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Nel Mediterraneo ondate di calore 4-5 volte più probabili quando coincidono con venti deboli

McAdam (Cmcc): «Le condizioni favorevoli che precedono le ondate di calore marine sono innescate da creste subtropicali persistenti che indeboliscono i forti venti nella zona»
 |  Prevenzione rischi naturali

Negli ultimi decenni, il Mar Mediterraneo si è riscaldato a un ritmo quasi doppio rispetto alla media globale, diventando un hotspot della crisi climatica in corso: un mare più caldo rilascia più vapore acqueo nell’atmosfera, e al contempo la fisica (con la legge di Clausius-Clapeyron) ci spiega che per ogni +1°C di aumento della temperatura, l'atmosfera può contenere circa il +7% di umidità in più. Significa che la probabilità di eventi meteo estremi come le alluvioni aumenta, in un Paese ancora impreparato ad affrontarle.

Ora un nuovo studio guidato dal Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc), appena pubblicato su Nature, offre nuovi indizi su quali sono le dinamiche che sottendono le ondate di calore nel Mare Nostrum. Per condurre la ricerca sono stati analizzati 123 grandi eventi di ondate di calore marine, estesi su oltre 100.000 km² – un’area circa pari a quella del Portogallo – nell’arco di quattro decenni (1982-2022), utilizzando il dataset completo del Cmcc: il principale risultato dell’analisi è che quando una cresta subtropicale e venti deboli si verificano insieme, la probabilità di un’ondata di calore aumenta di 4-5 volte.

Analizzando infatti centinaia di ondate di calore marine identificate grazie a dati satellitari avanzati e a un’analisi di clustering, la ricerca mostra che le creste subtropicali persistenti – intrusioni di aria calda dal continente africano verso l’Europa, spesso chiamate informalmente “anticicloni africani” – hanno effetti ben più significativi dell’aumento delle sole temperature atmosferiche.

Sebbene le creste subtropicali siano frequenti in estate, formandosi ogni circa due giorni, è la loro persistenza a creare le condizioni critiche per la formazione delle ondate di calore marine. All’inizio di questi eventi, le creste diventano stazionarie, interrompendo il normale movimento verso est dei sistemi meteorologici. Quando queste creste si stabiliscono sul bacino del Mediterraneo per cinque giorni consecutivi o più, i venti prevalenti si placano, il mare smette di disperdere calore e le acque superficiali si riscaldano rapidamente.

«Il nostro studio identifica le condizioni favorevoli che precedono le ondate di calore marine e rivela che sono innescate da creste subtropicali persistenti che indeboliscono i forti venti nella zona», spiega Ronan McAdam, ricercatore del Cmcc e co-autore dello studio.

I risultati dimostrano che il 63,3%, 46,4% e 41,3% delle ondate di calore marine nel Mediterraneo occidentale, centrale e orientale rispettivamente si verifica in periodi caratterizzati sia da creste subtropicali sia da condizioni di vento ridotto – una concentrazione notevole considerando che tali condizioni si verificano solo nell’8,6% al 14,6% di tutti i giorni estivi.

Quando le creste subtropicali persistono per diversi giorni, la conseguente diminuzione della velocità del vento causa una riduzione della dispersione di calore dall’oceano verso l’atmosfera. Questa perdita di calore rappresenta oltre il 70% del flusso termico totale nelle regioni colpite, e guida la maggior parte del cambiamento della temperatura marina.

Mentre i mari del Mediterraneo si riscaldano più rapidamente della media globale, sapere con precisione quando un’ondata di calore sta per colpire è essenziale per pensare ad allerta precoce e mitigazione nel bacino. Le scoperte condensate nello studio guidato dal Cmcc gettano dunque le basi per sistemi di previsione più accurati, che potrebbero aiutare a proteggere gli ecosistemi marini e le industrie che ne dipendono da eventi estremi futuri. Ad esempio, nel Golfo del Leone le temperature sottomarine sono aumentate di quasi 7°C in soli due giorni durante gli eventi più estremi, evidenziando la rapidità con cui le ondate di calore marine possono svilupparsi e la necessità di previsioni precise e risposte efficaci.

Redazione Greenreport

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