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Anche oggi cozze in tavola. L’Abbate: a Taranto rispettano i parametri di legge

La mitilicoltura tarantina vive un delicato equilibrio, sono necessarie bonifiche ambientali come prevenzione, e azioni su scala globale e locale di adattamento e mitigazione al cambiamento climatico
 |  Enogastronomia moda turismo

 

Nel Mar Piccolo di Taranto la mitilicoltura è l’economia locale basilare, ma è anche un laboratorio a cielo aperto dove scienza, salute pubblica e resilienza climatica si intrecciano ogni giorno, per salvaguardare appunto una tradizione della nostra terra: le cozze tarantine. 

I due seni del bacino, separati dal ponte girevole e in comunicazione con il Mar Grande, ospitano da decenni i filari di Mytilus galloprovincialis, e ogni giorno si effettua un'ampia attività di monitoraggio su inquinanti specifici, come le conosciute diossine (PCDD/F) e PCB, che sappiamo essere molto pericolose: sono lipofile, si accumulano nel nostro organismo. Questi contaminanti sono purtroppo storicamente legati alle pressioni industriali dell’area; studi pluriennali dell’Istituto superiore di sanità riportano le concentrazioni di questi contaminanti nei mitili coltivati nel Primo Seno, modulati dalla temperatura e da fattori meteo-marini, e si riscontra che le criticità ci sono per gli esemplari adulti. 

Per questo, per governare il rischio, la Regione Puglia ha imposto da anni ordinanze restrittive: nel Primo Seno restano vietati prelievo e movimentazione dei mitili destinati alla vendita; è consentita solo la captazione del seme e lo spostamento del novellame in aree idonee entro fine inverno previa conformità ai controlli ufficiali su diossine e PCB (con sequestro e distruzione in caso di superamenti o mancato trasferimento entro i termini). Tali misure sono state prorogate nel 2024 per ulteriori 36 mesi, confermando un regime di prevenzione molto stringente. 

Parallelamente, per motivi sia sanitari (ridurre il bioaccumulo trasferendo i lotti in acque meno impattate) sia zootecnici (stress termico estivo nel Mar Piccolo), negli anni si è fatto ricorso allo spostamento verso il Mar Grande. Già nel 2012 si prevedevano trasferimenti temporanei degli impianti, ora più che mai necessari anche per un secondo fenomeno, per salvare le produzioni dalle ondate di caldo. Sono in corso studi e sperimentazioni per valutare i tassi di decontaminazione dopo il trasferimento dal Primo Seno al Mar Grande, per capire come intervenire sulla pratica e migliorarla nel tempo. Vi è uno studio del 2024 che determina la qualità microbiologica e nutrizionale e il contenuto di PCB su mitili allevati a due diverse profondità (superficie e fondo: 12 m) in un sistema di acquacoltura multitrofica integrata (IMTA) realizzato appunto nel Golfo di Taranto.

Le cozze sono risultate di buona qualità dal punto di vista microbiologico e nutrizionale. Gli indicatori di inquinamento microbico e i PCB target erano al di sotto del limite stabilito dalla legislazione europea. Tuttavia, si ribadisce la necessita di superare il fenomeno delle "ondate di calore", che porta ad un'elevata mortalità di mitili, ecco il vero problema.

Tornando a noi, per l’ASL di Taranto le cozze rispettano i parametri di legge. La stessa ASL ricorda che la captazione del seme, l’allevamento del novellame e il suo spostamento restano consentiti solo se accompagnati da esiti analitici conformi e nei termini fissati ogni anno. Ma perché parliamo delle cozze di Taranto? Perché nelle ultime ore la discussione è esplosa, per le dichiarazioni del giornalista Enzo Magistà, ma tutto è rientrato; le nostre cozze sono ottime, comunque ringrazio l’ex direttore di Telenorba perché ha acceso il faro su un settore che necessita di supporto e attenzione, da parte del Governo centrale.  

La mitilicoltura tarantina vive un delicato equilibrio, sono necessarie bonifiche ambientali come prevenzione, e azioni su scala globale e locale di adattamento e mitigazione al cambiamento climatico. La scienza indica la strada e le ordinanze ne traducono la prudenza, poi ci sono i controlli di qualità certo possiamo assicurare tutti possiamo mangiarle, ma fino a quando? Resta la necessità di rispettare le leggi della natura, gli equilibri dell'ecosistema, non compromettere la resilienza del mar piccolo, ma se i mitili muoiono significa che è già compromessa, la temperatura è troppo elevata.  

Le cozze tarantine sono molto meglio di alcuni cibi convenzionati che contengono conservanti, microplastiche o i pericolosi PFAS, ci sono colli di bottiglia politici che ostacolano il potenziale del settore, causati dalla mancata risposta alle esigenze dei produttori. Strategie di sviluppo sostenibile sono essenziali per affrontare queste sfide e garantire il futuro dell'industria molluschicoltura italiana e tarantina.

 

Patty L'Abbate

Patty L'Abbate è attualmente Vicepresidente della Commissione permanente, Ambiente, Territorio e lavori Pubblici della Camera dei Deputati (XIX). Nella scorsa legislatura (XVIII) è stata Senatrice della Repubblica, membro della Commissione Ambiente. È professore di Economia Ecologica e Management alla Magistrale di Economia presso il Dipartimento di Management, Finanza e Tecnologia dell’Università LUM Jean Monnet, Bari e possiede l’abilitazione Scientifica Nazionale di Professore di Fascia II S.S.D. SECS-P/13 in Scienze merceologiche.