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Far West Italia. Il ritorno del condono edilizio nel Paese terra di conquista con cemento illegale. Dopo 4 sanatorie di edilizia abusiva anche su aree a rischio alluvioni e frane, arriva la quinta?

 |  Editoriale

Ma non è bastata la grande abbuffata di cemento abusivo che ha cementificato nell’ultimo mezzo secolo pezzi pregiati della Penisola? Non è servita la lezione dell’assalto senza risparmio con ruspe e betoniere anche su aree demaniali e soprattutto alluvionali e franose, su alvei di fiumi e tombando migliaia di chilometri di preziosi reticoli idraulici, occupando anche zone a vincolo assoluto di inedificabilità con costruzioni tirate su senza permessi né garanzie di sicurezza ma tutte sanate da ben 4 colpi di spugna, caso unico tra i Paesi industrializzati? Non bastano queste quattro figuracce globali per condoni e sanatorie edilizie che hanno regolarizzato edificazioni in totale contrasto con le norme urbanistiche?

Non basta avere alle spalle la vergogna di 3 colpi di spugna tombali nel trentennio 1985-2015 con i governi Craxi e Berlusconi, e il quarto furbescamente aggiunto nel 2018 dal governo Conte mascherato nelle pieghe della legge 2018 per la ricostruzione del Ponte Morandi di Genova?

L’Italia più fragile è stata così sovrastata anche da quote di edilizia abusiva a un ritmo da circa 26 mila case abusive all’anno, che ci regala il record assoluto per l’autolesionistico soil sealing, l’impermeabilizzazione di terreni naturali anche ad altissimo rischio idrogeologico e vulcanico e sismico che ha contribuito a far triplicare in soli 7 decenni il costruito nei duemila e passa anni precedenti: dal 2,9% di territorio edificato pre-1950 all’8,3% di oggi, come rileva l’Ispra. 

La monetizzazione dell’abuso commesso con il provvedimento-spugna di sanatoria amministrativa da eccezionale e una tantum per consentire ai proprietari di edifici o manufatti edilizi non conformi alla legge e agli strumenti urbanistici comunali, di sottrarsi alle misure penali e amministrative pagando una somma irrisoria. Provvedimento-spugna di sanatoria amministrativa in teoria eccezionale e limitato nel tempo. Doveva consentire ai proprietari di costruzioni abusive o di edifici o manufatti edilizi non modificati e non conformi alla legge e agli strumenti urbanistici comunali, non impediti né demoliti, di sottrarsi alle misure penali e amministrative pagando somme irrisorie. Ma tanti politici, per consenso elettorale, hanno lisciato il pelo agli abusivi legalizzando di fatto l’accatastamento di costruzioni abusive che l’ISTAT rileva con il numero record europeo di 15 case illegali ogni 100. Si passa dalle regioni del Nord con un rapporto tra abitazioni abusive e in regola di 4,6 ogni 100, alle regioni del Centro con 14,7 abitazioni abusive ogni 100 autorizzate, ma nel Sud quelle illegali salgono a 40 ogni 100 con il top tra Basilicata e Calabria con 54 case fuorilegge su 100, più di quelle regolari. Come in Campania, che conquista il terzo podio con 50,4 abitazioni abusive su 100. Ad oggi è stato abbattuto il 15,3% dei 70.751 immobili abusivi per i quali era stato decretato l’abbattimento, come rileva l’ultimo rapporto di Legambiente. E detiene il record “negativo” dal 2004 al 2022 di una pratica per abusivismo edilizio aperta ogni 236,6 abitanti.

E proprio in Campania i Fratelli d’Italia campani lanciano oggi il quinto condono edilizio come esca elettorale a pochi giorni dal voto per le regionali. Il “sì alla riapertura del condono” spunta con il sorriso del candidato del centrodestra Edmondo Cirielli, che promette di regolarizzare le case abusive riaprendo i termini della sanatoria del governo Berlusconi nel 2003, che la Regione Campania allora governata dal centrosinistra con Antonio Bassolino presidente si rifiutò di applicare. Già nel 2013 Cirielli presentò una sua proposta di legge per sbloccare la sanatoria, e oggi l’emendamento alla legge di Bilancio depositato a firma del collega di partito Domenico Matera ha come motivazione proprio quel condono non applicato da Bassolino che ha impedito di accedere alla sanatoria edilizia a tanti abusivi. Ma il condono avrà effetti sull’intero territorio nazionale. 

Vedremo. Nel frattempo, il primo condono che non si scorda mai lo dobbiamo alla Legge 28/2/1985 n. 47 del Governo Craxi, con ministro delle Finanze Bruno Visentini e ministro dei Lavori Pubblici Franco Nicolazzi. Garantirono un favoloso gettito nelle casse statali di “circa 5.000 miliardi di lire e la fine del fenomeno dell’abusivismo edilizio, divenuto dilagante”. E il CRESME, Centro di ricerche di mercato del mondo delle costruzioni e dell'edilizia, calcola che il solo effetto annuncio fece aprire un formicaio di cantieri che tirarono su alla bell’e meglio almeno 230.000 manufatti abusivi.

Il secondo condono arrivò il 23 dicembre 1995 dal Governo guidato da Lamberto Dini, con Ministro delle Finanze Augusto Fantozzi. L’avvio dell’iter, però, era stato definito dalla legge 724 del 23 dicembre 1994 approvata dal Governo Berlusconi, Ministro delle Finanze Giulio Tremonti. Riaperte le cataratte della seconda sanatoria spuntarono, come calcola il CRESME, altri 220.000 edifici abusivi. 

Il terzo condono fu ancora del Governo Berlusconi, con Ministro delle Finanze Tremonti, con la legge 326 di fine 2003. E arrivò un'altra stesa di cemento senza controlli per circa 300.000 case abusive. 

Le tre sanatorie 1985, 1994 e 2003 - una ogni 9 anni! - hanno riversato nei comuni 15.431.707 domande di condono: un italiano su quattro, neonati compresi. Di queste, almeno 5 milioni di richieste sono tuttora inevase e, come rileva il centro studi e ricerche SOGEEA che almeno 20 miliardi di euro non risultano incassati dall'Erario, e molti abusivi hanno versato solo la prima rata, in perenne attesa dei conti definitivi. Per lentezze burocratiche Roma, ad esempio, su 599.793 domande di condono deve smaltirne ancora un terzo, e oltre 100 mila pratiche riguardano la prima sanatoria! 

Qual è stato l’impatto di quell’edilizia in zone a rischio idrogeologico e sismiche lo abbiamo visto, lo stiamo vedendo e purtroppo lo vedremo ancora. Ma l’impatto economico di ogni condono? Un vero affare ma solo per gli abusivi. L’incasso complessivo delle sanzioni pagate è stato finora di intorno ai 15 miliardi di euro, ma lo Stato ne ha spesi almeno 45 per urbanizzare aree edificate senza strade, servizi e sottoservizi, reti di acquedotto e fognatura, elettricità e gas. I condoni varati ufficialmente “per fare cassa”, in realtà hanno aperto grandi voragini nelle casse dello Stato e dei comuni. I circa 8 milioni di italiani che ne hanno approfittato, avrebbero dovuto versare in media circa 2 mila euro di sanzioni a sanatoria. Ma non tutti hanno pagato.

Il mattone selvaggio è servito però in alcuni contesti a coltivare consenso elettorale. Aver indotto in tentazione milioni di italiani, rileva il CRESME, nel periodo 1982-1997, furono edificate circa 970.000 abitazioni totalmente abusive, con un trend edificatorio successivo di 26.000 costruzioni abusive all’anno sostenute da promesse elettorali di parlamentari e politici locali di sempre nuovi condoni in arrivo.

La cultura dell'illegalità non ha trovato contrasti. Molti sindaci hanno abbattuto coraggiosamente edifici abusivi ma tanti sono stati lasciati soli e sfiduciati dalle loro maggioranze. Ma l’anomalia italiana ancora oggi è nell’assenza di mappe cartacee o digitali geo-referenziate anche dei milioni di rilasci del “titolo abilitativo edilizio in sanatoria delle opere esistenti non conformi alla disciplina vigente“. Non esiste un database con geo-localizzazioni di dettaglio delle case abusive condonate o di quelle in attesa di condono o di quelle realizzate abusivamente post-condoni con relative superfici sanate, sanzioni comminate ed effettivamente pagate. In teoria basterebbe una piattaforma di monitoring con applicazione di tecnologie di osservazione della terra dallo spazio in uso o create nei nostri più performanti enti di ricerca e scientifici. Un download e via permetterebbe di individuare facilmente gli immobili non sanabili e da abbattere, almeno quelli nelle aree dove si rischia la vita, e di tenere sotto controllo l’espansione urbana e anche la veridicità delle domande di condono (circa 5 milioni ancora da evadere) con la sovrapposizione con le mappe catastali e i rilievi aerofotogrammetrici per individuare costruzioni sconosciute al catasto e anche al fisco. L’operazione sarebbe semplicissima. Basta volerla.

Erasmo D'Angelis

Erasmo D’Angelis, giornalista - Rai Radio3, inviato de il Manifesto e direttore de l’Unità -, divulgatore ambientale e autore di libri, guide e reportage, tra i maggiori esperti di acque, infrastrutture idriche, protezione civile. Già Segretario Generale Autorità di bacino Italia Centrale, coordinatore per i governi Renzi e Gentiloni della Struttura di Missione “italiasicura” contro il dissesto idrogeologico, Sottosegretario alle Infrastrutture e Trasporti del governo Letta, Presidente di Publiacqua e per due legislature consigliere regionale in Toscana. È Presidente della Fondazione Earth Water Agenda, tra i promotori di Earth Technology Expo e della candidatura dell’Italia al World Water Forum.