Tasso di circolarità europeo avanti pianissimo. A rischio l’obiettivo (non vincolante) al 2030. Italia terza. Per aumentare l’indicatore non basta riciclare moltissimo, occorre ridurre l’uso di materiali nell’economia
Eurostat il 19 novembre ha aggiornato al 2024 l’indicatore di circolarità nell’uso dei materiali a scala europea.
Si tratta dell’indice che misura quanto materiale riciclato viene usato (in percentuale) sul totale dei materiali usati nell’economia, un numero importante quindi per monitorare l’andamento della strategia di economia circolare, voluta dall’Europa con il “pacchetto economia circolare” del 2018 e confermato dal Clean Industrial Deal nel 2025.
Veniamo ai risultati: nel 2024, il 12.2% dei materiali usati in Europa proviene da materiali riciclati. Nel 2023 il “circular rate” era 12.1%, in un anno abbiamo guadagnato un misero 0,1%. Non si sorride nemmeno confrontando il dato 2024 con quello di 10 anni fa: dal 2015 il valore è aumentato di un solo punto (era 11,2%). Insomma si cresce ormai dello 0,1% all’anno da un decennio. Dato non incoraggiante se confrontato con l’obiettivo (non vincolante e non giuridicamente impegnativo) che l’Europa si è data nel Clean Industrial Deal: raddoppiare al 2030 il dato del 2020, arrivando quindi in 6 anni al 23,2. Mancano 11 punti e per raggiungerlo non basterebbe decuplicare gli sforzi, passando da un miglioramento annuale dello 0,1% ad un più consistente 1%. Insomma il circular economy act, atteso nella seconda metà del 2026 dovrà contenere misure concrete ed efficaci se vogliamo avvicinarsi al target, sia sul piano normativo (semplificazione/omogeneizzazione) che finanziario (strumenti economici, incentivi, tasse, misure protezionistiche contro la concorrenza sleale dei Paesi extra EU).
Torniamo ai dati: la media del 12,2% è frutto di performance molto diverse dei singoli Paesi.


l tasso di circolarità dal 2015 al 2024, è aumentato in 21 Paesi europei: Malta (+14.0 pp), Estonia (+ 9.1 pp), Czechia (+7.9 pp), Slovacchia (+7.2 pp), e l’Olanda (+5.3 pp) registrano il più evidente incremento nel periodo. È invece diminuito in 6 Paesi EU fra cui spiccano la Polonia (-4.2 pp) e la Finlandia (-3.2 pp). L’Italia non se la cava male, confermando il suo terzo posto, e un tasso di circolarità del 21,6% nel 2024, 0,5% in più del 2023 (21,1%).
I primi in classica sono l’Olanda (che conferma il primato dell’anno scorso) ed il Belgio, con valori rispettivamente del 32,7% e del 22,7%. I tassi più bassi sono quelli di Romania (1.3%), Finlandia and Irlanda (2.0%) e Portogallo (3.0%). Da questi numeri si capisce che per raggiungere il target europeo al 2030 del 23,2% la cosa più urgente da fare è migliorare le prestazioni dei Paesi più indietro nella classifica, portandoli verso il 20%.
I materiali che presentano più alto tasso di circolarità sono i minerali metallici (23,4%), che però decrescono rispetto al 2023. I minerali non metallici (quelli per le costruzioni) hanno un tasso di circolarità del 14,3%, le biomasse del 9,9%, i materiali fossili 3,8% (plastica gomma).
Ma perché l’Olanda è così più brava di noi e dei belgi? Per capirlo occorre guardare i Sankey diagram dei flussi di materia sempre pubblicati da Eurostat.
Purtroppo non sono ancora disponibili i diagrammi del 2024 ma possiamo farci un’idea dell’Olanda guardando i dati 2023. Come si nota dai grafici l’Olanda, pur consumando ad abitante più del doppio dei materiali dell’Italia (29,6 contro 13,2), esporta una quantità enorme dei materiali (18,2 kg/ab/anno, contro i 2,5 dell’Italia) dato che migliora il suo indice perché Eurostat esclude dal calcolo i dati di export). Ma soprattutto, l’Olanda ha un consumo interno di materiali (material use) più basso dell’Italia (4.9 contro 7) perché accumula molto poco in beni ed infrastrutture (material accumulation), 1,1 contro 4,6.
Per aumentare il tasso di circolarità non basta riciclare di più (numeratore della formula), occorre consumare in assoluto meno risorse (denominatore della formula).
Olanda (kg ab anno 2023)

Italia (kg ab anno – 2023)
