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Cresce la povertà in Italia: +3% rispetto al 2023. E colpisce anche chi ha un lavoro

È quanto emerge dall’ultimo rapporto Caritas: nel 2024 sono state oltre 277 mila le persone che si sono rivolte a centri di ascolto, mense e altri servizi per chiedere aiuto, con un incremento del 62,6% rispetto al 2014. Se un tempo l’emergenza riguardava principalmente i disoccupati, oggi il fenomeno dei “lavoratori poveri” incide profondamente sul tessuto sociale, con il 30% degli occupati che fatica ad arrivare a fine mese
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In Italia cresce la povertà. E lo fa con percentuali che non sono affatto da zero virgola, da un anno all’altro. E, dettaglio tutt’altro che secondario, il fenomeno riguarda anche chi ha un lavoro, e però fatica ad arrivare a fine mese. Il quadro offerto dal report statistico 2025 “La povertà in Italia” realizzato e diffuso dalla Caritas è piuttosto allarmante. Nel 2024 sono state almeno 277.775 le persone (e rispettivi nuclei familiari) che in Italia si sono rivolte a centri di ascolto, mense, empori solidali ed altri servizi per chiedere un aiuto concreto, con un incremento del 3% rispetto al 2023 e del 62,6% rispetto al 2014. E se un tempo l’emergenza riguardava principalmente i disoccupati, oggi il fenomeno dei “working poor” (lavoratori poveri) incide profondamente sul tessuto sociale, con il 30% degli occupati che fatica ad arrivare a fine mese.

Se si allarga lo sguardo al contesto europeo, si vede che l’Italia è il settimo Paese per incidenza di persone a rischio povertà o esclusione sociale (al 23,1%, in aumento rispetto al 22,8% del 2023): solo Bulgaria, Romania, Grecia, Spagna, Lettonia e Lituania registrano valori più alti.

Le famiglie continuano a rappresentare la maggior parte degli assistiti: il 63,4% dei nuclei ha figli minori. Il livello basso di istruzione continua ad incidere sul rischio povertà. Leggendo il dettaglio, si apprende che delle 277.775 persone accompagnate dalla Caritas, il 56,2% è di nazionalità straniera, il 42,1% è italiano. La componente immigrata è in lieve calo, principalmente per la riduzione degli ucraini, passati da 22.000 nel 2022 a circa 10.000. Gli assistiti provengono da 180 Paesi diversi, con il 46,9% dall’Africa, il 26,9% dall’Europa, il 13,9% dalle Americhe e il 12,4% dall’Asia. I primi dieci Paesi di provenienza sono Marocco, Perù, Romania, Ucraina, Nigeria, Tunisia, Albania, Senegal, Egitto e Pakistan.

Nel 2024, l’età media delle persone assistite dalla rete Caritas ha raggiunto 47,8 anni, segnando un progressivo invecchiamento della popolazione in condizioni di fragilità. Nel 2022 l’età media si attestava a 46 anni. Mentre l’età media degli immigrati è di 42,9 anni, quella degli italiani sale a 54,6. Un dato significativo riguarda gli over 65, la cui presenza tra i beneficiari della Caritas è raddoppiata rispetto al 2015, passando dal 7,7% al 14,3%. Tra gli italiani, la crescita è ancora più marcata, raggiungendo il 24,3%.

All’interno del report della Caritas sono anche presenti due focus tematici. Il primo riguarda il disagio abitativo, oggi una delle dimensioni più critiche della povertà. Nel 2024 – secondo l’Istat – il 5,6% degli italiani vive in grave deprivazione abitativa e il 5,1% è in sovraccarico dei costi, non riuscendo a gestire le spese ordinarie di affitto e mantenimento. Tra le persone seguite dal circuito Caritas la situazione appare molto più grave: di fatto una su tre (il 33%) manifesta almeno una forma di disagio legata all’abitare. In particolare: il 22,7% vive una grave esclusione abitativa (persone senza casa, ospiti nei dormitori, in condizioni abitative insicure o inadeguate), il 10,3% presenta difficoltà legate alla gestione o al mantenimento di un alloggio (per lo più rispetto al pagamento di bollette o affitti). Il tasso di sovraccarico dei costi tra le persone seguite è, dunque, più che doppio rispetto alla media nazionale.

Il secondo focus, dedicato alle vulnerabilità sanitarie, sottolinea in primo luogo il tema della rinuncia a fare accertamenti o comprare medicinali: in Italia – secondo l’Istat – circa 6 milioni di italiani (il 9,9% della popolazione) hanno rinunciato a prestazioni sanitarie essenziali per costi o attese eccessive. Tra le persone accompagnate dalla Caritas la situazione appare più complessa: almeno il 15,7% manifesta vulnerabilità sanitarie, spesso legate a patologie gravi e alla mancanza di risposte da parte del sistema pubblico. Molti di loro fanno esplicita richiesta di farmaci, visite mediche o sussidi per prestazioni sanitarie; altri invece non formulano richieste specifiche, lasciando presumere che il fenomeno delle rinunce sia ampiamente sottostimato, soprattutto tra i più marginalizzati che spesso sfuggono ai circuiti statistici e sanitari formali. La povertà sanitaria si intreccia quasi sempre con altre forme di bisogno (nel 58,5% se ne cumulano 3 o più) in un circolo vizioso: casa, reddito, salute, istruzione e relazioni si condizionano a vicenda, rendendo difficile ogni percorso di uscita.

Il profilo di chi ha bisogno si è dunque profondamente trasformato, riflettendo una povertà sempre più trasversale, complessa e spesso non intercettata o adeguatamente supportata dal welfare.

“Il Report statistico”, sottolinea il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello, «ci consegna le storie di persone che ogni giorno incrociamo nei nostri servizi. Non si tratta solo di numeri, ma di donne e uomini che appartengono alle nostre comunità. I dati ci aiutano a capire, ma non bastano da soli. Ci chiedono di andare oltre una lettura superficiale, oltre l’analisi sociologica. In gioco c’è la vita di chi resta ai margini ed è spesso invisibile. Tra le pieghe di una realtà segnata da contraddizioni e fragilità, si fa spazio un appello alla comunità tutta, interpellata in profondità nella sua vocazione alla corresponsabilità. Scegliamo di stare sulle soglie, di abitarle, di prenderci cura, di favorire processi che non si fermino all’emergenza, ma aprano strade di cambiamento possibile. È questa la nostra responsabilità, ma anche la nostra speranza».

Redazione Greenreport

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