
La mobilità sostenibile innesta la marcia indietro: l’Italia è tornata al pre-pandemia

La mobilità urbana è ripresa, l’auto è rimasta protagonista degli spostamenti urbani e il tasso di motorizzazione, il più elevato in Ue, ha continuato ad aumentare: in altre parole, nel 2024 l’andamento della mobilità nelle principali città italiane è generalmente tornato alla situazione precedente alla pandemia Covid-19.
È quanto emerge dal nuovo rapporto “MobilitAria 2025”, realizzato da Kyoto Club e dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iia), analizza i dati della mobilità e della qualità dell’aria al 2024 nelle 14 città metropolitane italiane, con uno sguardo sul recepimento della Direttiva europea 2024/2881 sulla qualità dell’aria.
Lo studio fotografa un’Italia urbana in stallo sul fronte della mobilità sostenibile e, in alcuni casi, in regressione, tant’è che il settore è l’unico nel 2024 a contribuire più alla crisi climatica di quanto non facesse nel 1990.
Nel frattempo, l’Italia, come sottolineano i dati del Rapporto 2025, si conferma maglia nera in Europa per decessi prematuri attribuibili agli inquinanti PM2.5, NO₂ e O₃. Secondo i dati Eea del 2022, sono state 48.600 le morti per PM2.5, 9.600 per NO2 e 13.600 morti per O₃ (numeri che collocano il nostro Paese al primo posto nell’Ue27 per PM2.5 e NO2), nonché uno dei paesi europei con il maggior impatto sulla salute associato all’esposizione da questi 3 inquinanti.
«I dati raccolti nel rapporto MobilitAria 2025 confermano che l’inquinamento atmosferico rappresenta una delle minacce per la salute pubblica nelle aree urbane italiane, causando migliaia di morti premature ogni anno – sottolinea Francesco Petracchini dal Cnr – La nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria 2024/2881, fornisce una direzione per le politiche ambientali urbane più incisiva: fissa obiettivi più stringenti, introduce nuovi parametri da monitorare e richiede la riorganizzazione della rete per il monitoraggio, al fine di favorire la comprensione scientifica degli effetti degli inquinanti sulla salute umana e sull’ambiente. In questo quadro come Cnr si ribadisce l’importanza di proseguire con politiche locali e nazionali ambiziose per ridurre le emissioni, in particolare nel settore dei trasporti e del riscaldamento domestico, che restano le principali fonti inquinanti in ambito urbano».
Il quadro resta cupo, ma non mancano segnali incoraggianti. A Bologna, si registra un netto calo del biossido di azoto (NO₂), con una riduzione del 35% in un solo anno (da 43 a 28 µg/m³). È il miglior risultato tra le 14 grandi città analizzate. Altrove, i miglioramenti sono minimi (dal 3% al 20%) e alcune città, come Bari e Venezia, hanno visto un peggioramento (+4%). Cagliari, Napoli e Messina registrano valori invariati. Solo Catania (4 superamenti) e Napoli (1) hanno registrato superamenti orari del NO₂. Per quanto riguarda il PM10, le concentrazioni medie delle città metropolitane restano nei limiti normativi, ma persistono criticità nell’area padana e in alcune città del sud (Catania, Napoli e Cagliari) per il superamento del limite giornaliero del PM10. Il PM2.5 resta sotto la soglia normativa in tutte le città, ma lontano dai valori raccomandati dall’Oms.
Una delle possibili concause dell’assenza di progressi è la crescita record del tasso di motorizzazione: nei grandi centri urbani italiani ci sono dalle 2,5 alle 4 volte più auto rispetto a quanto auspicabile per una mobilità sostenibile. Lo sviluppo delle infrastrutture ciclabili è praticamente fermo, complice l’esaurimento dei fondi del Pnrr, e la Legge di Bilancio 2025 non prevede nuovi fondi per lo sviluppo di metropolitane, tramvie e busvie veloci, né per la mobilità ciclistica e le ciclovie turistiche, con tagli significativi ai fondi esistenti. Al contrario, sono stati stanziati ulteriori 1,5 miliardi di euro per il Ponte sullo Stretto di Messina, portando il totale a oltre 13 miliardi.
«Procedere rapidamente sulla strada della decarbonizzazione, ricorrere a efficienza energetica e fonti rinnovabili, e togliere veicoli inquinanti dalle nostre strade trasformando il modo in cui ci muoviamo è urgente e necessario se vogliamo risolvere l’emergenza sanitaria dell’inquinamento atmosferico e fermare la crisi climatica – commenta Francesco Ferrante, vicepresidente Kyoto club – Occorre investire decisamente in mobilità sostenibile (trasporto pubblico locale e mobilità attiva), non come fa la Regione Piemonte, che invece di rafforzare le misure contro lo smog sta operando per far slittare ulteriormente il blocco dei diesel Euro 5, andando in direzione opposta rispetto alle necessità ambientali e sanitarie».
Che fare, dunque? Alla luce dei dati del Rapporto MobilitAria 2025, Kyoto Club e Cnr-Iia propongono una serie di interventi urgenti per rilanciare la mobilità sostenibile e migliorare la qualità dell’aria nelle città italiane. È necessario un deciso cambio di rotta, a partire da una revisione profonda del Codice della Strada che riconosca il diritto delle città a regolare traffico, velocità e sicurezza, introducendo strumenti efficaci come le “Città 30”, le ZTL dinamiche e una regolazione avanzata degli accessi. Serve una politica nazionale che punti chiaramente al riequilibrio modale, dimezzando l’uso dell’auto privata e investendo sul trasporto pubblico elettrico, sulle reti tranviarie e metropolitane, sulla ciclabilità e sulla mobilità condivisa, oggi frenata da scelte miopi e arretrate. Le città devono essere messe nelle condizioni di adottare misure strutturali, con nuovi fondi per il trasporto pubblico, piani decennali per le infrastrutture su ferro e investimenti stabili per ciclovie e mobilità attiva. Va favorita l’elettrificazione del parco veicolare e potenziata la logistica urbana a basse emissioni. È cruciale infine recepire con coraggio la nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, rafforzando il monitoraggio ambientale, migliorando l’informazione pubblica e promuovendo politiche locali coerenti e coordinate.
