
Crescono ancora gli imballaggi immessi al consumo in Italia, e il riciclo insegue. Ma il Cac ai Comuni per i maggiori oneri della differenziata dovrebbe almeno raddoppiare

Il Consorzio nazionale imballaggi (Conai) ha pubblicato la sua Relazione generale 2025 su dati 2024, a pochi giorni dalla notizia che l’Accordo Anci-Conai è stato rinviato al 31 dicembre 2025: una notizia non buona, il nuovo accordo non c’è, la trattativa ancora in corso.
Prima di parlare dei risultati di riciclo delle filiere rappresentate da Conai, alcuni dati sulla dimensione economica del Consorzio. Il “sistema” ha ricavi per poco meno di 1,5 miliardi di euro nel 2024, ci cui poco più di 1 miliardo derivano dal Contributo ambientale consortile (Cac), la quota che le aziende associate pagano al Consorzio per coprire i costi delle attività e che viene ribaltato dalle aziende di produzione e utilizzazione degli imballaggi sui prodotti finali; 360 milioni derivano dalla vendita dei materiali raccolti e avviati a riciclo; poco meno di 60 milioni sono altri ricavi e contributi.
Sul lato costi, la voce principale è il contributo che i Consorzi di filiera versano ai Comuni per la copertura dei cosiddetti “maggiori costi” di raccolta differenziata, pari a poco più di 800 milioni di euro; 521 milioni di euro è il costo che Conai e i consorzi sostengono per pagare le operazioni di riciclo e recupero energetico; 56 milioni sono il costo di funzionamento della struttura; 29 milioni i costi per la ricerca e sviluppo, la comunicazione e i progetti territoriali; 5 milioni per ammortamenti, imposte e gestione finanziaria. Avanzano 40 milioni di “utile”, un piccolo tesoretto.
In questi numeri forse c’è il motivo del “rinvio” dell’accordo Anci-Conai, frutto di una trattativa molto aspra per ottenere un sostanziale incremento del contributo Conai ai Comuni per sostenere i costi di raccolta, considerati ormai da anni troppo bassi. Sulla base dei numeri sopra esposti, se il contributo ai Comuni raddoppiasse (a 1,5-1,6 milioni di euro annui, valore considerato da molti “minimo” per coprire i costi efficienti del sistema di raccolta), il Cac che i Consorzi chiedono ai consorziati dovrebbe aumentare dell’80%. Da qui il braccio di ferro in corso, anche se il Cac italiano è molto più basso di quello di molti Paesi europei, e forse efficienze potrebbero essere fatte sulla spesa per il recupero energetico, sulle spese di struttura, mettendo anche a frutto le riserve accumulate.
Sul piano quantitativo Conai continua a presentare risultati eccellenti. Il tasso di riciclo effettivo globale di tutti i tipi di imballaggio è pari al 76,7% (1,1% in più rispetto all’anno precedente), frutto di un calcolo semplice: gli imballaggi immessi al consumo nel 2024 sono stati 14 milioni di tonnellate (in aumento dello 0,7% rispetto all’anno presedente) ed il riciclo effettivo vale 10,7 milioni di tonnellate (in aumento del 2,1% rispetti al 2023). Se si considera anche il recupero energetico il tasso di recupero complessivo è pari a 12,1 milioni di tonnellate.
Tutte le filiere hanno raggiunto il target europeo previsto per il 2025. Il grosso del riciclo viene dalla filiera della carta, con 4,6 milioni di tonnellate a fronte di circa 5 milioni di tonnellate di immesso al consumo, entrambi i valori in leggera riduzione rispetto all’anno precedente. Molto elevato anche il riciclo del legno, con 2,3 milioni di tonnellate di riciclo a fronte di 3,4 milioni di tonnellate di immesso al consumo. La filiera del vetro riciclo 2,1 milioni di tonnellate di materiale a fronte di 2,6 milioni di tonnellate di immesso al consumo. Il riciclo della plastica vale 1,2 milioni di tonnellate, a fonte di un immesso al consumo di 2,3 milioni di tonnellate.
L’Italia è prima in classica in Europa per riciclo ad abitante e fra le prime per tasso di riciclo totale, ma prima anche in questo indicatore fra i Paesi più grandi e popolosi. Buono anche il risultato degli imballaggi riutilizzati (soprattutto pallets di legno), pari a 1,2 milioni di tonnellate.
Il sistema del riciclo appare negli anni sempre più articolato, con le attività di mercato che coprono il 53,6% del totale degli imballaggi raccolti, mentre il sistema consortile copre “solo” il 44,3% dei materiali riciclati, coi sistemi autonomi che coprono il restante 2,1 %.
In sintesi: gli imballaggi immessi al consumo non accennano a diminuire, con un incremento dello 0,7% fra 2023 e 2024. Il tasso di riciclo “rincorre” (bene) questo trend di crescita.
