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Gli effetti del cambiamento climatico colpiscono gli ecosistemi marini a ondate

Nel Mediterraneo alte probabilità di eventi di riscaldamento eccezionali e “sorprese ecologiche”. La vita marina ha già subito sostanziali cambiamenti legati al clima
 |  Natura e biodiversità

Lo studio “Smooth and Spiky: The Importance of Variability in Marine Climate Change Ecology”, pubblicato su Annual Review of Ecology, Evolution, and Systematics da Jon Witman della Brown University, Andrew Pershing di Climate Central e John Bruno dell’University of North Carolina -  Chapel Hill, propone un nuovo approccio per esaminare gli effetti del cambiamento climatico sugli ecosistemi marini che può fornire una comprensione più accurata delle risposte al cambiamento climatico  e previsioni per le conseguenze future.

Secondo i ricercatori, lo studio «Evidenzia l’interazione tra la tendenza del riscaldamento climatico e le fluttuazioni della temperatura locale. Queste due proprietà causano il verificarsi di eventi atipicamente caldi, come le ondate di caldo marino, con frequenza e magnitudo crescenti».

Per Witman, professore di biologia alla Brown University, «L’interazione tra il clima in costante riscaldamento e i picchi delle temperature locali tende a essere sottovalutata. Gli studi sui cambiamenti climatici spesso si concentrano sulla tendenza del riscaldamento globale. Ma anche gli organismi nell’oceano subiscono fluttuazioni di temperatura, e questo è meno studiato e quindi meno compreso. Quello che stiamo cercando di fare è aggiungere più realtà agli studi sui cambiamenti climatici oceanici, considerando sia il trend al rialzo e graduale del riscaldamento climatico, sia la variabilità al di sopra di tale trend«.

Lo studio propone un nuovo approccio per comprendere e modellare gli effetti del cambiamento climatico marino, con suggerimenti per la ricerca futura. Witman rvidenzia che il corallo è un esempio che illustra la necessità di un nuovo approccio: «Mentre un organismo come il corallo sta già cercando di adattarsi alla tendenza all’aumento delle temperature, subisce poi un’ondata di caldo, che provoca un ampio e improvviso picco di temperatura. I picchi di temperatura tendono a portare allo sbiancamento dei coralli, ovvero quando i coralli metabolicamente stressati espellono le alghe microscopiche benefiche che vivono al loro interno e diventano bianchi. Se la temperatura rimane alta e le alghe non riescono a ritornare al corallo ospite, il corallo sbiancato morirà».

Witman ha ricordato «Le ondate di caldo nel Mediterraneo che hanno portato ad un aumento dello sbiancamento dei coralli e alla morte dei coralli e delle gorgonie. Eventi estremi come le ondate di caldo possono alterare o danneggiare gli ecosistemi marini in modi che li rendono più vulnerabili sia ai cambiamenti climatici progressivi che alle prossime fluttuazioni della temperatura. Un modello più realistico potrebbe aiutare gli scienziati a identificare meglio le aree in cui è più probabile che i coralli muoiano in un evento estremo, lasciando a rischio nel tempo gli organismi che dipendono dai coralli». In altri casi, la variabilità della temperatura può portare ad una risposta opposta nell’organismo colpito: la capacità di acclimatarsi o adattarsi alle temperature estreme, a seconda della loro frequenza e intensità. Witman. Spiega che «Queste risposte a eventi variabili come le ondate di calore si aggravano e sono aggravate dagli effetti causati dall’aumento rapido e costante delle temperature oceaniche»

Nel loro studio, Bruno, Pershing e Witman hanno analizzato come gli organismi e le comunità si adattano o si adeguano sia a trend regolari che a cambiamenti variabili, poi hanno esaminato i processi che influenzano la velocità con la quale le comunità marine si adattano ai cambiamenti nel loro ambiente fisico, così come quei processi che potrebbero ostacolare l’adattamento o l’acclimatazione. I ricercatori hanno sottolineato che «Tutti questi fattori illustrano perché è fondamentale considerare entrambi i tipi di cambiamento quando si studia il clima marino».

Witman spiega ancora: «Se studiamo solo il modo in cui gli organismi rispondono al trend regolare, perdiamo tutta la variabilità che sta guidando il cambiamento ecologico- Non è solo una questione di peggioramento dello stress fisiologico nel tempo, ci sono anche eventi variabili che hanno i loro effetti a catena».

Nello studio, i ricercatori hanno creato un modello globale che mostra la variabilità della temperatura rispetto al trend, evidenziando le regioni in cui è probabile che le temperature estreme abbiano effetti particolarmente deleteri e le notizie non sono buone: «Nelle aree del Golfo del Maine, del Mar dei Caraibi e del Mar Mediterraneo, ci sono alte probabilità di eventi di riscaldamento eccezionali e “sorprese ecologiche”. La ricerca mostra che le specie fondamentali di queste regioni, come alghe e coralli, hanno già subito sostanziali cambiamenti legati al clima».

Witman conclude: «Queste aree, in particolare, meritano indagini per migliorare la nostra comprensione di ciò che accadrà in futuro, così come la nostra concezione di ciò che chiamiamo “il nuovo oceano"».

Redazione Greenreport

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