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L’80% degli infetti Ue è nel nostro Paese

Sono saliti ad almeno 22 i morti per virus West Nile in Italia, 351 i casi d’infezione

Per l’Istituto superiore di sanità «continua l’espansione del virus nelle aree endemiche del nord Italia, ma al momento il numero dei casi riflette l’andamento epidemiologico degli ultimi anni»
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L’Istituto superiore di sanità (Iss) ha aggiornato ieri i casi segnalati di West Nile nel nostro Paese, virus che dal 1 gennaio a oggi ha fatto almeno 22 morti a fronte di 351 casi confermati d’infezione. Sono principalmente le zanzare a trasmettere il virus West Nile (West Nile Virus, WNV), un virus della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile.

L’Istituto superiore di sanità (Iss) osserva che in Italia ormai da diversi anni si verificano nel periodo estivo alcune decine di casi di West Nile, (fino ad alcune centinaia negli anni con maggiore incidenza), trasmessi da puntura di zanzara. Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario. La maggior parte delle persone infettate non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi come febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, manifestazioni cutanee. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, mentre nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari.

Negli anziani e nelle persone fragili, ad esempio per malattie pregresse, invece, la sintomatologia può essere più grave. I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150) e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale.

«Continua l’espansione del virus nelle aree endemiche del nord Italia – commentano gli esperti del dipartimento Malattie infettive dell’Iss – ma al momento il numero dei casi riflette l’andamento epidemiologico degli ultimi anni. La proporzione dei casi neuroinvasivi sul totale è in linea con quella delle stagioni precedenti».

Le dimensioni del fenomeno restano comunque preoccupanti. Non a caso nei giorni scorsi il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) ha messo in fila i dati sulla diffusione delle malattie trasmesse dalle zanzare nel Vecchio continente – in particolare dai virus chikungunya e West Nile, con quest’ultimo che ha provocato un numero record di morti quest’estate in Italia – e lanciato l’allarme: i focolai record di infezione «indicano una "nuova normalità" in Europa», che richiede una risposta solida e coordinata per proteggere la salute pubblica.

Al 13 agosto 2025, otto paesi europei avevano segnalato 335 casi umani di infezione autoctoni da virus West Nile, l’80% dei quali in Italia. Ma tutta l'Europa sta vivendo stagioni di trasmissione più lunghe e intense per le malattie trasmesse dalle zanzare, a causa della crisi climatica in corso: «Questo cambiamento è dovuto a fattori climatici e ambientali come l'aumento delle temperature, le estati più lunghe, gli inverni più miti e i cambiamenti nei regimi delle precipitazioni: condizioni – spiega l’Ecdc – che concorrono a creare un ambiente favorevole alla proliferazione delle zanzare e alla trasmissione dei virus».

«L'Europa sta entrando in una nuova fase, in cui la trasmissione più prolungata, diffusa e intensa delle malattie trasmesse dalle zanzare sta diventando la nuova normalità», conferma nel merito la direttrice dell’Ecdc, Pamela Rendi-Wagner.

Redazione Greenreport

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