Skip to main content

Audizione del presidente Ispra, Stefano Laporta, in commissione parlamentare d’inchiesta su dissesto idrogeologico e terremoti

Il 94% dei Comuni a rischio frane, alluvioni o erosione costiera. «Serve una legge sul consumo di suolo»

Il poco invidiabile primato dell’Italia in Europa. Le regioni più esposte sono Emilia Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia e Liguria
 |  Prevenzione rischi naturali

L’Italia è il Paese dell’Unione europea a più alto rischio idrogeologico e sismico. Circa il 94% dei Comuni devono mettere in conto di dover affrontare situazioni connesse con alluvioni, frane ed erosione costiera. Emilia Romagna, Toscana, Campania, Veneto, Lombardia e Liguria sono le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio, ma sono veramente una minoranza esigua i territori che possono dirsi al sicuro lungo tutta la Penisola.

Il quadro è stato illustrato nel corso dell’audizione in Parlamento del prefetto Stefano Laporta. Con il presidente Ispra è stato avviato pochi giorni fa il ciclo di audizioni della commissione parlamentare di inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico nel nostro Paese. Laporta ha portato in particolare all’attenzione dei parlamentari i dati dell’Istituto che già nel rapporto 2021 mostravano che appunto quasi il 94% dei Comuni italiani è a rischio per frane, alluvioni o erosione costiera: «Il 18,4% del territorio nazionale è classificato a maggiore pericolosità per frane e alluvioni – ha spiegato – 1,3 milioni di nostri concittadini sono a rischio frane, 6,8 milioni di abitanti sono a rischio alluvioni nello scenario di pericolosità idraulica media». Le regioni su cui bisogna mantenere più alta l’attenzione sono quelle citate in apertura e un focus particolare, Laporta, lo ha dedicato all’Emilia Romagna, ricordando che nel maggio 2023 «oltre 80.000 frane hanno interessato il territorio di questa regione a causa di due eventi pluviometrici di eccezionale intensità in rapida successione, cagionando tra l’altro anche danni economici che sono stati stimati dall’amministrazione regionale in 8 miliardi e 600 milioni di euro. Questo ovviamente necessita di costante attenzione, di una costante attività e di una costante necessità anche di risorse economiche che ci consentano di aggiornare i software e quindi aggiornare tutta l’infrastruttura informatica che presiede o che ci aiuta a governare e a gestire queste infrastrutture».

Sempre secondo i dati in possesso dell’Ispra e i precedenti rapporti sulle condizioni di pericolosità da alluvione in Italia e gli indicatori di rischi associati, l’estensione delle aree potenzialmente allagabili rappresenta il 5,4% del territorio nazionale nel caso di scenari di pericolosità e probabilità elevata, raggiungendo il 10% nel caso di pericolosità e probabilità media e il 14% per pericolosità e probabilità bassa. Tra le cause di simili fenomeni, che anche recentemente hanno colpito vasti territori italiani, c’è «l’incremento delle aree urbanizzate che nel nostro Paese è stato piuttosto consistente – ha sottolineato Laporta – soprattutto nel secondo Dopoguerra, che associato spesso all’assenza di una corretta pianificazione territoriale ha portato a un considerevole aumento degli elementi esposti a rischio anche di beni e persone». Le superfici artificiali, infatti, «sono passate dal 2,7% negli Anni 50 al 7,16% del 2023, e il cambiamento climatico sta incidendo sulla variabilità del ciclo idrologico con ricadute su frequenza, persistenza e intensità degli eventi idrometeorologici estremi e sui loro effetti al suolo in termini di alluvioni, frane, colate e detritiche». 

Sono proprio la particolare conformazione della nostra penisola, l’eccessivo consumo di suolo e l’impatto che sta avendo sull’Europa e in particolare sull’area mediterranea il riscaldamento globale che consentono all’Italia di avere un poco invidiabile primato all’interno dell’Ue: «Siamo in un Paese che ha fortissimi elementi di vulnerabilità sotto il profilo del rischio idrogeologico e sismico, il Paese più gravato in Europa da questo tipo di fenomeni, soggetto anche a modificazioni ed evoluzioni anche rispetto al tema dell’impatto dei cambiamenti climatici».

Se sulla conformazione della penisola italiana non possiamo far nulla e se la sfida dei cambiamenti climatici non riguarda solo noi, sul fronte del consumo di suolo possiamo e dobbiamo intervenire. Il messaggio consegnato dal presidente Ispra alla commissione parlamentare d’inchiesta dul rischio idrogeologico e sismico è chiaro: l’Italia deve dotarsi di una legge ad hoc che manca da troppo tempo, una legge che impedisca di continuare come si è fatto in questi ultimi decenni. «Recentissimamente si è arrivati alla definizione di una normativa europea in materia di uso corretto e responsabile del suolo – ha sottolineato Laporta – Il legislatore nazionale più volte nel corso di questi ultimi anni è arrivato a un passo dall’approvare una legge che definisca il quadro a livello nazionale su un uso sostenibile e responsabile di una risorsa così importante come il suolo, anche in questa legislatura ci sono stati dei progetti di legge e ci auguriamo che, anche attraverso l’impulso che potrà dare questa commissione, davvero si riesca ad avere anche nel nostro Paese un quadro di riferimento normativo di livello nazionale».

Simone Collini

Dottore di ricerca in Filosofia e giornalista professionista. Ha lavorato come cronista parlamentare e caposervizio politico al quotidiano l’Unità. Ha scritto per il sito web dell’Agenzia spaziale italiana e per la rivista Global Science. Come esperto in comunicazione politico-istituzionale ha ricoperto il ruolo di portavoce del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel biennio 2017-2018. Consulente per la comunicazione e attività di ufficio stampa anche per l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale, Unisin/Confsal, Ordine degli Architetti di Roma. Ha pubblicato con Castelvecchi il libro “Di sana pianta – L’innovazione e il buon governo”.