Salgono a 19 le persone morte quest’anno in Italia per il virus West Nile
Dall’inizio di quest’anno sono almeno 178 i casi segnalati di West Nile nel nostro Paese, virus che dal 1 gennaio a oggi ha fatto almeno 19 morti, comprendendo i due anziani morti nelle ultime ore a Latina e a Caserta.
Sono principalmente le zanzare a trasmettere il virus West Nile (West Nile Virus, WNV), un virus della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile (da cui prende il nome); i serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare (più frequentemente del genere Culex), le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo.
L’Istituto superiore di sanità (Iss) osserva che in Italia ormai da diversi anni si verificano nel periodo estivo alcune decine di casi di West Nile, (fino ad alcune centinaia negli anni con maggiore incidenza), trasmessi da puntura di zanzara. Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario. La maggior parte delle persone infettate non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi come febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, manifestazioni cutanee. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, mentre nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari.
Negli anziani e nelle persone fragili, ad esempio per malattie pregresse, invece, la sintomatologia può essere più grave. I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 persona su 150) e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale.
La crisi climatica in corso, con l’aumento del caldo e la tropicalizzazione del clima che facilitano la vita ai vettori come le zanzare, sta aumentando il rischio infettivo anche nel nostro Paese. Per difenderci occorre dunque accelerare la transizione ecologica – abbandonando rapidamente i combustibili fossili in favore di fonti rinnovabili, efficienza energetica ed economia circolare – e nel frattempo ridurre l’esposizione ai vettori. Come? Lo spiega direttamente l’Iss:
Come si previene l'esposizione ai vettori
Per il momento il principale strumento preventivo contro la diffusione delle arbovirosi è la riduzione dell’esposizione ai vettori durante il periodo favorevole alla trasmissione.
Per quanto riguarda le zanzare è consigliabile proteggersi dalle punture ed evitare che possano riprodursi facilmente:
- usando repellenti e indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe, quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto
- usando delle zanzariere alle finestre e soggiornando in ambienti climatizzati
- svuotando di frequente i contenitori con acqua stagnante (per esempio, secchi, vasi per fiori e sottovasi, catini, bidoni, ecc.) e coprendo quelli inamovibili
- cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali
- svuotando le piscinette per i bambini quando non sono usate.