Altro che ponte sullo Stretto, avevano ragione gli ambientalisti. La Corte dei conti demolisce la delibera Cipess sui 13,5 miliardi di euro e risponde alle critiche del Governo Meloni
La Corte dei conti, tramite la sua Sezione di controllo di legittimità su atti del Governo e delle amministrazioni dello Stato, ha demolito ieri la delibera del Cipess n. 41/2025, con la quale l’agosto scorso il Comitato interministeriale “per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile” che dava il via libera al progetto del ponte sullo Stretto di Messina coi relativi 13,5 miliardi di euro di finanziamento pubblico. Era il sigillo del Governo Meloni sul progetto, che ora crolla come un castello di carte.
Le motivazioni sono attese entro 30 giorni, ma il Governo già strepita e reagisce come consueto: col vittimismo. Per la presidente Meloni è «l’ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del Governo e del Parlamento», dimenticandosi che per uno Stato di diritto è essenziale la separazione dei poteri; quello della magistratura non è un ruolo ancillare o d’ingerenza, ma un fondamentale ago della bilancia per evitare derive autoritarie che l’estrema destra è tornata a inseguire in tutto il mondo, come mostrano proprio il Governo Meloni o ancor più l’alleato Trump. Non a caso proprio stamani il Senato ha approvato in via definitiva la riforma della giustizia, con le forze d’opposizione a gridare “no ai pieni poteri”.
È l’inizio di una nuova battaglia, ma nel frattempo le parole della Corte pesano come pietre: si è espressa «su profili strettamente giuridici della delibera Cipess, relativa al Piano economico finanziario afferente alla realizzazione del “Ponte sullo stretto”, senza alcun tipo di valutazione sull’opportunità e sul merito dell’opera. Il rispetto della legittimità è presupposto imprescindibile per la regolarità della spesa pubblica, la cui tutela è demandata dalla Costituzione alla Corte dei conti. Le sentenze e le deliberazioni della Corte dei conti non sono certamente sottratte alla critica che, tuttavia, deve svolgersi in un contesto di rispetto per l’operato dei magistrati».
Del resto, già a fine settembre la Corte aveva suggerito di ritirare la delibera del Cipess in autotutela, quando solo pochi giorni prima gli ambientalisti di Greenpeace, Legambiente, Lipu e Wwf si erano rivolti proprio alla Corte dei conti per fermare il progetto.
«I rilievi formulati dalla Corte risultano sostanzialmente coincidenti con le osservazioni e le criticità che le associazioni ambientaliste Greenpeace, Legambiente, Lipu e Wwf avevano già presentato ai magistrati contabili nella loro memoria tecnica di inizio settembre», spiegava nell’occasione il Panda nazionale. «È evidente che il processo decisionale finora seguito non abbia mai garantito (e continua a non garantire) quella necessaria valutazione critica e indipendente che progetti di tale complessità e impatto richiederebbero». Insomma, avevano ragione gli ambientalisti: ora il progetto del ponte va fermato per sempre.
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