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La Corte dei conti svela il segreto di Pulcinella: il ponte sullo Stretto di Messina non sta in piedi

Il Governo Meloni si dichiara determinato ad andare avanti, ma il buon funzionamento della democrazia impone rispetto tra organi dello Stato
 |  Trasporti e infrastrutture

Lo Stato democratico e le sue complesse istituzioni devono poter collaborare e convivere nel solo ed esclusivo interesse legato alla ricerca del bene comune per la collettività che rappresentano; ogni altra considerazione al di fuori di questa cornice di costituzionale rilevanza, dal nostro punto di vista, deve essere tenuta fuori dal dibattito democratico del Paese.

Il ponte sullo Stretto è stato palcoscenico di lunghi e molto variegati scontri tra le diverse posizioni ed orientamenti sorti spontaneamente nella società civile e che da illo tempore hanno contrassegnato l’iter autorizzatorio, che preclude l’autorizzazione finale per la realizzazione della “mega plurimiliardaria opera” fino a ad arrivare all’odierno scontro tra poteri assai rilevanti dello Stato: la Corte dei Conti e il Governo pro-tempore.

Infatti, i magistrati contabili hanno bocciato (testualmente bocciato!) la decisione del Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) dell’agosto scorso che, come ricordiamo, aveva approvato il progetto definitivo dell'opera; ovviamente, l'esecutivo è determinato ad andare avanti e dopo il no pronunciato dalla Corte, la reazione è arrivata immediata, sguaiata e molto al di sopra dalle righe che la democrazia parlamentare obbliga a mantenere.

La premier ha difatti affermato che si tratta “dell'ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del Governo e del Parlamento".

Non di meno potevano mancare i toni roboanti del ministro (e vicepremier) Matteo Salvini, che senza mezzi termini accusa la Corte di aver operato "una scelta politica e una grave danno per il Paese" e ha anche affermato l’intenzione perentoria di "andremo avanti". L'altro vicepremier, il ministro degli Esteri Antonio Tajani – che non vuole essere da meno – si è proclamato "esterrefatto” e aggiunge: "non è ammissibile che in un Paese democratico la magistratura contabile decida quali siano le opere strategiche da realizzare".

Sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati contabili – che comunque, ricordiamo, entro trenta giorni dovranno motivare il diniego di registrazione – potrebbero esserci la certezza delle coperture economiche che riguardano l’intero progetto oltre alla concreta affidabilità degli studi sulle stime di traffico marittimo che interessano ed interesseranno lo Stretto di Messina; la conformità alle vigenti normative ambientali e antisismiche e la compatibilità con le regole europee sui costi; infine, una domanda (legittima) che sorge spontanea. Può il Cipess, organo “politico” tout court gestire autonomamente una delibera così complessa e che ricadrà in larga parte sulle future generazioni?

Dal nostro punto di vista, questa opportunità offerta dalla Corte dei Conti potrebbe (e dovrebbe) essere sfruttata al meglio per approfondire gli aspetti tecnici e scientifici che presentano ancora più ombre che certezze, dovute forse alla fretta di procedere, tentando di camuffarle con edulcorazioni non sempre in linea con la rigida ortodossia che la scienza e la tecnologia richiedono.

Tuonare e lanciare improperi ad organi dello Stato, colpevoli solo di esercitare legittimamente ed in piena trasparenza le funzioni proprie che la Costituzione affida loro, potrebbe essere interpretata come una sorta di intimidazione – tanto arrogante quanto maldestra – che ottiene il solo scopo di far riflettere i cittadini. In molti casi potranno essere aiutati a capire, a quanti si sono fidati di questo governo, che hanno riposto la loro fiducia nelle mani sbagliate.

Redazione Greenreport

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