
I giorni di ondate di calore marine estreme sono triplicati rispetto a 80 anni fa

Il riscaldamento globale ha triplicato i giorni in cui gli oceani subiscono ondate estreme di calore superficiale, distruggendo così ecosistemi essenziali come le foreste di alghe e le barriere coralline. L’allarmante dato emerge da uno studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) e realizzato da un team di ricercatori dell’International space science institute (Issi) e dell'Universita' delle Isole Baleari.
Le ondate di calore, sottolinea l’indagine, non solo sono diventate più frequenti, ma anche più intense: 1° C in più in media, ma molto più calde in alcune zone, hanno affermato gli scienziati. La ricerca rappresenta la prima valutazione completa dell'impatto della crisi climatica sulle ondate di calore negli oceani e rivela profondi cambiamenti indotti dalle attività umane. Gli oceani più caldi assorbono anche meno emissioni di anidride carbonica, che stanno facendo aumentare le temperature, il che crea un drammatico circolo vizioso.
«Qui nel Mediterraneo, abbiamo ondate di calore marine che raggiungono temperature di 5° C superiori», ha affermato la dott.ssa Marta Marcos che ha guidato lo studio. Oltre a devastare gli ecosistemi sottomarini come le praterie di fanerogame marine, Marcos ha evidenziato un altro fattore di cui bisogna tener conto: «Gli oceani più caldi forniscono più energia alle forti tempeste che colpiscono le persone sulla costa e nell'entroterra». Un esempio disastroso sono state le intense piogge che hanno causato inondazioni catastrofiche in Libia nel 2023, uccidendo 11.000 persone.
La probabilità di inondazioni è stata aumentata fino a 50 volte dal riscaldamento globale, che ha portato a un aumento delle temperature nel Mediterraneo di fino a 5,5° C. Ciò ha portato a un aumento del vapore acqueo e quindi a una maggiore quantità di pioggia. «L'unica soluzione è ridurre la combustione dei combustibili fossili. È una relazione molto chiara», ha affermato Marcos. «Oltre il 90 per cento del calore in eccesso intrappolato dalle emissioni di gas serra è immagazzinato nell'oceano. Se si smette di riscaldare l'atmosfera, si smetterà di riscaldare anche l'oceano».
Lo studio ha costruito un modello delle temperature della superficie del mare dal 1940. I ricercatori prima hanno valutato quale sarebbe stata l'evoluzione senza il riscaldamento globale. Hanno poi confrontato i dati con le misurazioni effettive degli oceani per mostrare come il riscaldamento globale abbia fatto aumentare le temperature. Si sono concentrati sulle ondate di calore estive, perché raggiungono le temperature più elevate e sono quindi le più dannose. L'analisi ha rivelato che negli anni '40 si registravano circa 15 giorni di caldo estremo all'anno sulla superficie oceanica, ma la cifra è salita a una media globale di quasi 50 giorni all'anno. Alcune regioni, tra cui l'Oceano Indiano, l'Atlantico tropicale e il Pacifico occidentale, registrano 80 giorni di ondate di calore all'anno, ovvero un giorno su cinque. I mari tropicali sono già caldi, quindi il calore aggiuntivo tende ad aumentare la durata delle ondate di calore. Nei mari più freddi, il calore aggiuntivo può anche aumentarne l'intensità, come si è visto nel Mar Mediterraneo e nel Mare del Nord.
