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L’euro digitale vale un mercato da 1,5 trilioni l’anno: l’autonomia strategica dell’Europa passa anche da qui

 |  Editoriale

Oggi i nostri pagamenti digitali viaggiano su autostrade non europee, con pedaggi vistosi. Ciò detto, proviamo a sognare. Immaginiamo per un momento di avere la possibilità di aprire un conto corrente presso la Banca centrale europea (Bce). Oggi non è possibile.

Su questo conto trasferiamo una cifra, diciamo un massimo di 3.000 euro, per i nostri pagamenti quotidiani. Poi usando il cellulare paghiamo gli acquisti online, gli acquisti nei negozi nei supermercati, o trasferiamo soldi agli amici quando ad esempio bisogna dividere il conto di una cena. Il conto presso la Bce non dà interessi – del resto neanche il conto in banca li dà –, ma non chiede neanche commissioni per le transazioni come fanno i sistemi di pagamento attuali, inoltre non abbiamo bisogno di avere una carta di credito che prevede una commissione annuale fissa.

Stiamo sognando? No, questo potrebbe essere a grandi linee il cosiddetto “euro digitale”, dal 2027 in forma sperimentale e dal 2029 in forma definitiva.

Ai vantaggi citati si aggiungerebbe il fatto che i dati personali relativi alle transazioni (chi compra cosa, quando, dove) resterebbero di proprietà della Bce, quindi non potrebbero essere usati per fini commerciali come accade ora.

Non mancano i problemi. Innanzitutto le banche vedrebbero defluire dai conti correnti centinaia di miliardi di euro diretti verso la Bce; inoltre perderebbero molti ricavi delle commissioni sulle transazioni (che sono un quarto dei loro ricavi totali). Questo spiega la forte opposizione delle banche francesi e tedesche. Le banche italiane, curiosamente, appaiono possibiliste.

In secondo luogo, l'euro digitale spiazzerebbe completamente i giganti dei sistemi di pagamento internazionali – Visa e MasterCard – che con tutta probabilità si stanno attivando per fare pressioni su Bruxelles. Oggi due terzi dei pagamenti digitali in Europa passano attraverso circuiti non europei, Visa e MasterCard soprattutto, rendendo l'Europa dipendente da un network che non controlla. Se l'euro digitale acquisisse il 40% del mercato dei pagamenti in Europa vorrebbe dire che 1,5 trilioni di euro (1500 miliardi) di pagamenti sarebbero gestiti dal network europeo.

La strada è lunga: chissà se verrà percorsa e se l'autostrada europea attrarrà i consumatori.

Franco Becchis

Franco Becchis, economista e scrittore. Il suo ultimo libro è "Finanza di strada. Storie di denaro, speranze e illusioni", Castelvecchi 2024. email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.