
Non mangiate carne di balena, fa male alla salute. La denuncia del medico delle isole Fær Øer

Nonostante un divieto di cacciare le balene dell’International whaling commission risalga a 30 anni fa, Giappone, Norvegia, Islanda continuano ad aggirare il bando sulla caccia commerciale alle balene e atri territori autonomi danesi, la Groenlandia e le isole Fær Øer, e il governo russo in Siberia consentono la caccia per il consumo locale che alle Fær Øer si trasforma nella strage iniziatica di globicefali che insanguina il mare della capitale Tórshavn e orripila il mondo.
Seondo Humane society international (Hsi), dal 1986 a oggi la caccia “scientifica” o tradizionale” dei cetacei ha eliminato dalla faccia del pianeta almeno 40.000 balene e la loro carne viene consumata e addirittura venduta nei supermercati.
Al prossimo summit dell’Iwc che inizia il 20 ottobre in Slovenia, le associazioni ambientaliste si batteranno nuovamente perché il Giappone abbandoni la farsa della “caccia scientifica” e la smetta con la caccia costiera ai delfini. Kity Block, la vice residente dell’Hsi, dice che «Queste scappatoie continuano ad essere sfruttate anche dall’Islanda e dalla Norvegia per uccidere le balene a scopo di lucro. Il mondo ha in gran parte abbandonato l’uccisione delle balene e ora la maggior parte del lavoro dell’Iwc riguarda giustamente la protezione delle balene, quindi si aspetta da tempo che questi i tre Paesi si uniscano al resto della comunità internazionale nella protezione e conservazione di questi animali maestosi».
Un aiuto inaspettato potrebbe venire proprio dalle remote isole Fær Øer: Whale and dolphin conservation ha reso noto che Pal Weihe , responsabile del Dipartimento di medicina del lavoro e salute pubblica dell’arcipelago associato alla Danimarca, ha contraddetto il parere del governo autonomo di Tórshavn e ha ribadito il suo monito agli isolani a non mangiare carne di cetacei.
E’ noto che nei cetacei si accumulano alti livelli di sostanze inquinanti come il mercurio, PCB i bifenili policlorurati (Pcb) e i composti perfluorurati (Pcf) che poi passano direttamente a chi si ciba della loro carne.
Dal 1984, Weihe ha studiato gli effetti del consumo di carne di globicefali su più di 2.300 bambini delle Fær Øer e sulle loro madri e ha concluso che «I contaminanti nella carne di e nel grasso dei cetacei aumentano il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson, l’ipertensione, l’arteriosclerosi e anche le carenze cognitive nei bambini con l’esposizione prenatale al metilmercurio».
Nel 2011 il governo delle Fær Øer sostenne che un adulto dovrebbe mangiare un padsto a base di carne e grasso di globicfali al mese, ma Weihe ribatte che «I medici delle isole Fær Øer raccomandano a tutti di non mangiare carne di globicefal».
Negli ultimi anni nelle Fær Øer sono stati uccisi barbaramente migliaia di globicefali che vengono circondati dalle barche e spinti a riva, dove vengono arpinati con ganci metallici direttamente negli sfiatatoi, tirati in secca e squartati a coltellate. Ripetendo così un sanguinario rito di iniziazione dei giovani maschi delle Fær Øer . Una mattanza che non risparmia nemmeno altre specie di odontoceti, come i tursiopi, i lagenorinchi acuti e i rari iperodonti settentrionali, anche loro macellati per finire sulle tavole isolane.
Weihe non sembra aver niente contro la “tradizione” anacronistica della sua gente, passata dalla povertà che la giustificavba a una ricchezza invidiabile che la rende intollerabile, ma avverte «L’inquinamento silenzioso degli oceani finirà un giorno fino sulla tavola da pranzo in alcune comunità e i nostri bambini ne stanno pagando il prezzo».
Insomma il sanguinario rito iniziatico delle Fær Øer rischia fa crescere giovani malati
