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Un museo multimediale per la Valle del Serchio

 |  Approfondimenti

Un progetto unico nel suo genere, che valorizza il bacino della Valle del Serchio attraverso i suoi siti di incastellamento e dà alla popolazione, agli studenti e ai turisti, uno strumento innovativo di documentazione storica, ambientale e artistica di un’area geografica sorprendentemente ricca di cultura, storia, natura incontaminata e leggenda. Il museo multimediale delle Rocche e Fortificazioni della Valle del Serchio, realizzato presso i locali della Volta dei Menchi nel centro storico di Barga dopo un importante intervento di recupero, riesce a unire radici antiche con le moderne tecnologie, intrecciate grazie ai saperi del territorio: il museo è stato creato da un gruppo di ricerca dell’Università di Pisa specializzato in discipline audio-visive, multimediali e della comunicazione, coordinato da Sandra Lischi, docente all’università di Pisa.

«Il nostro gruppo, facendo tesoro dell’eccellenza pioneristica maturata all’Università di Pisa nel campo dell’audiovisivo e del multimediale, ha lavorato sui diversi aspetti del progetto, cercando di costruire una presentazione non rigidamente didascalica o classicamente documentaristica, ma basata sui percorsi consentiti dalla combinazione di  immagini, suoni, testi scritti e dispositivi interattivi – commenta la professoressa Lischi – In stretta collaborazione coi committenti ha ideato e curato un allestimento che contempla, con una concezione evocativa e immersiva, un viaggio per immagini nei vari aspetti del territorio, corredato da musiche e testi e concepito per una visita che, grazie a un tavolo interattivo, offre la possibilità di percorrere più itinerari».

Il team che ha curato l’allestimento è composto da Gianluca Paoletti, Andreina Di Brino, Marco Bigliazzi, e Giuseppe Cassaro, tutte menti forgiate nell’ateneo pisano. Il prodotto finale è un allestimento che offre una visione invitante e sfaccettata del territorio, in cui le parole appaiono come tracce informative discrete. Scritte sullo schermo, scorrono parallele alle immagini senza sovrapporsi al flusso visivo: nell’oscurità, sulle pareti appaiono pievi, ponti, colline, fortezze, boschi ma anche un paesaggio umano fatto di antichi mestieri, memorie, tradizioni e ritratti degli abitanti, mentre le frasi forniscono notizie storiche essenziali e si offrono, anche nella versione inglese per i tanti turisti, come approfondimento ulteriore. Ma la ricerca non si ferma qui, e dovrebbe proseguire con un ampliamento e una ulteriore articolazione degli spazi espositivi.

Redazione Greenreport

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