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Il 77% delle nuove assunzioni nel settore elettronico ed elettrotecnico ha richiesto competenze green

Il dato, relativo al mercato occupazionale italiano con focus sul 2023, emerge da uno studio di Teha e Anie Confindustria, che propone un piano d’azione per colmare il gap di competenze oggi presente nel nostro Paese. Il ruolo dell’intelligenza artificiale, «un alleato da 312 miliardi di euro»
 |  Educazione e formazione

L’accelerazione della digitalizzazione, della decarbonizzazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici stanno rivoluzionando il mercato del lavoro. Secondo le stime, tra il 2025 e il 2030 questi tre macrotrend genereranno 18,5 milioni di posti di lavoro aggiuntivi netti su scala globale, determinando altresì la scomparsa di professioni tradizionali. In Italia il 77% delle nuove assunzioni nel settore elettronico ed elettrotecnico ha richiesto competenze green nel 2023, contro una media nazionale del 35%. Con una visione più ampia sul mercato del lavoro il gap tende ad allargarsi: secondo un rapporto redatto da LinkedIn, tra il 2018 e il 2023 le offerte di lavoro che richiedono competenze green sono aumentate a un tasso annuo del 9,2%, mentre la crescita dei lavoratori con competenze allineate si è fermata al 5,4%.

A evidenziare tutti questi dati è uno studio realizzato da The European House – Ambrosetti con Anie Confindustria e il contributo del Research department di Intesa Sanpaolo. Il titolo è “Verso una nuova competitività industriale europea: il ruolo strategico dell’Elettrotecnica e dell’Elettronica” e rappresenta un’analisi completa che richiama all’urgenza di un’azione sistemica per rafforzare il tessuto produttivo nazionale. Al culmine della doppia transizione green e digitale, viene sottolineato nel documento ricco di cifre e tabelle, l’industria italiana si trova di fronte a una sfida cruciale: disporre delle competenze giuste per non perdere competitività.

Si è parlato in apertura delle competenze green, ma anche le digital skill, viene sottolineato, sono fondamentali per affrontare la doppia transizione in cui è impegnato il nostro Paese. Eppure, solo il 49% degli italiani possiede competenze digitali di base, contro una media Ocse del 71%. Gravi criticità anche nelle discipline Stem: solo 18,5 laureati ogni 1.000 giovani tra 20 e 29 anni (media Ue: 19,9%; Francia: 35,3%; Irlanda: 40,1%). La formazione continua è un altro tallone d’Achille per l’Italia: nel 2022 solo il 10% della popolazione in età lavorativa ha ricevuto un aggiornamento professionale (media Ue: 13%; Svezia: 35%).

Secondo l’indagine condotta da Teha Group e il Servizio studi di Anie su un campione rappresentativo di aziende associate, la difficoltà di reperire figure professionali qualificate rappresenta oggi uno dei principali freni allo sviluppo del settore elettrotecnico ed elettronico. Il 75% delle imprese segnala una carenza significativa di competenze tecniche e specialistiche, in particolare per tecnici e operai specializzati, che nel 2023 hanno rappresentato l’85% delle nuove assunzioni previste. A mancare non è solo la quantità di candidati, ma spesso anche la qualità e l’adeguatezza dei profili disponibili. Le conseguenze sono concrete: il 69% delle imprese ha dovuto rallentare o sospendere progetti strategici; il 29% ha subito la perdita di opportunità di mercato. Da segnalare anche che il 64% delle imprese teme per il futuro una crescente difficoltà nel trattenere i talenti. Il problema non è temporaneo: dal 2017 al 2023 le posizioni con difficoltà di reperimento sono passate dal 37% al 58%. Questo trend rischia di diventare strutturale se non si interviene con politiche mirate su formazione, orientamento e valorizzazione del lavoro tecnico.

In questo quadro a tinte fosche emerge il ruolo che possono giocare e in particolare l’intelligenza artificiale, definita dagli autori dello studio «un alleato da 312 miliardi». L’AI generativa, si legge, non è solo una tecnologia emergente, ma un vero acceleratore di produttività e trasformazione delle competenze. Lungi dal sostituire l’uomo, scrivono gli autori dell’analisi, l’AI diventerà una leva strategica per liberare tempo, riorganizzare il lavoro e richiedere nuovi profili professionali, capaci di gestire, interpretare e co-progettare con l’intelligenza artificiale. Secondo il modello Teha, l’adozione diffusa dell’AI generativa potrebbe liberare fino a 5,7 miliardi di ore di lavoro annue a parità di valore aggiunto prodotto. Allo stesso tempo, mantenendo invariato il numero di ore lavorate, il suo impatto sulla produttività a livello nazionale potrebbe generare fino a 312 miliardi di euro di valore aggiunto annuo - una cifra pari al Pil della Lombardia. Nonostante l’impatto potenziale, l’81% delle aziende Anie non teme una perdita di posti di lavoro, ma riconosce che il modo di lavorare cambierà profondamente. E la capacità di interagire con l’AI diventerà una competenza trasversale essenziale.

Allargando lo sguardo e affrontando la questione su come affrontare in modo strutturale il mismatch tra domanda e offerta di competenze, Anie nello Studio strategico e di scenario propone un piano d’azione articolato su più livelli, risultato di focus group di confronto tra le aziende del settore. Tra le priorità: valorizzare le professioni tecniche e industriali con campagne nazionali rivolte a studenti, famiglie e docenti; promuovere percorsi formativi integrati (Its, Ifts, università) centrati sulle tecnologie abilitanti le transizioni green e digitale; attivare tavoli di confronto multistakeholder per definire standard formativi professionali aggiornati. Fondamentale anche adottare un approccio di filiera alla formazione, incentivando progetti di upskilling e reskilling lungo le catene del valore, con il supporto di “formatori di filiera” dedicati soprattutto alle Pmi. Infine, Anie sottolinea l’importanza di stringere partnership internazionali per attrarre e formare talenti anche tramite hub esteri dedicati.

Redazione Greenreport

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