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Ma la crisi climatica mette a rischio la quasi totalità della produzione vitivinicola italiana

Vini bio e da aree protette, Legambiente porta la sostenibilità sul palco di Vinitaly

Ciafani: «Il vino biologico made in Italy attualmente rappresenta il 19% dell’esportazione globale di agroalimentare bio»
 |  Enogastronomia moda turismo

A Vinitaly, lo storico salone internazionale del vino che si è chiuso ieri a Verona, Legambiente ha portato all’attenzione del pubblico la 32esima edizione della rassegna-degustazione nazionale dei vini biologici e biodinamici e la 6a dedicata i vini dei Parchi e delle aree protette.

«Avere l’opportunità di raccontare nell’ambito di una manifestazione di rilievo internazionale come Vinitaly le rassegne-degustazioni nazionali di Legambiente – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale del Cigno verde – è sempre un grande orgoglio. La nostra associazione ha l’ambizione di poter affermare di aver contribuito a inclinare il piano delle produzioni vitivinicole a favore della sostenibilità. Le prime edizioni ci narravano come visionari. Oggi, questo tipo di produzione è diventata un must sui mercati nazionali e internazionali».

Negli anni, la sostenibilità in fatto di vino è diventata un potente vettore di sviluppo (sostenibile) per il settore: «Il vino biologico made in Italy – aggiunge Ciafani – attualmente rappresenta il 19% dell’esportazione globale di agroalimentare bio. Consorzi come Franciacorta e Vino nobile di Montepulciano hanno raggiunto rispettivamente il 55,6% e il 52% di produzione bio e l’eccellenza di Bio Cantina Orsogna 100% bio».

Si tratta di risultati che invitano a riflettere sulla sostenibilità dell’intera filiera vitivinicola, in un momento storico in cui la crisi climatica in corso mette a rischio la possibilità di continuare a fare vino nel nostro Paese.

Un recentissimo quanto autorevole studio pubblicato in Francia, da centri di ricerca come il Cnrs, le Università di Bordeaux e di Borgogna e l’Istituto nazionale di ricerca per l’agricoltura, documenta che con un riscaldamento globale a +2°C al 2100, il 90% delle aree vitivinicole costiere e pianeggianti di Spagna, Italia, Grecia e California non produrrà più vino di qualità economicamente sostenibile.

Una realtà che richiama all’urgente necessità di tagliare rapidamente quanto drasticamente le emissioni di gas serra legate all’uso dei combustibili fossili, e al contempo alla necessità di re-indirizzare la filiera del vino verso metodi produttivi più sostenibili.

«Valorizzare le migliori etichette biologiche e biodinamiche d’Italia – osserva Angelo Gentili, responsabile agricoltura di Legambiente – significa dare spazio e visibilità a un vino buono, pulito e giusto, in grado di tenere saldamente insieme il valore dell’identità territoriale delle denominazioni d’origine a quello della sostenibilità del biologico, fondamentale per la tutela della fertilità del suolo, della biodiversità e per il contrasto al cambiamento climatico».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.