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Gli ambientalisti con la Global Sumud Flotilla. Senza diritti umani non c’è spazio neanche per la sostenibilità: la folla di Genova mostra da che parte batte il cuore dell’Italia

 |  Editoriale

La Global Sumud Flotilla è rientrata al porto di Barcellona, da cui aveva mollato gli ormeggi nella giornata di ieri per portare aiuti umanitari a Gaza, a causa delle condizioni meteorologiche pericolose che stanno attraversando il Mare Nostrum: «A fronte del vento di oltre 30 nodi e alla imprevedibilità del mediterraneo, abbiamo preso questa decisione per dare priorità alla sicurezza e al benessere di tutti i partecipanti e garantire il successo della nostra missione». Una volta passata la tempesta, che avrebbe rischiato di travolgere le imbarcazioni più piccole, i volontari faranno di nuovo rotta verso la costa gazawa.

Ma il pericolo maggiore per gli attivisti continua ad essere Israele, non certo il Mediterraneo. Il ministro della Sicurezza nazionale Ben Gvir ha infatti dichiarato che il suo Governo tratterà come terroristi le centinaia di volontari in arrivo da 44 differenti Paesi con le loro barchette piene di cibo e aiuti in un contesto di pulizia etnica che – quella sì – è totalmente contraria al diritto internazionale, oltre che a semplici criteri di umanità.

«Noi non ci fermiamo, andremo avanti – dichiara Maria Elena Delia, portavoce per l'Italia della Global Sumud Flotilla – Non ci facciamo intimorire perché sappiamo di muoverci nella totale legalità. Mi auguro, nel caso in cui Israele metta in pratica arresti con il carcere duro, che il nostro Governo intervenga perché siamo cittadini italiani e navighiamo in acque internazionali. Quindi Israele non ha alcun diritto di arrestarci e sequestrare le nostre navi».

Non solo il diritto internazionale è al fianco dei palestinesi, ma anche il cuore di buona parte dell’Italia, come ha mostrato plasticamente la città di Genova lo scorso sabato notte: circa 40mila persone hanno aderito alla fiaccolata che ha accompagnato le derrate alimentari raccolte da “Music for peace” e dai portuali dei Calp in partenza per la Striscia di Gaza, augurando buon vento alla missione Global Sumud Flotilla anche nelle parole della sindaca di centrosinistra Silvia Salis. A Genova on c’era però nessuno del Governo Meloni.

«Ma una cosa – ha dichiarato dal palco Salis – voglio chiederla al Governo: devono aiutarci, devono seguire questa spedizione, devono fare in modo che raggiungano l'obiettivo e che tornino qua sani e salvi. Lo chiedo al nostro Governo, al nostro ministro degli Esteri, alla Farnesina, perché segua ogni momento di questa spedizione, perché le persone che si imbarcano con la Global Sumud Flotilla sono oggi i veri “patrioti”. C’è una parte di questo Paese che si è appropriata di parole come patriottismo e nazione. Non sono parole loro. I patrioti sono quelli che si ricordano che questo Paese ha un’anima solidale, che si muove perché non esistono dei figli che vengono prima dei nostri figli o dopo i nostri figli. Dove c'è un bambino che ha fame e non c'è nessuno che sa rispondere, lì non c'è nessun patriottismo. Nascondersi dietro queste parole per non riconoscere la dignità degli altri è una vergogna. Noi stasera rappresentiamo l’Italia».

Anche il movimento ambientalista sta compattamente al fianco dei diritti palestinesi, come mostra qui in Italia il chiaro posizionamento di associazioni come Legambiente e Greenpeace. E non è un caso che nella Global Sumud Flotilla sia imbarcata anche un’attivista ambientalista nota in tutto il mondo come Greta Thunberg: mentre gli Usa di Donald Trump bloccano l’accesso all’Onu del leader palestinese Mahmoud Abbas e circolano armi di distrazioni di massa come il progetto Great per trasformare la Striscia di Gaza – epurata dai palestinesi – in un parco giochi per super-ricchi, dobbiamo ricordarci che lo scopo dello sviluppo sostenibile non è “solo” salvare gli orsi polari dallo scioglimento dei ghiacci. Ma è quello di difendere i diritti umani, per tutti.

Luca Aterini

Luca Aterini, toscano, nasce settimino il 1 dicembre 1988. Non ha particolari talenti ma, come Einstein, si dichiara solo appassionatamente curioso: nel suo caso non è una battuta di spirito. Nell’infanzia non disegna, ma scarabocchia su fogli bianchi un’infinità di mappe del tesoro; fonda il Club della Natura, e prosegue il suo impegno studiando Scienze per la pace. Scrive da sempre e dal 2010 per greenreport, di cui è oggi caporedattore.