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La battaglia contro la fame non è vinta. Meno morti a livello mondiale, ma crescono in Africa e Asia Occidentale: 190 milioni di bambini sono denutriti

 |  Editoriale

673 milioni di persone nel corso del 2024 ha sofferto la fame, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno sono meno dell’anno precedente. Il dato emerge dal rapporto Onu sulla sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo, presentato a Addis Abeba in occasione del vertice sui sistemi alimentari. Ma il rapporto evidenzia anche come la fame, se diminuita a livello mondiale, è invece aumentata in Africa e Asia Occidentale.

In sostanza la situazione è migliorata nell’Asia meridionale e in America Latina ma è invece peggiorata soprattutto in Africa, dove la popolazione afflitta dalla fame supera il 20% (323 milioni di persone) ma anche in Asia Occidentale, dove il fenomeno riguarda il 12,7% della popolazione (34 milioni).

Il rapporto mette in luce anche l’effetto che l’aumento dei prezzi ha avuto sulla sicurezza alimentare e la nutrizione. A partire dal 2020, si legge nel rapporto, l’inflazione dei prezzi dei prodotti alimentari a livello globale ha sistematicamente superato l’inflazione primaria. Il divario ha raggiunto l'apice nel gennaio 2023, quando l’inflazione alimentare ha toccato il 13,6%, superando il tasso primario (8,5%) di 5,1 punti percentuali. E ovviamente l’inflazione pesa di più sui più poveri, così se a livello mondiale l’inflazione alimentare è cresciuta in media del 13,6%, nei paesi a basso reddito è schizzata al 30%. 

I rimedi suggeriti dal rapporto sembrano già lettera morta, se inseriti nell’attuale contesto politico internazionale: si raccomanderebbero infatti interventi fiscali mirati e circoscritti nel tempo, quali programmi di protezione sociale, a tutela delle famiglie vulnerabili; politiche monetarie credibili e trasparenti per contenere le spinte inflazionistiche; investimenti strategici nella ricerca e sviluppo in campo agroalimentare, nelle infrastrutture di trasporto e produzione, e nei sistemi di informazione del mercato, al fine di migliorare la produttività e la resilienza.

Tra i commenti al rapporto, Catherine Russell, direttrice esecutiva dell'Unicef, sottolinea gli aspetti relativi all’infanzia: «Ogni bambino merita di avere l’opportunità di crescere e sviluppare il suo potenziale. Eppure, oltre 190 milioni di bambini sotto i 5 anni soffrono di denutrizione, uno stato di salute che può comprometterne lo sviluppo fisico e mentale, privandoli della possibilità di realizzare appieno il loro potenziale».

Nel 2025 il rapporto aggiornato dovrà comprendere anche i dati relativi ai conflitti in corso, soprattutto quello in Palestina, sempre che almeno alle Nazione Unite sia consentito l’accesso alle informazioni. 

Maurizio Izzo

Giornalista, responsabile comunicazione di una azienda che si occupa di produzioni video, organizzazione di eventi, multimedia. Ho prodotto numerosi documentari sulla cooperazione internazionale.