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Eurobarometro: per l’85% degli italiani i costi della crisi climatica superano già gli investimenti necessari al Green deal e il 60% soffre la disinformazione, ma il Governo fa finta di niente

 |  Editoriale

«Gli europei inviano un messaggio forte: si preoccupano del clima, ne sentono i rischi e credono nell'azione. Il Green deal non è un obiettivo astratto: è un percorso condiviso verso una vita più sana, un'energia sicura e un'economia al servizio delle persone».

Teresa Ribera, la vicepresidente della Commissione Ue alla Transizione pulita, commenta così i risultati pubblicati ieri dall’ultimo Eurobarometro, il sondaggio d’opinione che regolarmente pubblicano da Bruxelles per tastare il polso del Vecchio continente. E a dispetto della retorica politica in auge in questa politica fase in Italia, e in crescendo anche a Bruxelles, effettivamente i cittadini rispondono presente di fronte alle molteplici sfide poste dalla crisi climatica. Non solo: i nostri connazionali si mostrano più pronti della media europea a supportare la transizione ecologica.

L’86% degli italiani e l’85% dei cittadini Ue ritiene che oggi il cambiamento climatico sia un serio problema; per l’88% degli italiani (e 85% in Ue) affrontarlo è una priorità per migliorare la salute pubblica e la qualità di vita; l’85% (77%) si rende conto che i costi provocati dalla crisi climatica sono già «molto più alti» degli investimenti necessari alla transizione ecologica; l’88% (77%) ritiene che lottare contro la crisi climatica porta a innovazioni in grado di rendere le imprese europee più competitive e dunque che queste imprese dovrebbero (89% vs 84%) dovrebbero ricevere maggior supporto per competere sui mercati globali delle tecnologie pulite.

Al contempo, il 75% degli italiani e il 67% dei cittadini Ue ritiene che il proprio Governo nazionale non stia facendo abbastanza contro la crisi climatica; il 93% (89%) pensa che il Governo dovrebbe agire per la crescita delle energie rinnovabili, così come l’Ue (93% vs 88%), Regioni e Comuni (93% vs 88%).

C’è però ancora un ampio scollamento tra la necessità d’agire a livello collettivo e i rischi percepiti a livello personale, dato che solo il 48% degli italiani e il 38% degli europei si sente esposto ai pericoli legati a inquinamento, incendi, alluvioni o altri eventi meteo estremi.

È anche un problema di fiducia: il 61% degli italiani e il 52% degli europei è in disaccordo con l’affermazione “i media tradizionali offrono un’informazione chiara sulla crisi climatica, le sue cause e impatti”, mentre e il 38% e 49% trova difficile distinguere sui social media tra informazioni affidabili e disinformazione. L’ennesima conferma, ce ne fosse bisogno, che solo un cittadino (ben) informato è davvero pronto ad affrontare la crisi climatica: anche superando le sindromi Nimby (non nel mio giardino) e Nimto (non nel mio mandato elettorale) che frenano la realizzazione degli impianti industriali – da quelli per produrre energia rinnovabile a quelli per la gestione circolare dei rifiuti – necessari a portare avanti la transizione ecologica.

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.