
Rinnovabili, sono scaduti i termini per il nuovo decreto Aree idonee ma dal Mase tutto tace

Il 13 maggio scorso il Tar Lazio ha pubblicato la sentenza n. 9155 sulle aree idonee a ospitare gli impianti rinnovabili, accogliendo il ricorso avanzato da molti operatori italiani, tra cui l’Associazione nazionale energia del vento (Anev), riconoscendo la correttezza degli elementi messi in evidenza dagli imprenditori di settore.
Come riassume il presidente di Asja energy e past president di Elettricità futura, Agostino Re Rebaudengo, il Tar Lazio ha censurato in particolare:
- l’eccesso di delega alle Regioni: il Dm Aree idonee non può autorizzare le Regioni a stabilire fasce di rispetto fino a 7 km dai beni tutelati, essendo tale vincolo sproporzionato e non giustificato da motivazioni ambientali concrete;
- il difetto di omogeneità dei criteri: la mancanza di principi fondamentali e criteri omogenei è causa di disparità tra le diverse Regioni, violando il principio di omogeneità sia nella individuazione delle aree idonee sia nella individuazione delle aree non idonee.
Il Dm ha sostanzialmente devoluto alle Regioni l’onere di individuare le aree idonee e le aree non idonee sul proprio territorio senza quella “guida” che invece il Dlgs 199/2021 aveva richiesto.
- la mancanza di una disposizione transitoria: il Dm Aree idonee, non avendo previsto alcuna misura di salvaguardia per i procedimenti autorizzativi in corso, ha in molti casi sospeso iniziative già avviate, creato incertezza, causato danni agli investimenti già effettuati e generato l’inevitabile proliferarsi del contenzioso amministrativo.
Con il parziale annullamento del Dm Aree idonee il Tar ha anche disposto l’obbligo, per il ministero dell’Ambiente (Mase) e gli altri ministeri interessati, di rieditare i criteri per la individuazione delle aree idonee e non idonee da fornire alle Regioni entro il termine di 60 giorni dalla notifica della sentenza, conformandosi ai principi chiariti dal Tar Lazio.
Il problema è che i 60 giorni sono scaduti ieri, e dal Mase ancora tutto tace e le premesse non sono delle migliori: già il Dm Aree idonee è stato pubblicato con oltre due anni in ritardo rispetto giorni previsto dall’articolo del Dlgs n. 199/2021.
«Inizia l’ennesimo ritardo su un provvedimento fondamentale per realizzare gli impianti di produzione di energia elettrica rinnovabile – commenta Re Rebaudengo – Considerando che la questione aree idonee avremmo dovuto risolverla già 4 anni fa e che le soluzioni da attuare sono ben note, speriamo di poter disporre nel più breve tempo possibile dei nuovi criteri. Ne va anche della credibilità delle politiche industriali del Paese, indispensabile per la fiducia di imprese e investitori».
Entro il 2030 l’Italia dovrà raggiungere, secondo quanto previsto proprio dal decreto Aree idonee, 80.001 MW di nuova potenza considerando le installazioni realizzate a partire dal 2021. Un obiettivo lontano, dato che con le installazioni degli ultimi quattro anni il Paese ha raggiunto appena il 24,1% dell’obiettivo (19.297 MW di nuova potenza installata dal 2021 al 2024). Per colmare questo ritardo, snocciola Legambiente, l’Italia dovrà realizzare nei prossimi 5,5 anni 60.704 MW, pari ad una media di 11.037 MW l’anno: parliamo di almeno 3.557 MW in più rispetto a quanto fatto nel 2024 (7.480 MW).
