnie hanno già iniziato a sospendere la vendita di nuove polizze a causa dei costi astronomici dei rimborsi, gonfiati dai eventi meteo estremi – a partire dalle alluvioni – sempre più violenti; dove non vengono sospese, le assicurazioni contro le alluvioni propongono polizze sempre più esose, tagliando fuori dal mercato i clienti più poveri, che incidentalmente sono anche quelli più esposti a maggiori perdite in caso di catastrofi naturali.
L’obbligo assicurativo, per quanto utile, in altre parole non può trasformarsi in un disimpegno da parte dello Stato. Ma il Governo Meloni per ora continua a dosare col contagocce le risorse in prevenzione.
Basti osservare che nel novembre scorso il ministro Pichetto ha predisposto lo stanziamento di 280 mln di euro contro il dissesto idrogeologico, ancora una volta di una goccia nel mare: per fare davvero i conti con l’acqua – in base alle stime elaborate dalla Fondazione Earth and water agenda (Ewa) – servirebbero 10 mld di euro aggiuntivi l’anno, a fronte dei 7 che il sistema-Paese finora riesce a stanziare. Volendo limitare il conto ai soli investimenti incentrati sulla lotta al dissesto idrogeologico, si scende comunque a 38,5 miliardi di euro complessivi in un decennio (in linea con gli investimenti stimati già nel 2019 per realizzare gli 11mila cantieri messi in fila dalla struttura di missione "Italiasicura", che ha lavorato coi Governi Renzi e Gentiloni).
