
Alle Hawai’i si pescano più tonni grazie alla grande Area marina protetta di Papahānaumokuākea

Secondo lo studio “Spillover benefits from the world’s largest fully protected MPA”, pubblicato su Science da Sarah Medoff e John Lynham dell’università delle Hawai’i - Mānoa e da Jennifer Raynor dell’università del Wisconsin – Madison, «Le no-fishing zones individuate con cura possono aiutare a ripristinare i tonni e altre grandi e iconiche specie di pesci».
All’ateneo hawaiano ricordano che «E’ risaputo che le no-fishing zones possono avvantaggiare la vita marina sedentaria, come i coralli o l'aragosta. Tuttavia, fino ad ora, si presumeva che nessuna area marina protetta potesse essere sufficientemente grande da proteggere le specie che percorrono lunghe distanze, come i tonni. Questa ripresa è una buona notizia per l'ambiente e l'industria globale della pesca del tonno, che genera 40 miliardi di dollari di entrate ogni anno e sostiene milioni di posti di lavoro in tutto il mondo».
Lynham, che insegna economia al College of Social Sciences di Mānoa, sottolinea che « Dimostriamo per la prima volta che una zona vietata alla pesca può portare al recupero e alla diffusione di una specie migratoria come il tonno obeso» che nelle Hawai’i viene chiamato ʻAhi (Thunnus obesus) e benefici ancora maggiori ci sono stati anche per gli stock di tonno pinna gialla (Thunnus albacares).
Utilizzando i dati raccolti a bordo dei pescherecci da osservatori scientifici, lo studio finanziato dalla National Oceanic and Atmospheric Administration e dalla National Science Foundation ha rilevato che la più grande no-fishing zone del mondo, il Papahānaumokuākea Marine National Monument, «Ha fatto aumentare del 54% il tasso di cattura del tonno pinna gialla nelle acque vicine. I tassi di cattura del tonno obeso sono aumentati del 12%; i tassi di cattura per tutte le specie ittiche messe insieme sono aumentati dell'8%».
A parte il loro significato economico, il tonno pinna gialla e il tonno obeso hanno da sempre occupato un posto centrale nella cultura e nella dieta delle Hawaii. La Medoff, ricercatrice alla School of Ocean and Earth Science and Technology dell’UH Mānoa, sottolinea che «Essendo nata e cresciuta alle Hawaii, so quanto qui per la comunità sia importante l’ʻahi. Non è solo qualcosa da mangiare nei ristoranti di sushi alla moda, è il punto focale di riunioni di famiglia, matrimoni, compleanni, cerimonie di laurea e feste di Capodanno. E’ rassicurante sapere che il Monument sta proteggendo questa risorsa per i miei figli e per le generazioni future».
L’estensione di questa no-fishing zone - 1.510.000 km2 quasi 5 volte l’Italia - e l'apparente comportamento di “ritorno a casa” di alcune specie di tonno presenti nella regione oceanica, hanno probabilmente svolto un ruolo negli effetti positivi osservati.
La Raynor, del Department of forest and wildlife ecology dell’università del Wisconsin – Madison, spiega che «Negli ultimi 30 anni, abbiamo appreso che i tonni non si avventurano così lontano da casa come pensavamo una volta. Le isole Hawai’i sono una nursery per i piccoli dei tonni pinna gialla e abbiamo scoperto che molti di questi pesci rimangono nella regione».
Il Papahānaumokuākea Marine National Monument è stato creato nel 2006 e ampliato nel 2016 per proteggere le risorse biologiche e culturali, non specificamente per generare benefici per la pesca al tonno a locale. L'area è considerata sacra dai nativi hawaiani e il Monument è co-gestito dai nativi hawaiani, dallo stato delle Hawai’i e dal governo federale Usa. E Lynham commenta: «E’ importante sottolineare che questa area protetta non è stata creata con l'intenzione di proteggere il tonno. Questo beneficio per i pesci è stato un felice incidente dell'intento iniziale, che era quello di proteggere la biodiversità e le aree culturalmente importanti».
Le aree marine protette sono viste come uno strumento vitale per salvaguardare gli oceanil’Unione europea punta a proteggere il 30% dei suoi mari e oceani (il 10% con no-fishing zones) entro il 2030 e altrettanto dovrebbe decidere la 15esima Conferenza delle parti della Convention on biological diversity (Cop15 CBD) che si terrò a Montreal a dicembre.
Kekuewa Kikiloi, dell’UH Mānoa Kamakakūokalani Center for Hawaiian Studies, che non è stato coinvolto nello studio, ha concluso: «Questa ricerca di Medoff et al. riafferma il valore delle aree marine protette su larga scala nel Pacifico. Le protezioni per Papahānaumokuākea per le quali si sono battuti i nativi hawaiani e da altri stakeholders e parti interessate servono a beneficio di tutti, compresi gli interessi della pesca».
